Manuel Vázquez Montalbán: differenze tra le versioni

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==Citazioni di Manuel Vázquez Montalbán==
*Cara Charo, mentre mi preparavo a partire per Buenos Aires per un lavoro, avevo cominciato a scriverti per chiarire un equivoco. Le cose non sono andate come hai pensato tu, Charo. Forse dovremmo accettare il fatto di non essere più dei ragazzi e che ci stiamo giocando la possibilità di vivere o di sprecare gli ultimi anni che ci sono rimasti, prima di diventare troppo vecchi. Charo, cosa sarebbe per te e per me una soluzione normale? Ci sono soluzioni normali dopo i cinquant'anni o resta ormai soltanto la paura di invecchiare in solitudine e senza dignità? Qui tutto è finito e tutto può ricominciare in qualsiasi momento. In ogni fine c'è un principio come in ogni cosa, ma non sono ancora arrivato a un posto dal quale non voglia andare via, e temo tanto che tu abbia bisogno di me quanto io di te. Può darsi che cerchi una scusa per restare qui un po' più a lungo. Una scusa professionale. Trovare mio cugino. Incassare per il lavoro. Pagare i debiti. Seppellire definitivamente i morti... <ref>Da ''Quintetto di Buenos Aires'', traduzione di Hado Lyria, Feltrinelli, 2014.</ref>
*Carvalho suole guardare le donne dall'alto in basso, a metà strada tra la morale ugualitaria della gioventù che lo costringe a guardarle direttamente in faccia e le concessioni maschiliste permesse a se stesso mano a mano che invecchia.<ref>Da ''Storie di politica sospetta'', traduzione di Hado Lyria, Feltrinelli, [https://books.google.it/books?id=Ps5OBAAAQBAJ&pg=PT92 p. 92]. ISBN 88-588-1849-0</ref>
*Il fallimento della sinistra si misura talvolta dalla natura dell'avversario: in Polonia la [[Maria|Madonna]] nera di Czȩstochowa si è dimostrata più potente dei comunisti.<ref>Da ''Pamphlet dal pianeta delle scimmie'', traduzione di Hado Lyria, Feltrinelli Editore, 1995.</ref>
*Il pallone... quando urtò la [[gol|rete]] avversaria, la sollevò come una gonna, come i migliori venti sollevano le gonne alle ragazze in fiore...<ref name=calcio>Citato in [[Marco Pastonesi]] e Giorgio Terruzzi, ''Palla lunga e pedalare'', Dalai Editore, 1992, p. 27. ISBN 88-8598-826-2</ref>
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*Poteva succedere tutto, persino niente.<ref>Da ''Gli uccelli di Bangkok'', p. 262.</ref>
*Se ti devo dare un consiglio tecnico, eccolo qui: palle. Un [[attaccante|centravanti]] senza le palle è come una frittata di patate senza le uova.<ref name=calcio/>
*Tra tutte le malattie volontarie, nessuna lo infastidisce quanto la nostalgia. Da bambino gli piacevaspiaceva staccarsi dagli oggetti che gli avevano tenuto compagnia nelle tasche dei pantaloni, nei cassetti disordinati della scrivania, negli angoli segreti della sua camera-tana. Qualsiasi cosa, anche un vecchio tozzo di pane, aveva una storia e serbava un momento del passato. Deve aver cambiato atteggiamento ada un certo punto della vita, e ricorda se stesso incuriosito davanti a un album di foto di famiglia ereditato dai genitori, in particolare dalla madre: quel pozzo di sapienze emozionali e di memorie che risalivano a tre generazioni prima e a un povero albero genealogico dai rami poderosi. Morti i genitori, Carvalho aveva dedicato una sera a interrogare i volti presenti nell'album di foto. Ma tu chi sei? Che cosa ci fai qui? Per quale motivo dovresti far parte dei miei ricordi? In un certo senso, sua madre gli aveva affidato il pesante fardello di conservare la memoria familiare, ma a Carvalho la responsabilità parve eccessiva e bruciò l'album nel caminetto di casa, lo bruciò insieme alla tristezza ede al rimorso, altrimenti per tutta la vita l'anima gli avrebbe lacrimato davanti ada ogni foto sconosciuta, ada ogni tentativo fallito di domandare alla madre morta: Chi è questo qui? Che cosa ci fa tra questa gente? Che cosa lo lega a noi altrinoialtri? E quando passeggiava nella sua autentica patria, il Distrito V, si rifiutava di compiacere le viscere della nostalgia soffermando gli occhi su persone o luoghi che sembravano chiamarlo.<ref>Da (da''Da tetti e terrazzi'', in ''Storie di padri e figli'', traduzione Dadi tettiHado eLyria, terrazzi'')Feltrinelli, 2001.</ref>
*Tu continua il tuo viaggio e non tornare finché non crollerai per stanchezza o vecchiaia. Tornerai per constatare che qui tutti sono diventati meschini o pazzi o vecchi. Sono le uniche tre possibilità di sopravvivenza in un paese che non ha fatto in tempo la rivoluzione industriale. (da ''L'uomo della mia vita'')
*Uno [[scrittore]] come legge gli altri scrittori? È possibile pensare che lo faccia come un sarto esamina i vestiti indossati dagli altri, anche se nello scrittore permangono, come nel resto della gente, diversi soggetti e tra di essi il lettore strettamente ricettore che si concede all'operazione della lettura senza condizionarla a quella della scrittura.<ref>Da ''Lo scriba seduto'', traduzione di Hado Lyria, Frassinelli.</ref>
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*Il [[passato]] è il luogo dove abitano le cause, vale a dire i colpevoli. Per questo i colpevoli insistono tanto sull'inutilità del passato. Vogliono un mondo senza colpevoli ma quando la cosa risulta impossibile, quando il passato resuscita la colpa, i colpevoli tornano a uccidere, tornano ad essere quello che sono sempre stati. Assassini. (da ''Storie di politica sospetta'') {{c|Da controllare: non risulta}}
*«Le cose sono andate in un altro modo. Non c'è stato l'assalto al Palazzo d'Inverno. Barcellona, come il resto del mondo, appartiene ormai ai vincenti. I ricchi, in quanto vincitori "morali"...». (da ''I mari del Sud'') {{c|Da controllare: non risulta}}
*Tra tutte le malattie volontarie, nessuna lo infastidisce quanto la nostalgia. Da bambino gli piaceva staccarsi dagli oggetti che gli avevano tenuto compagnia nelle tasche dei pantaloni, nei cassetti disordinati della scrivania, negli angoli segreti della sua camera-tana. Qualsiasi cosa, anche un vecchio tozzo di pane, aveva una storia e serbava un momento del passato. Deve aver cambiato atteggiamento ad un certo punto della vita, e ricorda se stesso incuriosito davanti a un album di foto di famiglia ereditato dai genitori, in particolare dalla madre: quel pozzo di sapienze emozionali e di memorie che risalivano a tre generazioni prima e a un povero albero genealogico dai rami poderosi. Morti i genitori, Carvalho aveva dedicato una sera a interrogare i volti presenti nell'album di foto. Ma tu chi sei? Che cosa ci fai qui? Per quale motivo dovresti far parte dei miei ricordi? In un certo senso, sua madre gli aveva affidato il pesante fardello di conservare la memoria familiare, ma a Carvalho la responsabilità parve eccessiva e bruciò l'album nel caminetto di casa, lo bruciò insieme alla tristezza ed al rimorso, altrimenti per tutta la vita l'anima gli avrebbe lacrimato davanti ad ogni foto sconosciuta, ad ogni tentativo di domandare alla madre morta: Chi è questo qui? Che cosa ci fa tra questa gente? Che cosa lo lega a noi altri? E quando passeggiava nella sua autentica patria, il Distrito V, si rifiutava di compiacere le viscere della nostalgia soffermando gli occhi su persone o luoghi che sembravano chiamarlo. (da ''Storie di padri e figli – Da tetti e terrazzi'')
 
==''Assassinio al Comitato Centrale''==