Henry de Montherlant: differenze tra le versioni

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Citazioni
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*Curioso paese dove un re — George V — e un dittatore — Primo de Rivera — passeggiano con un fiore all'occhiello! Ma nelle democrazie, bisogna essere «seri». Immaginate [[Raymond Poincaré|Poincaré]] con una rosa al jabot?
:Curieux pays où un roi — George V — et un dictateur — Primo de Rivera — se promènent avec une fleur à la boutonnière! Mais dans les démocraties, il faut être «sérieux». Imaginez-vous Poincaré une rose au jabot? (da ''‪Carnets‬: ‪années 1930 à 1944‬'', Gallimard, Paris, 1957, p. 15)
*È per il nostro oro interiore — per ciò che avevamo di più puro nell'anima e nel carattere — che restammo indietro, fummo afferrati e siamo morti! (da ''Carnets‬: ‪années 1930 à 1944‬''<ref>Citato in Shinshō Hanayama, ''La via dell'Eternità'', traduzione di Pierre Pascal, presentazione di Giovanni Artieri, Circolo Gabriele D'Annunzio, Grosseto, 1975, p. 29.</ref>)
*[[Sigmund Freud|Freud]] sostiene che il bambino Arpocrate, dio ellenistico, che le statue rappresentano con il dito indice in o sulla bocca, si succhia il dito, e ciò significherebbe che egli ha delle abitudini solitarie. Quanto a me, sono incline all'interpretazione abitualmente accettata che egli si metta il dito sulla bocca per indicare che bisogna far silenzio. Freud era un ossessionato che voleva, come regola della regola più volgare, comunicare a tutti la sua ossessione. L'Eros bambino che governa la vita, e il bambino arpocratico che governa il pre-morte e la morte, questi ultimi sempre intrisi di silenzio.
:''Freud prétend que l'enfant Harpocrate, dieu hellénistique, que ses statues représentent l'index dans ou sur sa bouche, se suce le doigt, ce qui signifierait, selon cet auteur, qu'il a des habitudes solitaires. J'incline pour moi à l'interprétation usuellement admise, qu'il se met le doigt sur la bouche pour indiquer qu'il faut faire silence. Freud était un obsédé, qui voulait, comme il est de règle de la règle la plus vulgaire, communiquer son obsession à tous. L'enfant Eros qui gouverne la vie, et l'enfant Harpocrate qui gouverne l'avant-mort et la mort, ces dernières toujours pétries de silence.''<ref>Da ''La marée du soir. Carnets 1968-1971'', Gallimard, Paris, 1972, p. 98.</ref>
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*Se non si attua un ribaltamento eroico, vedremo sparire in Europa i valori nobili, sotto l'odio e la coalizione unanime della mediocrità e della bassezza. Gli uomini del ''bushidô'' sono i vinti e i perseguitati di domani.
:''S'il ne se fait pas un retournement héroïque, nous allons voir disparaître en Europe les valeurs nobles, sous la haine et la coalition unanime de la médiocrité et de la bassesse. Les hommes du bushidô sont les vaincus et les persécutés de demain.'' (da ''‪Carnets XXIX à XXXV''‬, Table ronde, Paris, 1947, p. 26)
*Si dice nell'antico Giappone che due stranieri che si mettono al riparo dalla pioggia sotto uno stesso albero o prendono l'acqua dallo stesso pozzo, saranno amici in un'altra vita. (da ''Carnets 1930-1944''<ref>Citato in Shinshō Hanayama, ''La via dell'Eternità'', traduzione di Pierre Pascal, Circolo Gabriele D'Annunzio, Grosseto, 1975, p. 34.</ref>)
*Si sarebbe tentati di recarsi in una cappella buia, dietro l'altare maggiore, solo due vecchie e voi, qualche candela bruciata in onore dell'Altissimo a illuminare i vostri "peccati", e assistere a una messa bassa detta da un prete che crede. Ma con la reputazione che i sacerdoti e le chiese hanno oggi, c'è la paura di imbattersi in un burlone, in una chiesa saccheggiata, e si preferisce celebrare a casa propria, a modo proprio, un Dio che onoriamo e al quale non crediamo.
:''Qu'il serait tentant d'aller dans une chapelle sombre derrière le maître-autel, que ne peuplent que deux vieilles femmes et vous, que n'éclairent que vos "péchés", bouquet de cierges brûlant à la gloire du Très-Haut, assister à une messe basse dite par un prêtre qui croit. Mais, avec la réputation qu'ont aujourd'hui les prêtres et les églises, on redoute de tomber sur un farceur, dans une église saccagée, et on préfère célébrer chez soi, à sa façon, un Dieu qu'on honore et auquel on ne croit pas.''<ref>Da ''La marée du soir. Carnets 1968-1971'', Gallimard, Paris, 1972, p. 85.</ref>
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*Rifletto sulle guerre sacre (della Grecia arcaica) nelle quali i due schieramenti concorrono, mediante la loro opposizione, all'armonia generale. Asclepio, colpito da Zeus, non è da meno un dio tutelare, che meriti di avere templi. Prometeo e Kronos, avversari di Zeus, l'uno finisce in paradiso, dove è stato riportato da Eracle, l'altro regna sulle isole dei Beati. I Titani sono sconfitti ma non maledetti; gli dei e gli uomini continuano a invocarli [...]. Gli dei greci – in seguito gli eroi del Walhalla – si riconciliano ogni sera dopo i reciproci trucidamenti, come atleti di squadre avversarie che si sono combattute l'un l'altro nel corso della giornata.
:''Je songe à ces guerres sacrées (de la Grèce archaïque) où les deux partis concourent également, par leur opposition méme, de l'harmonie générale. Asclépios, foudroyé par Zeus, n'en reste pas moins un dieu tutélaire, qui mérite d'avoir des temples. Prométhée et Kronos, adversaires de Zeus, l'un fait une fin au ciel, où il a été ramené par Héraklès, l'autre règne sur les iles des Heureux. Les Titans sont vaincus mais non maudits; les dieux et les hommes continuent de les invoquer; bientot ils seront délivrés eux aussi. Les dieux grecs – plus tard les héros de la Walhalla – se réconcilient chaque soir après les trucidations réciproques, comme des sportifs d'équipes adverses qui se sont combattus dans la journée.''<ref>Da ''L'équinoxe de septembre: suivi de Le solstice de juin, et de Mémoire (texte inédit)'', ‬Gallimard, Paris, 1976, p. 281.</ref>
*Rinnegare i morti è come lasciarli senza sepoltura.<ref>Citato in Shinshō Hanayama, ''La via dell'Eternità'', traduzione di Pierre Pascal, Circolo Gabriele D'Annunzio, Grosseto, 1975, p. 433.</ref>
*Tutto muore e nasce in ogni istante, i corpi, la natura, forse anche le idee. L'epoca è come tutte le epoche: le sue dominanti non sono che semplici variazioni di umore nella storia dell'umanità. Se si potesse parlare di un'agonia della nostra civiltà, non piangerei su questa agonia, poiché questa ucciderà quella. La vita troverà altre cose, essa che è Proteo. Le civiltà di ricambio non mancano. Coloro che si attardano a deplorare le rovine delle guerre o delle rivoluzioni sono coloro che non sentono in se il potere di fare del nuovo. Che si deplori, sia, ma brevemente. E ora, ricominciamo tutto. (luglio 1938<ref>Citato in ''La vita è Proteo'', ''la Destra'', IV, aprile-maggio 1974, p. 165.</ref>)