Eugenio Garin: differenze tra le versioni

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*Al [[positivismo]] italiano dell'Ottocento non giovò la tendenza, più ancora che a costruire delle «filosofie della natura», all'edificazione di vere e proprie «cosmogonie». Irresistibile fu la tentazione di identificare la filosofia col discorso sui primi principî, sulla formazione del sistema solare, sull'origine della vita, e su altri cosiffatti problemi e concetti, certo di gran momento, ma a cui si amava accedere, piuttosto che per catene di ragionamenti connessi a dati sperimentali, per salto, e sulle ali della fantasia invece che con i sussidi dell'intelletto. (vol. 3, parte sesta, Epilogo, p. 313)
 
*Se [[Giovanni Gentile|Gentile]] fu spesso il filosofo delle identificazioni, e soluzioni, meramente verbali, [[Benedetto Croce|Croce]] fu sempre sollecito soprattutto della distinzione, ossia della chiarezza concettuale, giustamente memore del compito assegnato da [[Johann Friedrich Herbart|Herbart]] alla filosofia, di ''Bearbeitung der Begriffen''<ref>Elaborazione di concetti.</ref>. Solo che, fino dalle origini, egli si mosse piuttosto nell'ambito di determinazioni negative e polemiche (mostrando che cosa ''non è'' l'arte, che cosa ''non è'' il diritto), riducendo il, positivo a sistemazioni classificatorie (l'arte è conoscenza, è la conoscenza dell'individuale, è intuizione) rischiando di precludersi, con la profonda radice unitaria delle distinzioni, il processo del reale, senza per questo individuare, nelle loro nervature, piani e strutture dell'esperienza. (vol. 3, parte sesta, Epilogo, p. 335)
 
*Le pagine che [[Mario Calderoni|Calderoni]] ha scritto sulle ''questioni di parole'', sulla previsione, sul rapporto fra economia e morale (''Disarmonie economiche e disarmonie morali'', 1906), sulla «volontà», su valori e valutazioni, sono fra le più felici della letteratura filosofica del secolo. (vol. 3, parte sesta, Epilogo, p. 354)