Eugenio De Signoribus: differenze tra le versioni

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Creata pagina con "thumb|Eugenio De Signoribus '''Eugenio De Signoribus''' (1947 – vivente), poeta italiano. ==''Veglie genovesi''== *''Via Balbi|{{Sic|via}} Balb..."
 
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*''{{sic|implume}} e viola | a becco in su, stecchito sullo spigolo, | sterco di fianco, segno di vicolo, | livida pietra specchio della fonte | il cielo'' (da ''Tavole genovesi'', p. 23)
*''la pipinara strilla sul cemento | ai bassi vani lacera la seta || quanto vorrei che fosse un bastimento | cullante, davanti a [[Genova]] cheta...'' (da ''Tavole genovesi'', p. 27)
*''{{sic|vorrei}} a [[Genova]] arrivare | su una nave senza alcuna insegna | dopo aver scrutato costa costa | il profilo del mio paese | e ascoltato i cantori raccontare | la nobiltà di chi non ha cercato | la vivenza o la potestà terrena | col sangue servito a pranzo e a cena...'' (da ''Verso Genova'', pp. 35-36)
*''{{sic|ma}} la pulsante [[Genova]] | spesso nel suo diario ha scritto | – rinascere! – | non una parola formale | o il vanverare sull'emergenza | ma il grido della sirena marina | contro la pochezza del sognato | stanca dell'angelo della pazienza | stanca dell'umiltà | della fila supina | che non vede più la beltà cittadina | la sua contagiosa necessità'' (da ''Genova all'opera per l'evento'', pp. 37-38)
*''Livida l'aria di [[Genova]], bagnato l'asfalto. Un po' di pioggia è caduta ma | l'acqua, negli interstizi delle lastre dei marciapiedi, sembra sorga da sotto. | I rii invisibili segnano le strade aperte verso il mare.'' (da ''I rii'', p. 45)
*{{NDR|Sull'[[alluvione]]}} ''Questa apocalissi parla solo la lingua incustodita della natura.'' (da ''I rii'', p. 45)
*Non fuggo dove riconosco. Fui qui, in questo posto, più volte negli anni. E sempre mi è venuto in mente, qui stando, lo spazio marino d'aprile o d'ottobre. Lo spazio deserto di prima e dopo l'estate, dove stendersi, scomparire... Mai dunque fui in quegli slarghi di sabbie e scogli, più volte fui qui: a ragione della scrittura, nella sua tela. (da ''Balbi sei'', p. 46)
*Appare alla Darsena, davanti al Galata, il sommergibile "[[Nazario Sauro (S 518)|Nazario Sauro]]", inquietante e quieto.<br>Lo si può toccare nel fioco lume notturno, come un perturbante pesce, lì esposto, o lì venuto a morire. Il suo colore si confonde con l'acqua immota e bruna. (da ''Il sommergibile'', p. 48)
*{{NDR|Su [[Palazzo Lomellini-Serra]]}} Cinque piani in ascensore e siamo alla porta che introduce a una stanza rotonda, avvolta in un opaco chiarore uniforme: lo spazio appena muffito è vuoto di cose vere... ma fu un tempo lo studio di un erudito, lassù risalito a studiare e almanaccare... Nei disabitati affreschi (fregi di sbiadite stagioni e persi miti) sospesi sopra scaffali nudi, tracce d'una trascorsa gloria, di un'alta calma quasi al contatto col cielo... (da ''La torre dei Serra'', pp. 49-50)
*[...] appare la toccante corona di [[Genova]]. Gli occhi, da lassù, vorrebbero penetrare la minuta vita dei vicoli scuri [...] appena sotto lo strato dei Palazzi dipinti, l'evo stretto e il rinascente, viscere péste e bianche teste quasi nello stesso corpo... E piazza della Nunziata e il moto di via delle Fontane, fino al porto magniloquente con le possenti gru immobili: e giù la residenza dei Doria e su il Righi, dove approda la cabinovia in un ciuffeto verde. E là, il versante delle più recenti architetture: rupi abitative cresciute una sull'altra, quasi un'illusione ottica o una vertigine o una minaccia le file di finestre, senza balconi e appigli, che s'affacciano sul sottostante vuoto...<br>Da quassù, s'avverte il cordone invisibile che tiene lo stratificato perimetro dell'ardita città. (da ''La torre dei Serra'', pp. 49-50)
 
==Bibliografia==