Vespasiano da Bisticci: differenze tra le versioni

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*{{NDR|[[Alfonso V d'Aragona]]}} [...] gran lume delle lettere [...]<ref>Citato in Tobia Cornacchioli, ''Nobili, borghesi e intellettuali nella Cosenza del Quattrocento, L<nowiki>'</nowiki>''academia'' parrasiana e l'Umanesimo cosentino'', Edizioni Periferia, Cosenza, stampa 1990, p. 65.</ref>
*{{NDR|[[Niccolò Niccoli]]}} [...] quando era a tavola, mangiava sempre in vasi antichi bellissimi, e così tutta la sua tavola era piena di vasi di porcellana, o d'altri ornatissimi vasi [...]. A vederlo in tavola, così antico com'era, era una gentilezza.<ref>Citato in [[Eugenio Garin]], ''Storia della filosofia italiana'', terza ed., Edizione CDE su licenza della Giulio Einaudi editore, Milano, 1989, vol. 1, p. 285.</ref>
*{{NDR|Sul ''De dignitate et excellentia hominis'' di [[Giannozzo Manetti]]}} Nacque questo libro da una domanda che gli fece un dì il re Alfonso. Dopo più disputazioni cha avevano avute della dignità dell'uomo, domandollo quale {{sic|fusse}} il suo proprio {{sic|uficio}} dell'uomo; rispose: ''Agere et intelligere''.<ref>Citato in [[Eugenio Garin]], ''Storia della filosofia italiana'', terza ed., Edizione CDE su licenza della Giulio Einaudi editore, Milano, 1989, vol. 1, p. 332.</ref>
 
==Note==