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*[[Palazzo Ducale (Genova)|Questo municipio]], di cui m'è toccato percorrere tutti i piani, è una vasta cava di marmo bianca sprecato; di buono ha solo la mole, per il resto è brutto quasi quanto il Garde-Meuble di Parigi. Dev'essere, la facciata almeno, del 1760, epoca in cui la buona architettura stava morendo in Italia come in Francia. (p. 566)
*Siccome i proprietari {{NDR|dei [[Palazzi dei Rolli]]}} hanno il buon gusto di abitare gli appartamenti dove tengono i quadri, bisogna tornarci più volte prima di trovare l'occasione adatta; la ridicola stizza che mi fanno venire le risposte negative datemi con sussiego dai servi mi toglie ogni facoltà di godere dei quadri. Notate che i ricchi genovesi occupano il terzo piano dei palazzi, per avere la vista del mare; e questo terzo piano equivale ad almeno sei dei nostri. Gli scalini sono magnificamente rivestiti di marmo; ma quando se ne son fatti un centinaio, e un servo, dopo avervi fatto aspettare un quarto d'ora alla porta laccata di bianco, viene a dirvi: – Sua Eccellenza è ancora nei suoi appartamenti, ripassate domani, – è permesso d'avere un po' di malumore [...] (p. 566-567)
*Sono andato a vedere la statua colossale nel giardino del celebre Doria, poi alla [[Villetta Di Negro|Villetta]], delizioso giardino del [[Gian Carlo Di Negro|marchese Di Negro]]: un uomo d'ingegno che, nonostante il suo blasone, fa buona accoglienza a tutti gli uomini di talento. Il marchese Gian Paolo {{NDR|in realtà è Gian Carlo}} – così lo chiamano – ha un estro non comune, e a dispetto dei suoi settant'anni scrive versi veramente gradevoli; non conosco nessuno in Francia che possa essergli paragonato. Mi ha accolto con ogni cordialità m'ha offerto dell'uva della sua ''Villetta''. (pp. 567-568)
*Verso sera sono andato alla [[Cattedrale di San Lorenzo (Genova)|cattedrale]], fatta di pietre bianche e nere disposte a strisce alternate; l'effetto è più bizzarro che gradevole. (p. 568)
*Questo torrente {{NDR|il [[Polcevera]]}} ha un letto largo trecento piedi e, per il momento, neanche una goccia d'acqua; ma dopo una pioggia diventa terribile. (p. 568)
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*[[Venezia]], malgrado le inaudite sventure che stanno per annientarla, è una città francamente allegra [...] (p. 84)
*[[Torino]] è piena di aristocrazia biliosa. (p. 84)
*La bonomia [[Milano|milanese]] è celebre quanto l'avarizia genovese. Per essere stimati a [[Genova]], bisogna mangiare appena un quarto delle proprie rendite e, se si è vecchi e ricchi, giocare qualche brutto tiro ai propri figli: mettere per esempio clausole insidiose nel testamento. Ma tutto è pieno di eccezioni a questo mondo. La casa italiana in cui gli stranieri sono ricevuti con maggior affabilità è quella del [[Gian Carlo Di Negro|marchese di Negro]], a Genova. La posizione della ''[[Villetta Di Negro|Villetta]]'', il giardino di quest'uomo cortese, è unica per la sua pittoresca bellezza. [...] Genova rimane la città dell'avarizia, sembra una piccola città della Francia meridionale. (p. 84)
*I [[Bologna|Bolognesi]] sono pieni di fuoco, di passione, di generosità, e talvolta d'imprudenza. (p. 84)
*A [[Firenze]] hanno molta logica, molta prudenza e anche molto spirito; ma non ho mai visto uomini così privi di passioni. Perfino l'amore vi è così poco conosciuto, che il piacere ha usurpato il suo nome. (p. 84)
*Si potrebbe stabilire che gli allievi che hanno ottenuto il «Grand Prix» vadano in un posto qualsiasi, in Italia, dove vogliono, purché sia oltre il Ticino e la Trebbia. Ad eccezione di [[Torino]] e di [[Genova]], ogni soggiorno dovrebbe esser loro consentito. (p. 551)