Massimo Fini: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Nessun oggetto della modifica
Riga 10:
*Da noi esiste un signore, [[Adriano Sofri]], che è stato condannato a 22 anni di reclusione per l'assassinio sotto casa di un commissario di polizia, dopo nove processi, di cui uno, caso rarissimo in Italia, di revisione, avendo quindi goduto del massimo di garanzie che uno Stato può offrire a un suo cittadino. Eppure Sofri ha scontato solo sette anni di carcere e, senza aver potuto usufruire dei normali benefici di legge, che non scattano dopo solo sette anni su ventidue, è libero da tempo, e scrive sul più importante quotidiano della sinistra, La Repubblica, e sul più venduto settimanale della destra, Panorama, e da quelle colonne lui ci fa quotidianamente la morale ed è onorato e omaggiato dall'intera intellighentia che, ad onta di tutte le sentenze, lo ritiene, a priori e per diritto divino, innocente.<ref>Da ''[http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/01/04/in-difesa-del-brasile/84775/ In difesa del Brasile]'', ''Il Fatto Quotidiano'', 4 gennaio 2011.</ref>
*E chissà se [[Vasco Rossi]], con le parole semplici delle canzoni, non finirà per essere più convincente dei tanti intellettuali che, derisi e vilipesi, da decenni denunciano e annunciano il crepuscolo della Modernità.<ref>Da [http://www.massimofini.it/2008/il-crepuscolo-della-modernita-e-ora-di-fare-un-passo-indietro «Il crepuscolo della modernità. È ora di fare un passo indietro.»], 2008.</ref>
*È vergognoso che ancora oggi si accusi la [[Democrazia Cristiana]] per l'unica occasione in cui, sacrificando il suo leader, dimostrò quel senso dello Stato che sempre le si è rimproverato di non avere. Cosa chiedeva infatti Moro? In quelle lettere lo "statista insigne", l'uomo che aveva governato il Paese per oltre trent'anni, chiedeva che lo Stato sconfessasse i principi su cui si regge, le leggi, le Istituzioni pur di salvargli la pelle.<ref name="Moro">Da ''[http://ribook.it/archivio-editoriali-fini/2009/2/10/ma-quel-di-giulio-difese-lo-stato.html Ma quel dì Giulio difese lo Stato]'', ''L'Indipendente'', 16 dicembre 1995.</ref>
*Eppure la [[guerra]] ha avuto un ruolo determinante nella storia dell'uomo. Sia dal punto di vista politico e sociale che, e forse soprattutto, esistenziale. Soddisfa pulsioni e bisogni profondi, in genere sacrificati nei periodi di pace. La guerra consente di liberare, legittimamente, l'aggressività naturale, e vitale, che è in ciascuno di noi. È evasione dal frustrante tran tran quotidiano, dalla noia, dal senso di inutilità e di vuoto che, soprattutto nelle società opulente, ci prende alla gola. È avventura. La guerra evoca e rafforza la solidarietà di gruppo e di squadra. Ci si sente, e si è, meno soli, in guerra. La guerra attenua le differenze di classe, di ceto, di status economico che perdono importanza. Si è tutti un po' più uguali, in guerra. La guerra, come il servizio militare, l'università, il gioco regolato, ha la qualità del tempo d'attesa, del tempo sospeso, la cui fine non dipende da noi, al quale ci si consegna totalmente e che ci libera da ogni responsabilità personale. La guerra riconduce tutto, a cominciare dai sentimenti, all'essenziale. Ci libera dall'orpello, dal superfluo, dall'inutile. Ci rende tutti, in ogni senso, più magri. La guerra conferisce un enorme valore alla vita. Per la semplice ragione che è la morte a dare valore alla vita. Il rischio concreto, vicino, incombente, della morte rende ogni istante della nostra esistenza, anche il più banale, di un'intensità senza pari. Anche se è doloroso dirlo la guerra è un'occasione irripetibile e inestimabile per imparare ad amare ed apprezzare la vita.<ref>Da ''Elogio della guerra'', Marsilio, 1999.</ref>
*{{NDR|Su [[Giuliano Ferrara]]}} Evidentemente Manzoni quando disegnava l'immortale figura dell'Azzeccagarbugli conosceva già il ciccione.<ref>Citato in [http://www.massimofini.it/articoli/cancellare-la-concussione-il-premier-monti-non-avalli-questa-porcata MassimoFini.it] Da ''Il Fatto Quotidiano'', 20 marzo 2012.</ref>