Piero Chiara: differenze tra le versioni

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Il pretore di Cuvio: citazioni
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===[[Explicit]]===
*Si riprese a vivere senza sapere di vivere. Né il gioco né la guerra ci erano serviti a qualche cosa. Tutto era passato su di noi, da una primavera all'altra, senza lasciarci un segno di salvezza o di speranza.<br />Di tutti quei giocatori, di tutta quella gioventù, non ci fu nessuno, tranne i morti, a cui riuscisse il sogno di evadere dal paese, di andarne fuori in ogni senso eppure di non perderlo, come non si può perdere la memoria dei primi anni di vita. I più lontani, quelli annidati in fondo alle Americhe o nel cuore dell'Etiopia, al pari di quelli che sono vicini, a Milano o in altri luoghi conosciuti, sentono di non essersi liberati da una specie di peso o di intoppo che la vita del paese ha lasciato in loro.<br />Non si sa se questo sia un bene o un male. Si sa soltanto che è un velo oltre il quale potrebbe aprirsi la vera vita, se si potesse capire com'è la vera vita.<br />Un poeta o un pittore che nascesse qui inosservato e prima di legarsi all'ambiente volasse via, forse troverebbe la strada della liberazione.<br />Ci sarà qualcuno che l'ha trovata, come Bernardino che dipingendo in tanti luoghi diversi ha sempre ricomposto questo paesaggio, mescolandolo ad altre cose del mondo. Ci sarà certamente stato fra di noi, senza che ce ne accorgessimo, qualcuno a cui è riuscito di evadere in un modo che a nessun altro è mai stato possibile.<br />Lo aspettiamo di ritorno, un giorno o l'altro, perché ci racconti la sua storia.
 
===''Il pretore di Cuvio''===
===[[Incipit]]===
Il dottor Augusto Vanghetta, pretore in sottordine con quasi quindici anni di carriera alle spalle, arrivò a Cuvio, dov'era stato destinato in qualità di titolare, nel pomeriggio del 26 ottobre 1930.<br>Negli uffici della sua nuova sede, ricavati al piano nobile d'un palazzo secentesco, non trovò il predecessore, partito il giorno prima, ma soltanto un vecchio cancelliere, che dopo avergli fatto visitare la sala delle udienze, l'archivio, la stanza dei corpi di reato e i locali dell'ufficiale giudiziario, lo lasciò solo in un ampio salone sulla cui porta era fissata una targa di smalto con scritto: ''Gabinetto del Pretore''.
 
===Citazioni===
La signora Memeo era, o gli era parsa, senza ossa. Tutta carne, per un prodigio di natura, di diversa consistenza a seconda delle parti e qualche volta con morbidezze che variavano tra fianchi e ventre o tra coscia e polpaccio: una scala così ampia di valori, che solo un esecutore della forza di Vanghetta poteva far vibrare in tutta la sua estensione. (cap. 6, pp. 51-52)
 
==''La spartizione''==
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Quando ero in collegio dai preti al De Filippi di Arona e frequentavo la seconda ginnasiale, il professore d'italiano, don Franceschi, dava un tema per settimana: «Come passerai le vacanze», «Scrivi una lettera allo zio augurandogli il buon onomastico», «Racconta quale è stato il primo dispiacere che hai dato alla mamma»...<br>
{{NDR|citato in [[Fruttero & Lucentini]], ''Íncipit'', Mondadori, 1993}}
 
===''Il pretore di Cuvio''===
Il dottor Augusto Vanghetta, pretore in sottordine con quasi quindici anni di carriera alle spalle, arrivò a Cuvio, dov'era stato destinato in qualità di titolare, nel pomeriggio del 26 ottobre 1930.<br>Negli uffici della sua nuova sede, ricavati al piano nobile d'un palazzo secentesco, non trovò il predecessore, partito il giorno prima, ma soltanto un vecchio cancelliere, che dopo avergli fatto visitare la sala delle udienze, l'archivio, la stanza dei corpi di reato e i locali dell'ufficiale giudiziario, lo lasciò solo in un ampio salone sulla cui porta era fissata una targa di smalto con scritto: ''Gabinetto del Pretore''.
 
===''L'abuso del vivere''===