Marco Malvaldi: differenze tra le versioni

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==Romanzi==
===''A bocce ferme''===
 
====[[Incipit]]====
Ciò che rende veramente belle le feste di [[Natale]] è il fatto che il sei gennaio arriva la befana.<br>Per l'essere umano qualsiasi attività piacevole, se si prolunga, a un certo punto inizia a risultare inconsapevolmente molesta, per poi diventare insopportabile. Tanto più insopportabile quanto più le persone intorno a noi non si rendono conto che la nostra disposizione d'animo è cambiata, e quel particolare stato delle cose che fino a non molto tempo prima ci accarezzava l'animo adesso ci sta scartavetrando la pazienza. Invece, con le feste di Natale, questo problema te lo risolve il calendario; arriva il sei gennaio e via, si ricomincia. <!-- p. 13 -->
 
====Citazioni====
*I confini della [[collaborazione]], si sa, sono un po' come quelli geografici ai tempi delle grandi guerre: difficile andare d'accordo sul punto in cui dovrebbero stare, ma tutti concordi sul fatto che, così come sono, non vanno bene. (p. 32)
*Io sottoscritto Alberto Corradi, nato a Pineta il ventisei gennaio millenovecentoquarantotto, lascio tutto quanto di mia proprietà, inclusi eventuali altri beni mobili, immobili e azionari di cui dovessi venire a disporre nel periodo intercorrente tra la data di questo presente testamento e il mio decesso, a mio figlio Matteo Corradi, nato a Pisa il venti settembre millenovecentoottanta. [...]<br>Niente è dovuto a eventuali parenti che dovessero manifestare o avanzare diritti dopo la mia morte, essendo il detto Matteo Corradi l'unico mio consanguineo ancora in vita. [...]<br>A margine delle mie ultime volontà, desidero rilasciare una confessione. [...] Confesso di aver deliberatamente ucciso il mio padre putativo, Camillo Luraschi, in data diciassette maggio millenovecentosessantotto. Segue in questa e nella seguente pagina una dettagliata descrizione degli avvenimenti relativi al crimine da me commesso. ([[Testamenti dai libri|testamento]] di Alberto Corradi, pp. 46-48)
*Sai, un po' come nell'antica Grecia, che mentre gli schiavi coltivavano i campi i cittadini potevano fare filosofia. Solo che la Grecia ci ha dato [[Socrate]], [[Aristotele]] e [[Talete]], questi {{NDR|gli studenti di estrema sinistra}} ci hanno dato [[Massimo D'Alema|D'Alema]]. (Aldo, p. 53)
*– Perché, ti sembra tanto brutto che l'òmini siano tutti [[Egualitarismo|uguali]]? Sei convinto d'esse' tanto migliore di me?<br>– Dipende da cosa – disse Massimo. – Come sommelier sono sicuramente migliore. Come fermaporta, o come zavorra, sicuramente valgo meno. Diverso non significa necessariamente migliore, e io e lei siamo chiaramente distinguibili. Chi preferirebbe alla guida della sua ambulanza, me o [[Kimi Räikkönen|Räikkönen]]? Se mi vuole dire che siamo tutti diversi l'uno dall'altro, sono d'accordo. Se mi vuole dire che dovremmo essere tutti uguali di fronte alla legge o allo Stato, sono dalla sua parte. Se mi dice che siamo tutti uguali, Pilade, abbia pazienza, col cazzo. (p. 53)
*– Vedi, Ampelio, ci sono tanti modi per far rimanere il popolo immobile – disse Aldo, guardando fuori dalla porta a vetri. – Uno è quello di tenerlo fermo, e si chiama schiavitù. Un altro, molto più subdolo, si chiama [[demagogia]]. Consiste nel convincere ogni singolo essere umano che tutti gli uomini sono uguali ''in tutto''. Alla fine, l'effetto è lo stesso: visto che ognuno fa come gli pare, non si va da nessuna parte. Non c'è una direzione, non c'è coerenza, c'è solo casino. È molto più facile da sconfiggere un esercito in cui ognuno combatte da solo di uno che sta fermo, basta aspettare che comincino a spararsi tra di loro... (p. 54)
*– [[De']] – disse Ampelio.<br>Da queste parti, il monosillabo in questione può avere uno spettro di significati pressoché autocompleto, a seconda di come lo si pronuncia, e riflette il bisogno ancestrale dell'essere umano di dire qualcosa anche quando non c'è veramente bisogno di dire niente. Si può esprimere ammirazione – de' prolungato, in crescendo come tono ma in diminuendo come volume – disapprovazione – de' corto, amaro e che lascia la bocca stretta e storta, come un caffè del distributore automatico – o anche mera accettazione dei fatti, con un de' neutro, pronunciato scuotendo la testa, esattamente come aveva appena fatto Ampelio. (pp. 57-58)
*[...] i vecchietti sedevano con gli occhi luccicanti, orgogliosi di avere nuovamente il centro della scena e del loro social network analogico. Se è successa una disgrazia, condividila su Menagram. (p. 130)
*Intorno a lui, nonostante il freddo, si vedeva che la pineta stava imbastendo le prove generali per il ritorno della primavera. Spuntavano le prime gemme dalle cime dei rametti nuovi, e l'aria stessa, sebbene fredda, era molto meno umida e infida di qualche giorno prima. Fra non molto, d'improvviso, il calendario avrebbe preso il sopravvento sulla meteorologia, e nel giro di alcune settimane l'ora legale avrebbe completato il lavoro. [[Primavera]], signori, primavera. Un altro giro di giostra intorno al sole completamente gratis per tutti voi, per ognuno di voi, compresi quelli che ormai ci hanno fatto l'abitudine e non si meravigliano più per il miracolo annuale della pineta che torna alla vita, e magari invece si esaltano per un gol trasmesso via satellite di un tizio che nemmeno conoscono, segnato contro una squadra formata da undici tizi anch'essi sconosciuti ma lontani, mentre a qualche centinaio di metri la loro pineta germoglia, il loro giardino ricresce e la loro moglie si tromba il vicino di casa. (pp. 150-151)
*Me lo riòrdo sempre quando Massimo era piccino, che sartava e chiacchierava fisso e 'un c'era verzi di tenello bòno, e se gli dicevi Massimo stai fermo ti diceva va bene nonno e andava via a corza. E la su' nonna al dottor Cipolloni gli chiese: «O dottore, ma è regolare che 'un ubbidisca mai?». E il Cipolloni la guarda e fa: «Signora, ha quattro anni. Se lo voleva buono e ubbidiente doveva farlo scemo». (Ampelio, pp. 177-178)
 
===''Il gioco delle tre carte''===
====[[Incipit]]====
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==Bibliografia==
*Marco Malvaldi, ''A bocce ferme'', Sellerio, 2018. ISBN 9788838937750
*Marco Malvaldi, ''Aria di montagna'', in ''Vacanze in giallo'', Sellerio, 2014. ISBN 88-389-3193-3
*Marco Malvaldi, ''Costumi di tutto il mondo'', in ''Carnevale in giallo'', Sellerio, 2014. ISBN 88-389-3139-9