Henry de Montherlant: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Giacomanni (discussione | contributi)
Giacomanni (discussione | contributi)
Nuova sezione
Riga 50:
*Mio Dio! In quest'ultimo respiro che ancora mi resta, prima che la spada torni ad annientarmi, fate che essa tagli lo spaventoso nodo di contraddizioni che sono dentro di me, affinché almeno un attimo prima di spirare io sappia finalmente chi sono. (da ''La regina morta''<ref name=pensa65/>)
*Molti Francesi, e tra loro in modo particolare gli intellettuali parigini, assumono arie superiori quando si tratta di [[corrida|tauromachia]]. La tauromachia è qualcosa che va molto lontano. Il dramma taurino, noi possiamo incontrarlo a tutte le cantonate della vita e per tutta la vita. Avrei molte cose da dire a questo proposito e con profondità ben maggiore di quando ne scrivevo trent'anni fa. Quello che dovrei dire è essenzialmente questo: il dramma del toro, nel quarto d'ora della corrida, riproduce la vita dell'uomo, riproduce il dramma dell'uomo: nella passione di un animale l'uomo viene ad assistere alla sua passione.<ref>Da ''Nota IV: Le due porpore'', in ''Il cardinale di Spagna; Port-Royal'', Bompiani, Milano, 1961, p. 141.</ref>
*Nell'Occidente, dominato dalle donne, culto della sofferenza; nell'Oriente, dove il padrone è l'uomo, culto della saggezza.<ref>Da ''Il demone del bene'', in ''Ragazze'', Mondadori, Milano, 1958, p. 473.</ref>
*Non ci si occupa di politica quando si ha un'opera da fare, che si sa che varrà sotto tutti i regimi. Non ci si occupa della propria patria quando si ha un'opera da fare, consapevoli che sarà buona e farà mille volte più onore a questa patria che non gli odi, le vendette, i complotti, le chiacchiere, le mozioni e i guasti degli esagitati politici.‪<ref name=castoldi>Citato in Alberto Castoldi, ''Intellettuali e Fronte popolare in Francia‬'', De Donato, Bari, 1978, p. 138.</ref>
*Non ho che l'idea che mi faccio di me stesso per sollevarmi sui mari del nulla.<ref name=fiera72/>
Line 211 ⟶ 210:
*Una radio — una radio domenicale — eruttava una canzonetta nordamericana, su un ritmo isterico, un agitarsi schifoso di scimmioni e bertucce ebbri. [...] La nazione che aveva imputridito il mondo — che imputridiva la Spagna e la Russia stessa, i due soli paesi che fossero degni di interesse e di amore — saltava fuori a imputridire la sua ora suprema. Giungeva in buon punto per distruggere la solennità della sua ultima ora, per strappargli l'anima o per travestirla nel momento in cui era il suo più sacro diritto esser nel pieno possesso della propria anima, e della propria anima quale egli voleva che fosse. La cosa fu talmente tragica per Celestino che il sudore gli uscì dal torso e inzuppò la maglia di cellular, come il giorno in cui Ruiz l'aveva insultato in square Willette. I singhiozzi e i vomiti sonori continuavano togliendogli ogni coscienza di essere un essere umano, giacché la degradazione dell'essere umano che implicavano, secondo lui, era tale che chi li ascoltava cessava di essere un essere umano. E nondimeno intorno a quasi tutto il pianeta milioni di individui ascoltavano quella roba con piacere! La bassezza yankee, con una demoniaca abilità, aveva ovunque stuzzicato quello che l'uomo ha in sé di piu basso, per esasperarlo e talvolta rivelarlo a se stesso. (p. 204)
*Gli [[Stati Uniti d'America|Stati Uniti]] sono il cancro del mondo. [...] Una nazione senza onore. [...] Una sola nazione che arriva a far abbassare l'intelligenza, la moralità, la qualità dell'uomo su pressoché tutta la superficie della terra, è una cosa mai vista da quando la terra esiste. Io accuso gli Stati Uniti di trovarsi in costante stato di delitto contro l'umanità.<ref>Citato in Luigi Báccolo, ''Notre Dame la France'', ''Il Ponte'', XX, n. 3, marzo 1964, p. 394.</ref>
 
==''Il demone del bene''==
*Ci piacciono gli animali perché non mentono. Per questo l'uomo li ha ridotti in schiavitú: gli ricordavano la verità. (p. 349)
*Come è felice una vita quando comincia con l'ambizione e finisce per non aver altri sogni che dar pane alle anatre! (p. 349)
*Come son belle {{NDR|le anatre}} quando le prende il capriccio d'esser giocose, quando si drizzano e, erette sulle code, sbattono freneticamente le ali: sembrano giornalisti che vogliano simulare indignazione. (p. 349)
*Lunghe ore in un giardino: sono forse ancora ciò che avremo avuto di meglio nella vita; questo almeno ti alleggerisce le palpebre. E non mi si parli più di adorabili creature; la mia fantasia del momento è d'essere sbarazzato di loro. Oggi mi abbandono ai fiori e alle foglie, che mi fanno la grazia di non amarmi, e il latte del giorno m'empie la bocca. È l'ora dolce in cui l'anima dissetata sogna del tempo in cui avrà sete ancora. (p. 350)
*Da ogni punto del giardino arriva gente. Non sono della loro specie, io. Che cosa mi faranno, se se ne accorgono? Penso a quelle piccole divinità dei boschi, delle sorgenti, rimaste sulla terra per qualche tempo dopo l'avvento del cristianesimo, sempre sul chi vive. Nessun mito mi ha mai commosso tanto. (p. 351)
*Mi tornano in mente quei villaggi algerini che in arabo portavano nomi come "capo dell'acqua" o "riposo dei piccioni" e che sono stati sbattezzati per ricevere il nome di "Ernest Renan" o "Sarrien". In quest'oasi che ci pareva creata per l'abbandono e il godimento, le etichette hanno la funzione di riprecipitarci in piena marmellata sociale. (p. 357)
*Nell'Occidente, dominato dalle donne, culto della sofferenza; nell'Oriente, dove il padrone è l'uomo, culto della saggezza.<ref>Da ''Il demone del bene'', in ''Ragazze'', Mondadori, Milano, 1958, (p. 473.</ref>)
 
==''Il gran maestro di Santiago''==
Line 346 ⟶ 354:
*Henry de Montherlant, ''Il gran maestro di Santiago. La regina morta. Malatesta'', traduzione di Massimo Bontempelli e Camillo Sbarbaro, Bompiani, Milano, 1952.
*Henry de Montherlant,''Théâtre'', in Lucio Ridenti, [http://archivio.teatrostabiletorino.it/archivi/media/collectiveaccess/images/4/0/9/42879_ca_object_representations_media_40964_original.pdf ''Il dramma'', 1952, N. 156].
*Henry de Montherlant, ''Il demone del bene'', ''Le lebbrose'', in ''Ragazze'', traduzione di Maria Luisa Cipriani Fagioli, Mondadori, Milano, 1958.
*Henry de Montherlant, ''Il caos e la notte'', Club degli editori, Milano, 1966.
*Henry de Montherlant, ''Il paradiso all'ombra delle spade'', in ''Calcio: I racconti del calcio'', a cura di Giordano Goggioli, Edizioni sportive italiane, Roma, 1970.