David Foster Wallace: differenze tra le versioni

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Ma allo stesso tempo gli scrittori tendono ad avere un'ossessiva consapevolezza di sé. Dal momento che dedicano molto del loro tempo produttivo a studiare attentamente le impressioni che ricavano dalle persone, gli scrittori passano anche un sacco di tempo, meno produttivo, a chiedersi nervosamente che impressione fanno loro agli altri.
====Citazioni====
*La televisione ha a che fare in tutto e per tutto con il desiderio. E, letterariamente parlando, se gli scrittoti si nutrono delle vicende umane, il desiderio non è altro che lo zucchero. (p. 37)
*Perché le persone che noi ci mettiamo a guardare attraverso lo schermo di vetro della TV non sono davvero inconsapevoli del fatto che qualcuno li stia guardando; [...] In realtà la gente che sta in televisione sa che è in virtù di questa folla davvero enorme di anonimi guardoni che loro stanno sullo schermo impegnati in insolite performance di pessimo gusto. La televisione non permette di spiare veramente perché la televisione è esibizione, spettacolo, il che per definizione richiede un pubblico. (p. 39)
*E con questo non sto dicendo che la televisione sia volgare e stupida perché le persone che compongono il Pubblico sono volgari e stupide. La televisione è ciò che è per il semplice motivo che la gente tende ad assomigliarsi terribilmente proprio nei suoi interessi volgari, morbosi e stupidi, e a essere estremamente diversa per quanto riguarda gli interessi raffinati, estetici e nobili. (p. 61-62)
 
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05/08/93 h. 08:00. Il Giorno della Stampa precede più o meno di una settimana l'inaugurazione della Fiera. Per le 09:00 dovrei trovarmi dentro la Fiera all'Illinois Building per ritirare l'accredito stampa. Mi immagino l'accredito come una tesserina bianca che si infila nel nastro del feltro floscio. È la prima volta che qualcuno mi chiama "stampa". L'accredito mi fa gola soprattutto per le giostre e la roba gratis.<br />
Sono qui da poco. Vengo dall'East Coast, e vado alla Fiera Statale dell'Illinois per conto di una rivista fighetta dell'East Coast. L'esatto motivo per cui una rivista fighetta dell'East Coast sia interessata alla Fiera Statale dell'Illinois mi rimane oscuro.
====Citazioni====
*Sono l'unico che da bambino provava questa bizzarra, profonda sensazione? - che ogni oggetto esterno esistesse solo in quanto influiva su di me in qualche modo? - che ogni singola cosa fosse, per il tramite di una qualche misteriosa attività adulta, disposta unicamente a mio beneficio? Non c'è nessuno che si identifica in questo ricordo? Eco, il bambino esce dalla stanza, e tutto quello che c'era nella stanza, una volta che non è più lì a vederlo, si liquefa in una sorta di vuoto potenziale, oppure (come ella mia teoria infantile) qualche adulto prima nascosto l'arrotola e lo stipa fino a che il prossimo ingresso del bambino richiama il tutto in animato servizio. Ero matto? (p. 138-139)
*Da queste parti, la folla è un lumino da notte per adulti. E dunque la sacralità dello ''Spectaculum'', dell'evento pubblico. (p. 167)
*E appena il biondo in cabina allunga la mano e tira la leva, e la folla prende un respiro potente, io perdo il controllo, proprio nel mio ultimo istante qui alla Fiera [...] e mi rifiuto di prendere parte a tutto questo, foss'anche come testimone - e accedo nuovamente, ''in extremis'', all'altro incubo bruttissimo d'infanzia, l'unico modo certo di cancellare tutto; e il sole e il cielo e lo yuppie in caduta libera si spengono come si spegne il lumino. (p. 212)
 
===''Che esagerazione''===
====[[Incipit]]====
Negli anni '60 sono arrivati i metacritici poststrutturalisti, hanno capovolto gli assunti dell'estetica letteraria, quegli assunti che i suoi maestri avevano considerato come autoevidenti e, fondendo teorie del discorso creativo e posizioni metafisiche radicali, hanno reso l'interpretazione dei testi molto più complicata. Che si sia o meno fan di Barthes, Foucault, de Man, Derrida, occorre almeno riconoscergli il merito di un fertile meticciato fra critica e filosofia: per un giovane filosofo americano che si interessi tanto di poetica continentale quanto di pratica analitica di stampo angloamericano, la teoria della critica costituisce oggi un degno campo di studio. H.L. Hix è uno di questi giovani filosofi americani (a giudicare dalla foto, ha dodici anni), e sono certo che la sua dissertazione di dottorato, ''Morthe d'Author: An Autopsy'' ("Morte d'autore. Un'autopsia"), del 1992, ha più che meritato di vedere la luce nella collana "The Arts and Their Philosophies" della Temple University Press.
====Citazioni====
*Un autore è una scimmia dotata di ''intenzioni''. (p. 215)
*A noi civili che abbiamo la viscerale certezza che la scrittura sia un atto di comunicare fra un essere umano e un altro, l'intera questione appare piuttosto arcana. Come osserva William Grass in ''Habitation of the Word'', i critici posso cercare di eliminare o iperdefinire l'autore fino all'anonimia, per ogni genere di ragioni, tecniche, politiche o filosofiche, e «quest'anonimia» può voler dire molte cose, ma di certo non che quel testo ''non l'ha scritto nessuno''. (p. 223)
 
===''David Lynch non perde la testa''===