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→‎Citazioni: anticlericalismo di Mussolini
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===Citazioni===
*{{NDR|[[Benito Mussolini|Mussolini]]}} Fu un corruttore sapiente che all'occorrenza sapeva solleticare tutti i difetti degli uomini, quelli del popolo e quelli dei potenti. Non credeva negli uomini e li disprezzava. Non aveva amici. Restò sempre vicino al popolo nella misura in cui il capofazione è vicino ai suoi seguaci e, ancora più, nella misura in cui l'attore è vicino alla platea degli ammiratori. (''Le origini'', p. 14)
*{{NDR|Mussolini}} Era quasi un grande giornalista e ne aveva, anche politicamente, le qualità e i difetti: acuta capacità di diagnosi della situazione politica, intuito sicurissimo di ciò che il pubblico desidera, abilità di polemista, intelligenza rapida, vivace e superficiale, cultura disordinata, approssimativa e dilettantesca. (''Le origini'', p. 15)
*Fino alla crisi [[Giacomo Matteotti|Matteotti]] il programma di Mussolini non era di instaurare quello che poi si sarebbe chiamato lo stato fascista totalitario. Il suo programma era, ufficialmente e formalmente, una restaurazione dello stato costituzionale di [[Sidney Sonnino|sonniniana]] memoria; di fatto, l'instaurazione di un regime autoritario trasformistico-personale. (''Il fascismo al potere'', p. 32)
*Mussolini, romagnolo ed ex socialista, era stato accesamente anticlericale. La sua politica ecclesiastica e la mira di sfruttare la religione come ''instrumentum regni'' furono atti di una spregiudicatezza che si può definire cinica e che nessuno dei suoi predecessori al governo avrebbe mai pensato di compiere. (''Lo stato fascista'', p. 49)
*La politica concordataria, già avviata da [[Benedetto XV]], venne singolarmente favorita da [[Pio XI]]. Questo papa, a differenza del predecessore, aveva una concezione che si potrebbe dire intransigente, teocratica e totalitaria del cattolicesimo e dei suoi rapporti con la società civile. Gli strumenti per realizzare questa concezione dovevano essere, nell'animo del pontefice, la politica concordataria e l'azione cattolica. Egli detestava il [[socialismo]] e il [[comunismo]], e, pur deplorandone le intemperanze, vedeva con simpatia il fascismo in quanto argine [[Bolscevismo|antibolscevico]] e anche per la sua natura illiberale. (''Lo stato fascista'', p. 50)
*Egli {{NDR|[[Giovanni Gentile]]}} credeva – si direbbe – che spettasse alla realtà di modellarsi sul suo coerente e metafisico speculare e non viceversa. Passò dal liberalismo al fascismo – e vi rimase fedele fino alla morte – perché credette di veder realizzata, nella sua barbarie vichianamente generosa, la lezione morale di [[Francesco De Sanctis]], cioè una riforma etico-religiosa del tradizionale carattere italiano, scettico e sorridente. (''«Quota novanta»'', p. 64)
*[[Achille Starace|Starace]] possedeva in sommo grado le qualità del cortigiano. Erano le qualità che, forse inconsciamente, sempre più Mussolini andava cercando e che sempre più si andavano affermando, insieme a quelle del profittatore, fra le alte gerarchie del partito, e dello stato. Più che dei collaboratori Mussolini voleva degli esecutori. Era disposto a chiudere un occhio se molti di costoro si arricchivano in modo più o meno lecito. (''La grande crisi'', p. 96)
*Mentre col «voi» e col «passo romano» Mussolini credeva di temprare il carattere degli italiani, col [[razzismo]] egli soprattutto si sforzò di usare uno dei suoi metodi tradizionali, cioè di solleticare gli istinti della folla. Ma ormai la folla non rispondeva più. (''Dalla guerra d'Etiopia alla guerra mondiale: la situazione interna'', p. 129)