Eugenio Garin: differenze tra le versioni

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*Critico superficiale di Marx e del materialismo storico, {{NDR|Mario Calderoni}} senz'avvedersene, nel suo maggior lavoro, le ''Disarmonie'' (che reca il sottotitolo di ''Saggio di una estensione della teoria ricardiana della rendita''), viene offrendo analisi e rilievi che sembrano talora incontrarsi con alcuni degli aspetti più interessanti di una problematica intesa a connettere, con situazioni storiche e rapporti economici, valutazioni e idealità morali. (vol. 3, parte sesta, Epilogo, p. 354)
 
*{{NDR|[[Bernardino Varisco]]}} Nelle sue pagine tormentate affiorano, certo, problemi di grande momento, e magari sempre attuali, ma inseriti in un contesto arcaico, con preoccupazioni lontane dalla coscienza contemporanea, estranee alla problematica del tempo. Di qui, nonostante qualche intervento nella discussione modernista, qualche non felice accento nazionalistico, qualche dubbia concezione politica, una sostanziale lontananza dalla cultura attiva. (vol. 3, parte sesta, Epilogo, pp. 357-358)
 
*Paragonando il rifiuto delle religioni positive da parte del Croce e del Gentile con quello di [[Piero Martinetti|Martinetti]], [[Norberto Bobbio|Bobbio]] ha osservato come i primi due le negassero sul piano teorico per ammetterle sul piano pratico (forme mitiche adatte agli indotti; la religione non vera, ma utile), laddove Martinetti, pur considerando la religione fondamentalmente vera, la condannava proprio per i suoi adattamenti a una pretesa funzione sociale («un sistema di verità che debbono essere liberate da pratiche superstiziose che le corrompono»). (vol. 3, parte sesta, Epilogo, p. 359)
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*Si parlava spesso {{NDR|nel periodo della seconda guerra mondiale}} dietro uno schermo – c'era il fascismo e c'era la guerra; si dicevano per bocca d'altri cose che non si potevano dire in prima persona; si diceva un nome e se ne intendeva un altro. Anche in filosofia si diffondeva un discorso cifrato, ermetico, che non sempre, oggi, è facile interpretare giustamente. Quello che è certo è che stava crollando il castello incantato dell'[[Idealismo (filosofia)|idealismo]], dopo aver imprigionato per decenni i filosofi italiani, costringendoli, tutti senza eccezione, a discorrere delle ombre delle cose, in un mondo fittizio, con problemi immaginari, e spesso assurdi. Non più le ombre o le idee, ma le cose si facevano avanti con crudeltà. (vol. 3, parte sesta, Epilogo, pp. 388-389)
 
*{{NDR|[[Bernardino Varisco]]}} Nelle sue pagine tormentate affiorano, certo, problemi di grande momento, e magari sempre attuali, ma inseriti in un contesto arcaico, con preoccupazioni lontane dalla coscienza contemporanea, estranee alla problematica del tempo. Di qui, nonostante qualche intervento nella discussione modernista, qualche non felice accento nazionalistico, qualche dubbia concezione politica, una sostanziale lontananza dalla cultura attiva. (vol. 3, parte sesta, Epilogo, pp. 357-358)
 
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