Evelyn Franceschi Marini: differenze tra le versioni

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→‎Antichi pittori italiani: origine del soprannome "Ghirlandaio"
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*{{NDR|[[Il Sodoma]]}} [...], come artista fu impareggiabile, come uomo era moralmente molto imperfetto! Di umore stravagante e capriccioso, venne soprannominato il «''Mattaccio''». Amante del lusso, del piacere, del dolce far niente, egli campava spensieratamente, senza curarsi dell'indomani e lavorando sul serio solo quando ne veniva costretto dalla necessità, e come dice il Vasari «il suo pennello ballava secondo il suon de' denari». (pp. 362-363)
*{{NDR|Il Sodoma}} Appassionato per gli animali, ne teneva presso di sé di ogni specie, tanto che la sua piccola casa pareva un'«Arca di Noè», piena di «tassi, scoiattoli, {{sic|bertuccie}}, barberi da correre palii, cavallini dell'Elba, ghiandaie, galline nane, tortore indiane ed altri sì fatti animali, quanti gliene potevano venire alle mani»<ref>Vasari. {{NDR|Nota dell'Autrice}}</ref>. Ma tra tutte quelle bestie, la preferita del pittore era un grosso corvo nero, dal becco e dalle zampe gialle, che aveva imparato così bene a pronunziare il nome del padrone, ''Giannantonio'', ed imitare il suo modo di parlare, che, quando questi era fuori e qualcuno picchiava alla porta, il corvo rispondeva per lui, colla medesima sua voce! (p. 363)
*L'opera di [[Andrea del Sarto]] è plasticamente bella e perfetta, ed attira ed incanta l'occhio; ma essa non possiede quel fascino mistico e suggestivo, quel sentimento profondo, quel senso altamente spirituale che distinguono le pitture del divino Leonardo o del Botticelli. Se manca, tuttavia, ad Andrea l'ingenuità soave de' mistici, vi è una umanità e una certa malinconia nelle sue figure che obbliga a pensare. (p. 382)
*[...] a destare la vera e feconda scintilla dell'arte quattrocentista in Venezia giunse il soave pittore {{sic|umbro}} [[Gentile da Fabriano]]<ref>Gentile, pur se attivo in varie regioni italiane, tra cui l'Umbria, la Lombardia, il Veneto, la Toscana e il Lazio, era nato nella marchigiana Fabriano.</ref> il quale dipinse nel palazzo pubblico di Venezia, per ordine del Senato, una grande battaglia navale. Quel bell'affresco andò poi distrutto, forse nel famoso incendio del 1577; ma l'influenza del delicato pittore umbro fu feconda ed ispirò il primo ''vero'' periodo dell'arte Veneta; [...]. (p. 492)
*Il modo di dipingere ad olio, (già praticato, come sappiamo, a Firenze, sul principio del quattrocento, dal grande pittore [[Domenico Veneziano]]) era stato introdotto a Venezia circa la stessa epoca da un certo [[Antonello da Messina]] che l'aveva, alla sua volta, imparato dai Fiamminghi. Si racconta in proposito, che Antonello essendo assai geloso di questa sua nuova arte, non voleva insegnarla ad alcuno; e che, per potergli rapire il prezioso segreto, [[Giovanni Bellini]], travestito da ricco patrizio veneto, si fece ritrarre da lui, e così, durante la posa, riuscì ad imparare il metodo. (pp. 492-493)