Guido delle Colonne: differenze tra le versioni

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tutto questo penare:
per ben amar – lo meo cor si ritene.</poem>
 
==Citazioni su Guido delle Colonne==
*Guido, Dottore o, come allora dicevasi, Giudice, fu uomo dottissimo. Scrisse cronache e storie in latino, e voltò di greco in latino la storia della caduta di Troja, di Darete, una versione che fu poi recata parecchie volte in volgare. Un uomo par suo sdegna di scrivere nel comune volgare, e tende ad alzarsi, ad accostarsi alla maestà e gravità del latino: sì che meritò che Dante le sue canzoni chiamasse tragiche, cioè del genere nobile e illustre. Ma la natura non lo avea fatto poeta, e la sua dottrina e il lungo uso di scrivere non valse che a fargli conseguire una perfezione tecnica, della quale non era esempio avanti. Hai un periodo ben formato, molta arte di nessi e di passaggi, uno studio di armonia e di gravità: artificio puramente letterario e a freddo. Manca il sentimento; supplisce l'acutezza e la dottrina, studiandosi di fare effetto con la peregrinità d'immagini e concetti esagerati e raffinati, che parrebbero ridicoli, se non fossero incastonati in una forma di grave e artificiosa apparenza. ([[Francesco De Sanctis]])
 
==Bibliografia==
*Guido delle Colonne, ''Amor, che lungiamente m'ài menato'', ''Ancor che l'aigua per lo foco lassi'', ''La mia gran pena e lo gravoso affanno'', in "''Rimatori della scuola siciliana"'', a cura di Panvini, Olschki, Firenze, 1962 e 1964.
*Guido delle Colonne, ''Gioiosamente canto'', ''La mia vit' è si fort' e dura e fera'', in "''Poeti del Duecento"'', VolumeVol. I, Tomo I, a cura di Gianfranco Contini, Classici Ricciardi, Mondadori, Milano – Napoli, 1960 e 1995.
 
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