Francesco De Sanctis: differenze tra le versioni

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===Citazioni===
*La scienza cresce a spese della vita. Più dài al pensiero e più togli all'azione. Conosci la vita, quando la ti fugge dinanzi, e te ne viene l'intelligenza, quando te n'è mancata la potenza. Manca la fede, e nasce la filosofia. Tramonta l'arte, e spunta la critica. Finisce la storia, e compariscono gli storici. La morale si corrompe, e vengon su i moralisti. Lo stato rovina, e comincia la scienza dello stato. Gli Iddii se ne vanno, e [[Socrate]] li accompagna della sua ironia; la repubblica declina, e [[Platone]] costruisce repubbliche ideali; l'arte se ne va, e [[Aristotele|Aristotile]] ne fa l'inventario, la vita pubblica si corrompe, e sorgono i grandi oratori; l'eloquenza delle parole succede alla eloquenza de' fatti. [[Livio Andronico|Livio]] narra la storia di una grandezza che fu con un preludio che chiameresti quasi un elogio funebre. E non so che funebre spira nello sguardo profondo e malinconico degli ultimi storici, [[Tucidide]] e [[Publio Cornelio Tacito|Tacito]]. La vita è sciolta, e [[Lucio Anneo Seneca|Seneca]] aguzza sentenze morali. La vita è morta, e [[Plutarco]] passeggia fra le tombe e raccoglie le memorie degli uomini illustri. (pp. 3-4)
[[Socrate]] li accompagna della sua ironia; la repubblica declina, e [[Platone]] costruisce repubbliche ideali; l'arte se ne va, e [[Aristotele|Aristotile]] ne fa l'inventario, la vita pubblica si corrompe, e sorgono i grandi oratori; l'eloquenza delle parole succede alla eloquenza de' fatti. [[Livio Andronico|Livio]] narra la storia di una grandezza che fu con un preludio che chiameresti quasi un elogio funebre. E non so che funebre spira nello sguardo profondo e malinconico degli ultimi storici, [[Tucidide]] e [[Publio Cornelio Tacito|Tacito]]. La vita è sciolta, e [[Lucio Anneo Seneca|Seneca]] aguzza sentenze morali. La vita è morta, e [[Plutarco]] passeggia fra le tombe e raccoglie le memorie degli uomini illustri. (pp. 3-4)
*Un popolo vive, quando ha intatte tutte le su forze morali. Queste forze non producono, se non quando trovano al di fuori stimoli alla produzione. Più gagliardi sono gli stimoli, e maggiore è la loro intensità e vivacità. Gli stimoli ti creano il [[limite]], cioè a dire uno scopo, che le toglie dal vago della loro libertà, e le determina, dà loro un indirizzo. In quanto la loro libertà è limitata, queste forze sono produttive. L'uomo forte, quando pure voi gli togliate il limite, se lo crea lui, e se non può legittimo, se lo crea illegittimo: perché la forza ha bisogno del limite, come il mezzo ha bisogno dello scopo. (p. 5)
 
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==''Scritti politici''==
*[[Giuseppe Garibaldi|Garibaldi]] deve vincere a forza: egli non è un uomo; è un simbolo, una forma; egli è l'anima italiana. Tra i battiti del suo cuore, ciascuno sente i battiti del suo.<ref>Da ''Non più dimostrazioni ma fatti'', ''L'Italia'', Napoli, 7 maggio 1866.</ref> (p. 56)
*Il [[fatalismo]] è il sofismo dell'intelletto viziato, che si presta compiacentemente a ricoprire e giustificare il vizio.<ref>Da ''Il fatalismo politico'', ''Il diritto'', 8 agosto 1877.</ref> (p. 87)
*Quello che chiamiamo mafia o camorra, non è che il frutto naturale della storia nel suo libero corso. Gli uomini deboli che sono i più, si avvezzano a inchinare il capo, divenuti i don Abbondii della storia. Il culto della forza, solo perché forza, imprime sulla società il marchio della servilità e della decadenza.<ref>Da ''Le forze dirigenti'', ''Il diritto'', 4 febbraio 1878.</ref> (p. 182)