Reality show: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
+1
Plinio Fernando
Riga 3:
 
*Con i reality abbiamo toccato il fondo della volgarità. Hanno un solo merito: sono laici, senza censure. È la vita di tutti i giorni mandata in onda. Chi li ha ideati è stato un genio. ([[Gianni Boncompagni]])
*Io a un reality? Non ci andrei, non mi piace espormi se non per cose serie. ([[Plinio Fernando]])
*La tv della cosiddetta realtà provoca uno svuotamento dell'essere, perché sostituisce il guardarsi dentro e l'analisi di sé con l'esaltazione della visibilità e della notorietà, spacciati come apice della verità. Ma la realtà, se c'è ancora, ci dimostra che non è così. Il genere reality show ha l'invidiabile primato di essere, al tempo stesso, funerale e requiem della tv. Non solo si tratta di programmi che hanno un'intelligenza, uno spessore artistico e culturale da prefisso telefonico. No, il punto che li rende del tutto osceni (in senso letterale, cioè al di fuori della "scena" televisiva) è la loro tracotante volgarità. Sarebbe facile ma inutile, a questo punto, inveire contro la decadenza dei costumi e lo strapotere dell'audience, in nome della quale si perpetrano autentici crimini televisivi. Ogni popolo ha la televisione che si merita. Inutile lamentarsi. ([[Mina (cantante)|Mina]])
*Negli ultimi 30 anni la tv generali­sta ha «inventato» tre grandi generi: il talk show, il reality, il talent show: intimamente legati tra loro, sia pure con caratteristiche differenti. Il talk è servito soprattutto per da­re voce a chi aveva difficoltà ad appa­rire in tv e a traghettare la famosa «gente» da un ruolo passivo a uno più attivo; il reality è il post-moderno di massa, l'assoluta indistinzione tra tv e realtà, «tra realtà bruta e realtà formatizzata» (Walter Siti); da una co­stola del reality è nato il talent. ([[Aldo Grasso]])