Evelyn Franceschi Marini: differenze tra le versioni

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→‎Antichi pittori italiani: Filippino Lippi: superò il padre Filippo
→‎Antichi pittori italiani: Sebastiano del Piombo
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*Il [[Vittore Carpaccio|Carpaccio]] era un pittore finissimo e minuzioso che ricercava l'effetto ed il ''realismo'' nei suoi quadri. Perciò egli rappresentava i personaggi biblici non nel costume orientale del loro tempo, ma vestiti invece nel ricco costume veneziano del quattrocento. (p. 506)
*Se egli {{NDR|Vittore Carpaccio}} non eguagliò il suo maestro Giovanni Bellini nel sentimento e nel disegno, né per vivacità di colore, lo superò forse nell'originalità della composizione e nella forza descrittiva pittorica. (p. 506)
*{{NDR|[[Sebastiano del Piombo]]}} Per ordine del Chigi<ref>Agostino Chigi (1466 – 1520), banchiere senese e mecenate; nel rione Trastevere di Roma fece costruire ed affrescare villa Farnesina.</ref>, egli si mise a lavorare nella Farnesina; e in quella stessa sala terrena ove Raffaello aveva allora terminato di dipingere il ''Trionfo di Galatea'', Sebastiano frescò alcuni paesaggi ed una gigantesca figura di ''Polifemo''.<br>Quel suo stile veneziano, dai ricchi colori, dalla forma perfetta, larga e pastosa, sembrò nuovo e piacque ai Romani, e Sebastiano divenne in breve il pittore di moda, tanto più perché era valente ritrattista. (p. 544)
*[[Domenichino]] fu profondo nello studio della natura, in ispecie della fisionomia, e del sentimento. Si racconta che egli usava frequentare i mercati, le piazze e tutti i ritrovi pubblici, ovunque si radunava il popolo, per studiare la fisionomia, il gesto, il modo di muoversi e di parlare del volgo; poi, tornato a casa, faceva rapidi schizzi di ciò che gli aveva colpito la fantasia. Così egli si mostrò sempre verace nel rappresentare il sentimento, tanto che un critico, il Bellori<ref>Giovanni Pietro Bellori (1613-1696), scrittore e storico dell'arte.</ref>, disse di lui «che riuscì a delineare gli animi ed a colorire la vita». (p. 600)
*Simile ai Carracci<ref>I pittori Agostino (1557-1602), Annibale (1560-1609) e Ludovico Carracci (1555-1619).</ref>, anche il Domenichino fu un grande colorista e si distinse per l'''impasto'' dei colori e per l'eleganza della forma; egli era lento nel lavoro, perché ricercava sempre la perfezione, il ''finito''.<br>Si narra di lui, che accusato dai frati di una chiesa ove dipingeva, di perdere il tempo stando per delle ore immobile davanti alla pittura, senza toccarla, egli rispose, meravigliato dell'ingiusto rimprovero:<br>–Eppure! Io la sto continuamente dipingendo entro di me!– (p. 601)