Evelyn Franceschi Marini: differenze tra le versioni

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→‎Antichi pittori italiani: Tintoretto e l'effetto drammatico
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*Meno abile colorista del [[Tiziano]], {{NDR|[[Tintoretto]]}} lo superò nell'arditezza del concetto e nella potenza del disegno. Sommo maestro del chiaroscuro e dello scorcio audace, egli fu il vero ''Michelangelo'' della pittura Veneziana. (p. 553)
*Grande ricercatore dell'effetto drammatico e decorativo, il Tintoretto si valse molto della luce viva o dell'ombra oscura, delle grandi masse aeree soleggiate e nuvolose, per dare l'intonazione lieta o triste ai suoi quadri ed accentuarne il sentimento. Figlio del popolo e della natura, nemico del classicismo, egli dipinse le sue scene bibliche sotto un aspetto ''moderno'', e i personaggi sacri sotto il costume dei patrizi o dei popolani Veneziani, ciò che diede una nota viva ai soggetti vecchi. (pp. 557-558)
*Al pari del Bernini, il celebre scultore che lo aveva preceduto, il [[Giambattista Tiepolo|Tiepolo]] fu alquanto artificioso e mirò più all'''effetto'' che al sentimento. Nonostante, egli ebbe il merito di risanare il gusto popolare, viziato dalle tenebrose e manierate produzioni di quasi un secolo di mediocri pittori.<br>Allora, sotto al suo pennello magistrale ed ammaliatore, rifiorì, come per incanto, l'antico smagliante colorito veneziano, lo splendore della forma, il brio e la vastità della composizione, le meraviglie del chiaroscuro e le sublimi arditezze dello scorcio. (p. 578)
*[[Domenichino]] fu profondo nello studio della natura, in ispecie della fisionomia, e del sentimento. Si racconta che egli usava frequentare i mercati, le piazze e tutti i ritrovi pubblici, ovunque si radunava il popolo, per studiare la fisionomia, il gesto, il modo di muoversi e di parlare del volgo; poi, tornato a casa, faceva rapidi schizzi di ciò che gli aveva colpito la fantasia. Così egli si mostrò sempre verace nel rappresentare il sentimento, tanto che un critico, il Bellori<ref>Giovanni Pietro Bellori (1613-1696), scrittore e storico dell'arte.</ref>, disse di lui «che riuscì a delineare gli animi ed a colorire la vita». (p. 600)
*Simile ai Carracci<ref>I pittori Agostino (1557-1602), Annibale (1560-1609) e Ludovico Carracci (1555-1619).</ref>, anche il Domenichino fu un grande colorista e si distinse per l'''impasto'' dei colori e per l'eleganza della forma; egli era lento nel lavoro, perché ricercava sempre la perfezione, il ''finito''.<br>Si narra di lui, che accusato dai frati di una chiesa ove dipingeva, di perdere il tempo stando per delle ore immobile davanti alla pittura, senza toccarla, egli rispose, meravigliato dell'ingiusto rimprovero:<br>–Eppure! Io la sto continuamente dipingendo entro di me!– (p. 601)