Matteo Marangoni: differenze tra le versioni

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*{{NDR|dopo avere esaminato un'opera di [[Jan Vermeer]]}} Prendete invece una qualsiasi delle tante opere del già celeberrimo [[Ernest Meissonier|{{sic|Meissonnier}}]]<ref>Grafia errata per Meissonier.</ref> e sentirete come il pittore non riesca a sollevarsi di un dito al disopra dell'interesse puramente descrittivo – cioè puramente episodico, aneddotico o, tutt'al più, psicologico e sentimentale – delle sue scenette di genere, o dei suoi episodi storici; dove ogni particolare è reso con la stessa indifferenza analitica e con una oggettività veramente fotografica. (p. 78)
*I rilievi dell'[[Ara Pacis]] sono quanto di più tipicamente greco-romano si possa immaginare; tanto che in quest'opera, del tempo di Augusto, si scorge ancora un riflesso del fregio fidiaco del Partenone. Non si potrebbe quindi desiderare un'opera più satura di tradizione classica di questa. Nata in uno dei periodi più luminosi della storia di Roma, ne riflette pienamente l'anima. (p. 83)
*Da essa {{NDR|riferendosi all'Ara Pacis}} traspira un senso di equilibrio di misura, d'ordine, di chiarezza; appunto perché le forme stesse, chiare, misurate, composte suggeriscono, ovviamente, impressioni e sentimenti di questa specie. Basterebbe osservare le figure, solidamente piantate sul terreno, la disinvolta loro attitudine per lo più di tre quarti anziché frontale; l'assenza assoluta di deformazioni; e, in luogo di queste, la più convinta, scrupolosa aderenza alla realtà oggettiva. (pp. 83-86)
*[...] un'[[opera d'arte]] è tanto più pura quanto più riesce a restare fedele al temperamento e al gusto dell'artista; e tanto più efficace quanto più riesce a esprimersi coi mezzi più unitari, cioè più stilisticamente coerenti. (p. 90)
*Il periodo [[Arte romanica|romanico]] [...] si può considerare come un periodo reazionario alla tendenza esclusivamente coloristica {{sic|bisantina}}; caratterizzato da una nuova aspirazione alla ''forma'', nel senso plastico greco-romano. (pp. 90-91)