Esfahan: differenze tra le versioni

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*{{NDR|Riguardo alla Piazza Naqsh-e jahàn}} Due piani di arcate cieche imbiancate racchiudono uno spazio rettangolare di quattrocento metri circa per centocinquanta. Sul lato vicino a me si vedono le rovine della Porta del Bazar; di fronte, sul lato opposto, si apre il portale azzurro della moschea dello Shah, dietro il quale sono raggruppati in linea obliqua, orientata verso la Mecca, la cupola, l'iwan e i minareti; davanti a ciascuno sono piantati due segnaporta di marmo per il gioco del polo. A destra è situato l'Ali Qapu, una sorta di scatola da scarpe in mattoni, con di fronte la cupola fiorita della moschea di Sheikh Lutfullah, che si scorge di sghembo sopra una nicchia azzurra. C'è simmetria, ma non troppa. La bellezza risiede nel contrasto fra lo spazio rigoroso e la libera diversità degli edifici. A sciupare l'effetto, e a indicare che i nobili bakhtiyari non possono più giocare a polo o far passeggiare i cavalli in questo luogo, il progresso ha collocato al centro uno specchio d'acqua, cinto da una ringhiera di ferro in stile gotico e di nuove aiuole di petunie. ([[Robert Byron]])
*Nel cuore della città, la ''moschea del Venerdì'' è più antica, essendo stata costruita nell'XI secolo. Qui, come nella moschea del Venerdì di Herat, in un solo edificio e nei suoi restauri è illustrata tutta la storia della città. La grazia del colore dei Safawidi, come già quello dei Timuridi, impallidisce davanti alla sua venerabile grandiosità. Molte parti sono rozze, alcune sono brutte. Ma la grande cupola ovoidale di mattoni disadorni, costruita dal selgiuchide Malek Shah, ha poche rivali in quanto a espressione di assoluta serenità che è prerogativa delle cupole islamiche. ([[Robert Byron]])
*Una di queste è il meidan o piazza maggiore, innanzi al palazzo reale, lunga circa a seicento novanta passi dei miei, e larga intorno a ducento trenta; e tutta attorno attorno di un medesimo ordine di architettura, eguale, giusto e non mai interrotto né da strade, né da altro, fatto a portici grandi e piani sotto di botteghe con diverse mercanzie disposte per ordine a luogo a luogo; e sopra, con balconi e finestre, con mille ornamentini molto vaghi. La quale unione di architettura così grande comparisce tanto bene all'occhio, che, quantunque le case di piazza Navona siano fabbriche più alte e più ricche all'usanza nostra, nondimeno, per la discordanza loro e per altri particolari che dirò del meidan d'Ispahan, io ardisco di anteporlo alla stessa piazza Navona. ([[Pietro Della Valle]])