Il comandante: differenze tra le versioni

film del 1963 diretto da Paolo Heusch
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Versione delle 17:17, 17 giu 2018

Il comandante

Britt Ekland e Totò

Titolo originale

Il comandante

Lingua originale italiano
Paese Italia
Anno 1963
Genere Drammatico
Regia Paolo Heusch
Soggetto Rodolfo Sonego
Sceneggiatura Rodolfo Sonego
Produttore Alberto Pugliese, Luciano Ercoli
Interpreti e personaggi


Il comandante, film del 1963 diretto da Paolo Heusch, con Totò

Dialoghi

Antonio Cavalli: Otto mesi di lavoro, milleduecento pagine scritte, richieste da tutti i giornali...e tu...mi vai a salvare la stufa a gas?!
Francesca Cavalli: Senti Antonio, io non ce la faccio più. Sono sei mesi che tu mi strazi con questa storia!
Antonio Cavalli: Me lo avrebbero pubblicato tutti i giornali. Avrei avuto delle grandi soddisfazioni, morali e finanziarie. Tutto avevo puntato io su quelle pagine, tutto!
Francesca Cavalli: Andiamo, via, sii sincero almeno con te stesso, vero? Tu lo sai benissimo che tutti i giornali te l'avevano rifiutato.
Antonio Cavalli: Ah sì, allora tu dai ragione ai giornali.
Francesca Cavalli: Sì. Guarda, è il momento che io ti dica tutto quello che penso.
Antonio Cavalli: E cosa pensi? Sentiamo...
Francesca Cavalli: Io penso che un memoriale...abbia valore soltanto nel caso che sia una confessione sincera, un'analisi severa e spietata delle proprie debolezze. Invece l'hai scritto soltanto per nascondere, e non per confessare i tuoi errori.
Antonio Cavalli: Quali errori? Di quali errori parli?
Francesca Cavalli: Eeeh Antonio, ne hai commessi tanti, sai? Nella tua vita privata e in quella militare.
Antonio Cavalli: Ma scusa...Ma...scusa, mi vuoi dire quali sono questi errori?
Francesca Cavalli: Eeeh...Per trent'anni ti sei pavoneggiato nella tua divisa, non ti sei preoccupato di me, dei figli, di nessuno. Mai! E mi hai anche tradita...
Antonio Cavalli: Io? E quando?
Francesca Cavalli: ...perfino durante la guerra! Credi che non lo sappia? Mentre tu eri nascosto nel rifugio, io ti portavo le sigarette, provvedevo da mangiare per te, per i figli, e tu mi tradivi!
Antonio Cavalli: Ma con chi? Con chi?
Francesca Cavalli: Con le sfollate genovesi! Scrivi, scrivi queste cose... Le battaglie che avete perduto, non soltanto quelle che avete vinto.
Antonio Cavalli: Ah sì? E allora giacché siamo a questo, sai cosa ti dico? Che se io ho commesso degli errori nella mia vita, li ho commessi proprio per te!
Francesca Cavalli: Per me?!
Antonio Cavalli: Sì, per te! Dimmi un po', l'8 settembre, quando il colonnello Ceretti si suicidava per non arrendersi ai tedeschi, quando il capitano Esposito sparava fino all'ultimo colpo per non cadere nelle mani nemiche, l'8 settembre tu dov'eri?!
Francesca Cavalli: Dov'ero io?! Dov'eri tu!
Antonio Cavalli: Ma lo sai dov'ero io: in caserma. Sei venuta tu stessa con gli abiti borghesi: "Antonio scappa! Antonio salvati! Fallo per i nostri figli!" E mi costringesti ad abbandonare i miei soldati: tremila uomini fatti prigionieri da sei tedeschi. Sei!
Francesca Cavalli: Queste sono cose che riguardano te. Io il mio dovere l'ho fatto: ho salvato i miei figli.
Antonio Cavalli: Bella roba...Bella ricompensa che hai avuto!
Francesca Cavalli: Perché?
Antonio Cavalli: Come "perché"? E me lo domandi? La prima s'è fatta suora. La seconda vive con un uomo sposato e per giunta inglese. Il terzo, il "bello", tuo figlio "il bello"...guarda un po' cosa gli ho trovato in tasca questa notte?
Francesca Cavalli: Cos'è?
Antonio Cavalli: La tessera del Partito Socialista. Capisci? La falce e il martello in casa nostra, in casa mia!
Francesca Cavalli: Ma cosa fai, adesso? Vai di notte a frugare nelle tasche di tuo figlio?
Antonio Cavalli: Per forza: se voglio fumarmi una sigaretta, debbo andare a prenderla in tasca di mio figlio. Ecco a cosa è ridotto tuo marito!
Francesca Cavalli: Ma allora datti da fare, come fanno tutti. Cercati un lavoro!
Antonio Cavalli: Eh no! Eh no cara, no! Non voglio passare il resto della mia vita sotto la dipendenza di uno qualunque. Io sono un uomo abituato a comandare. Ho comandato tutta la vita. Sono libero: se mi vogliono, mi mandano a chiamare e mi offrono un posto di grande responsabilità, un posto di comando.
Francesca Cavalli: Seh, e allora...campa, cavallo mio...