George Mosse: differenze tra le versioni

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La nazionalizzazione delle masse: citazioni
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*Tutti i razzisti preferirono ignorare per quanto possibile il cristianesimo.<br>A questo proposito un giornalista come [[Wilhelm Marr]] in Germania rappresenta un caso tipico: nel suo ''La vittoria dell'ebraismo sul germanesimo'' (''Der Sieg des Judentums über das Germanentum'', 1879) egli rifiutava le accuse cristiane contro gli ebrei come indegne di persone illuminate, ma poi ripeteva tutti i miti sulla mancanza di radici e sulle attività cospiratorie degli ebrei, i quali a suo parere erano più forti dei tedeschi, perché stavano vincendo la battaglia razziale per la sopravvivenza. Marr suggeriva una controffensiva capeggiata dall'antisemita Russia. (cap. 8, p. 131)
*Ed è abbastanza singolare [...] che un agitatore come Wilhelm Marr, che era un democratico sostenitore del suffragio universale e della libertà di pensiero, accusasse gli ebrei di essere dei liberali, un popolo senza radici che cercava di sostituire la schiavitù delle risorse finanziarie alla oppressione da parte dei re. (cap. 8, p. 132)
 
==[[Incipit]] di ''La nazionalizzazione delle masse''==
===[[Incipit]]===
Seduto nel suo imponente ufficio a Palazzo Venezia a Roma, [[Benito Mussolini]], ormai da otto anni al potere, meditava sul carattere della sua rivoluzione: ogni rivoluzione crea nuove forme politiche, nuovi miti e nuovi riti ed ora era necessario utilizzare le vecchie tradizioni adattandole ai nuovi scopi. Si dovevano inventare nuove feste, nuovi gesti e forme che a loro volta sarebbero dovuti diventare nuovamente tradizione. <!--(Cap. 1, ''La nuova politica'', p. 25)-->
 
===Citazioni===
Il monumento nazionale come mezzo di autoespressione nazionale servì a radicare i miti e i simboli nazionali nell'autocoscienza del popolo, e alcuni di essi ancora oggi conservano questa loro funzione. (cap. 1, p. 33)
 
==''Le origini culturali del Terzo Reich''==
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*[...] l'idea di una comunità maschile, basata su affinità sessuali e ideologiche, non era esclusiva della Germania: peculiarmente tedesche furono l'applicazione del concetto e la sua strumentalizzazione ai fini di cause politiche e sociali. L'idea dell'Eros e la tendenza all'[[omosessualità]] erano infatti moneta corrente non soltanto in Germania, ma anche in [[Francia]] e in [[Inghilterra]]. In Francia, le concezioni di [[Blüher]] erano condivise da [[André Gide]] e da [[Marcel Proust]], entrambi irresistibilmente attratti dall'Eros e dall'omosessualità, con la differenza che siffatte inclinazioni erano da essi considerazioni di carattere strettamente personale. Né Gide né Proust né [[Oscar Wilde]] pensarono mai di servirsi dell'omosessualità o della sublimazione del [[sesso]] per farne il fondamento di una teoria cosmica, da cui dedurre alternative alla presente situazione sociale e politica. In Germania, invece, l'idea di Bund si sviluppò appunto lungo questa direttrice [...]. (p. 314)
*L'opera dell'ebreo convertito [[Otto Weininger]], ''Geschlecht und Charakter'' (''Sesso e carattere'') che, pubblicata nel 1904, conobbe vasta popolarità, faceva della dicotomia maschio-femmina addirittura un principio cosmico. La teoria dell'Eros, maschiocentrica, destinava la [[donna]] a una posizione ancillare rispetto all'uomo. Nelle donne, affermava Weininger, mancava l'Eros proprio degli uomini: gli interessi delle donne erano il matrimonio, la riproduzione, la soddisfazione dei bisogni dei figli, ragion per cui era da escludere che fossero responsabilmente depositarie dell'Eros culturale. Nel tentativo di conferire obbiettività alla propria tesi, Weininger esaltava il «femminino-materno» come una forza fondamentale, facendo però il panegirico del «mascolino-creativo» inteso come la forza superiore racchiudente le qualità spirituali dell'[[uomo]]. E, non contento ancora, si spinse più in là, col risultato di sconfinare vieppiù nell'assurdo e nell'irrazionale: non solo attribuì alla donna un ruolo inferiore, ma introdusse una componente razziale. Come la femmina era opposta al maschio, così l'ebreo si contrapponeva all'ariano. Le caratteristiche dell'ebreo erano equiparate a quelle della donna: l'uno e l'altra aspiravano a beni materiali a scapito degli interessi spirituali, l'uno e l'altra trasformavano l'amore in lussuria. Laddove tuttavia la femmina nell'ambito di una razza aveva semplicemente un ruolo secondario rispetto al maschio l'ebreo, di sesso maschile o femminile che fosse, era inferiore all'intera razza ariana. Le donne erano semplicemente suddite; gli ebrei nemici dell'anima e della vita spirituale. (p. 317-318)
 
==[[Incipit]] di ''La nazionalizzazione delle masse''==
Seduto nel suo imponente ufficio a Palazzo Venezia a Roma, [[Benito Mussolini]], ormai da otto anni al potere, meditava sul carattere della sua rivoluzione: ogni rivoluzione crea nuove forme politiche, nuovi miti e nuovi riti ed ora era necessario utilizzare le vecchie tradizioni adattandole ai nuovi scopi. Si dovevano inventare nuove feste, nuovi gesti e forme che a loro volta sarebbero dovuti diventare nuovamente tradizione. <!--(Cap. 1, ''La nuova politica'', p. 25)-->
 
==Citazioni su George Mosse==