Luigi Barzini (1874-1947): differenze tra le versioni

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URSS l'impero del lavoro forzato: incipit
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<div align=right>Da bordo del ''Venezuela'', 12 ottobre.</div>
Chi può udire senza commozione profonda il grido che si leva da una nave carica d'emigranti, nel momento della partenza, quel grido al quale risponde la moltitudine assiepata sulle banchine, urlo disperato di mille voci rauche di pianto? Gridano addio! E par che gridino aiuto!...
 
==[[Incipit]] di ''URSS l'impero del lavoro forzato''==
La Russia bolscevica accoglie lo straniero con una correttezza formale e posata.<br>Arrivando ci si aspetta, non si sa perché, un apparato più severo e rivoluzionario, qualche cosa nella buona tradizione cinematografica, baionette in canna, comandi rauchi, volti feroci, un po' di confusione comunista. Invece no.<br>Le giovani guardie della «Ghepeù» di frontiera, che compaiono sul treno ancora in moto a ritirare i passaporti, vestono con una eleganza vecchio stile il caratteristico cappotto dei soldati russi, lo stesso del tempo zarista – quella specie di pittoresca tunica avana attillata al busto e ricadente gonfia a gonna dai fianchi fino a terra –, portano il berretto a piatto dei vecchi tempi, e, se il loro sguardo è insistente ed inquisitivo, la loro parola è deferente e breve.
 
== Note ==