Francesco Fiorentino: differenze tra le versioni

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*[[Epicuro]] voleva fondato il culto degli Dei su l'ammirazione della loro felicità, anziché sul timore della loro ingerenza nelle cose umane. Questo timore nato dalla superstizione era da sgombrare affatto: e a ciò bisognava aiutarsi appunto con la filosofia. (Parte prima, cap. 15, p. 79)
*[[Tito Lucrezio Caro|Lucrezio]] soprattutto infosca le tinte dei danni arrecati dalla religione, di questo mostro, egli dice, che col capo tra le nubi sovrasta alla misera ed ignorante razza umana: incalzato da questo spettro egli ha accettato la dottrina di Epicuro, i cui Dei sono tanto tranquilli. Una cosa egli cerca: ''cum Epicuro quiescere'', per usare una frase di Seneca. (Parte prima, cap. 15, p. 79)
*Tra i Sommolisti tutti oscurò [[Pietro Lombardo]], [...]. Nei suoi quattro libri ''Delle Sentenze'', pei quali meritò il titolo di ''Magister sententiarum'', si tratta delle cose di cui possiamo godere (''frui''), di quelle di cui possiamo servirci (''uti''), e dei sacramenti. Quest'opera divenne il libro di testo delle scuole teologiche, e fu commentata dai più insigni dottori, tra i quali Alberto Magno, San Tommaso e Duns Scoto. (Parte seconda, cap. 10, p. 146)
*Nel disegno generale del sistema crociano che posto ha il conoscere empirico proprio delle scienze particolari? Per il [[Benedetto Croce|Croce]] i concetti di queste scienze sono ''pseudo-concetti'', ai quali il Croce – d'accordo con l'empirio-criticismo, col prammatismo, col contingentismo, con l'intuizionismo, e con la stessa ''filosofia dei valori'' – attribuisce carattere e valore meramente pratico: mentre riserba valore schiettamente teorico o filosofico ai soli ''concetti puri'', o categorie – bello, vero; utile, bene – che egli, in ciò rigorosamente kantiano, difende da ogni confusione coi concetti empirici. (Parte terza, cap. 23, p. 353)
*Del filosofare crociano, incontrò resistenza nella mente del [[Giovanni Gentile|Gentile]] il procedere per ''distinzione'' fra teoria e pratica: donde scaturiva nella filosofia crociana, la teoria del carattere pratico delle scienze empiriche, e quindi la separazione tra un conoscere empirico, privo di valore teoretico, e un conoscere filosofico, puro da ogni empiria. (Parte terza, cap. 23, pp. 355-356)