Lev Trockij: differenze tra le versioni

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*Che cosa significavano dunque le assicurazioni di Kornilov che affermava di avere forze sufficienti per schiacciare i sediziosi? Niente, dimostravano solo la stoltezza del rispettabile generale. La sua leggerezza si manifesterà con tutta chiarezza nel mese di agosto, quando il cospiratore Kornilov farà marciare contro Pietrogrado truppe inesistenti. Kornilov cercava ancora di giudicare i contingenti militari secondo la composizione del comando. Il corpo degli ufficiali, nella sua maggioranza, era indubbiamente con lui, cioè era pronto a spezzare la schiena ai soviet con il pretesto di difendere il governo provvisorio. (p. 380)
*Il congresso non osava colpire la Duma dell'impero e il Consiglio di Stato. L'oratore menscevico [[Aleksandr Aleksandrovič Bogdanov|Bogdanov]] nascondeva la sua timidezza di fronte alla reazione dicendo che la Duma e il Consiglio di Stato, «dopo tutto, erano istituzioni morte, inesistenti». Martov, replicava con la sua causticità da polemista: «Bogdanov propone di considerare la Duma inesistente, ma di non attentare alla sua esistenza». (p. 472)
*[...] [[Anatolij Vasil'evič Lunačarskij|Lunaciarsky]], sempre pronto a lasciarsi influenzare dall'ambiente, capace di imporsi con il suo aspetto e con la sua voce, oratore eloquente, non molto sicuro, ma spesso insostituibile. (p. 569)
*La zarina {{NDR|Aleksandra}} era spesso e apertamente accusata di spionaggio: anche nelle sfere di corte, la si riteneva responsabile dell'affondamento da parte dei tedeschi della nave su cui si recava in Russia il generale [[Horatio Herbert Kitchener, I conte Kitchener|Kitchener]]. (p. 638)
*Subito dopo essersi messo d'accordo con [[Michail Vasil'evič Alekseev|Alekseev]], {{NDR|Kerensky}} entrava nella sala del palazzo d'inverno dove si ricevevano i giornalisti, e chiese loro di ritirare da tutti i giornali il proclama in cui si dichiarava Kornilov traditore. Quando, dalle risposte dei giornalisti, apparve chiaro che non era possibile farlo per ragioni tecniche, Kerensky esclamò: «Mi dispiace molto!». Questo piccolo episodio, riferito sui giornali del giorno dopo, mette in luce con vivezza incomparabile il personaggio del superarbitro della nazione definitivamente impigliato nella sua stessa rete. Kerensky era l'incarnazione così perfetta sia della democrazia sia della borghesia da essere contemporaneamente il più alto rappresentante dell'autorità statale e un cospiratore criminale di fronte alla stessa autorità. (p. 754)