Matteo Marangoni: differenze tra le versioni

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*[...] un'[[opera d'arte]] è tanto più pura quanto più riesce a restare fedele al temperamento e al gusto dell'artista; e tanto più efficace quanto più riesce a esprimersi coi mezzi più unitari, cioè più stilisticamente coerenti. (p. 90)
*Il periodo [[Arte romanica|romanico]] [...] si può considerare come un periodo reazionario alla tendenza esclusivamente coloristica {{sic|bisantina}}; caratterizzato da una nuova aspirazione alla ''forma'', nel senso plastico greco-romano. (pp. 90-91)
*Come ha ottenuto [[Piero della Francesca|Pier della Francesca]] questa sorprendente unità, sì che architettura e figure paiono fatte della stessa materia e dello stesso spirito? Egli l'ha ottenuta – per quanto almeno è dato di penetrare il mistero dell'opera d'arte – coll'accostare la forma umana alla semplicità elementare delle forme architettoniche, spogliandola così di tutti gli episodi inutili e dannosi, e subordinando tutto all'elemento pittorico più irrazionale: il colore. (p. 102)
*È questa assenza di movimento, questa formidabile astrazione ideale, che disorienta e allontana le folle da [[Piero della Francesca|Pier della Francesca]]; impotenti a penetrare il significato di un'arte in cui l'elemento narrativo è così subordinato all'elemento formale. (p. 103)
*Come la ''bellezza'' è in arte un fatto completamente indipendente dalla natura fisica, così pure la ''[[grazia]]'' dalla natura morale. Il pittore che si propone di esprimere la grazia per mezzo di seduzioni psicologiche non ottiene che della leziosaggine. (p. 123)
*Un altro poeta, il [[Gabriele D'Annunzio|D'Annunzio]], ha intuito l'essenza artistica della [[Gioconda]] facendo parlare l'artista stesso: «Dell'infinito feci i miei sorrisi». È bellissimo! È la più giusta e intelligente interpretazione dell'arte di Leonardo. Di cosa è fatto il fascino di questa e delle altre sue figure se non, infatti, di indefinito? (p. 126)