Francesco De Sanctis: differenze tra le versioni

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==''La letteratura italiana nel secolo decimonono''==
===Volume II, ''La scuola liberale e la scuola democratica''===
*Il [[delirio]] è uno stato breve in cui un'idea sola empie il cervello e, nascondendo il resto della realtà, lo porta al fantastico.<ref>Da ''Tommaso Grossi'', terza lezione, Roma, 23-24 dicembre 1872.</ref> (p. 37)
*[[Giambattista Vico|Vico]] aveva detto che la storia è un corso e ricorso, si ripete. [...] Poi venne la teoria del progresso, si disse: no, la storia è una linea retta che va sempre innanzi, una continua corrente verso l'ideale. Dov'è la verità? – Nella storia è ripetizione e progresso. C'è un centro che si chiama ideale o spirito di un secolo, d'un'epoca, il quale sviluppandosi forma un circolo. [...] Vico dice il vero, i circoli tornano; ma si muta il centro, lo spirito, che ha la forza di costruire nuovi circoli, è coscienza più illuminata, è spirito più riflessivo e produce il progresso. Perciò la storia è ripetizione e progresso insieme, il passaggio da una in altra epoca è passaggio da uno in altro ideale.<ref>Da ''La letteratura a Napoli'', decima lezione, Roma, 16-17 febbraio 1873.</ref> (p. 149)
*Quando si farà qualche passo nella via della libertà e dell'uguaglianza, qualche progresso nella via dell'emancipazione religiosa, qualche cammino nella via dell'educazione nazionale, certo voi, nella vostra giustizia, guarderete lì in fondo, e vedrete l'uomo che aveva levato quallaquella bandiera, lo ricorderete con rispetto, e direte: «Ecco il precursore!» Questo è il vero carattere, questa è la vera importanza e la vera gloria di [[Giuseppe Mazzini|Mazzini]].<ref>Da ''Giuseppe Mazzini'', quinta lezione, Roma, 1º, 2 e 3 marzo 1874.</ref> (p. 398)
 
==[[Incipit]] di ''La scienza e la vita''==
===[[Incipit]]===
Signori
 
Siamo nel tempio della scienza. E non vi attendete già che io voglia scegliere a materia del mio dire il suo elogio. I panegirici sono usciti di moda, e se ci è cosa ch'io desideri è che escano di moda anche i discorsi inaugurali. Essi mi paiono come i sonetti di obbligo che si ficcano in tutte le faccende della vita e fanno parte del rito. E pensare che l'Italia in questi giorni è inondata di discorsi inaugurali, e che non ci è così umile scuola di villaggio che non avrà il suo. Se poi la scuola renda buoni frutti, che importa? questo è un altro affare. Ci è stato il discorso inaugurale, ci sono state le battute di mano, il pubblico va via contento, e non ci pensa più: se la vedano loro i maestri e gli scolari.
 
===Citazioni===
*La scienza cresce a spese della vita. Più dài al pensiero e più togli all'azione. Conosci la vita, quando la ti fugge dinanzi, e te ne viene l'intelligenza, quando te n'è mancata la potenza. Manca la fede, e nasce la filosofia. Tramonta l'arte, e spunta la critica. Finisce la storia, e compariscono gli storici. La morale si corrompe, e vengon su i moralisti. Lo stato rovina, e comincia la scienza dello stato. Gli Iddii se ne vanno, e
[[Socrate]] li accompagna della sua ironia; la repubblica declina, e [[Platone]] costruisce repubbliche ideali; l'arte se ne va, e [[Aristotele|Aristotile]] ne fa l'inventario, la vita pubblica si corrompe, e sorgono i grandi oratori; l'eloquenza delle parole succede alla eloquenza de' fatti. [[Livio Andronico|Livio]] narra la storia di una grandezza che fu con un preludio che chiameresti quasi un elogio funebre. E non so che funebre spira nello sguardo profondo e malinconico degli ultimi storici, [[Tucidide]] e [[Publio Cornelio Tacito|Tacito]]. La vita è sciolta, e [[Lucio Anneo Seneca|Seneca]] aguzza sentenze morali. La vita è morta, e [[Plutarco]] passeggia fra le tombe e raccoglie le memorie degli uomini illustri. (pp. 3-4)
*Un popolo vive, quando ha intatte tutte le su forze morali. Queste forze non producono, se non quando trovano al di fuori stimoli alla produzione. Più gagliardi sono gli stimoli, e maggiore è la loro intensità e vivacità. Gli stimoli ti creano il [[limite]], cioè a dire uno scopo, che le toglie dal vago della loro libertà, e le determina, dà loro un indirizzo. In quanto la loro libertà è limitata, queste forze sono produttive. L'uomo forte, quando pure voi gli togliate il limite, se lo crea lui, e se non può legittimo, se lo crea illegittimo: perché la forza ha bisogno del limite, come il mezzo ha bisogno dello scopo. (p. 5)
 
==''Nuovi saggi critici''==
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==''Un viaggio elettorale''==
*Brutto segno, quando si vede l'arte vivere di memorie come i vecchi, e non gustare più la vita che le è intorno, senza fede e senza avvenire. (cap. I, p. 11)
*Ecco qui, dicevo, il mistero delle cose. Il [[sigaro]] fumato non esiste più, ciò che esiste è il fumo che non formerà nuove combinazioni, nuove esistenze. Ed io che sarò? Un sigaro fumato. Bella consolazione! Niente muore, tutto si trasforma. Una gran frase, sicuro, per farci ingoiare la pillola. E la pillola è che l'individuo muore e non torna più. Dite a quel fumo che si rifaccia sigaro, si rifaccia il mio sigaro, o piuttosto del padrone di casa. Caro Michelangiolo, tu russi, e io fumo i tuoi sigari, e i sigari non torneranno più. Me ne darai dei nuovi domani; ma questi non torneranno più. Mentre tu russi e io fantastico, già quest'istanti non sono più, morti per sempre, e i morti non torneranno più. E mi si ficcò nella mente questo «non torneranno più» come il ritornello della mesta canzone. E più continuavo la canzone, e più il ritornello si ostinava a non volerne uscire. (cap. IV, p. 30)
*[[Avellino]] è quasi casa mia, colà mi sento come in famiglia, e non ci vogliono cerimonie. (cap. XIII, p. 103)
*Cosa è Avellino innanzi all'Italia? È il paese di De Concilis. (cap. XIII, p. 106)
 
*Un libro senza concetto e senza scopo, cos'altro è se non un guazzabuglio? (cap. XIV, p. 117)
==[[Incipit]] di ''La scienza e la vita''==
Signori
 
Siamo nel tempio della scienza. E non vi attendete già che io voglia scegliere a materia del mio dire il suo elogio. I panegirici sono usciti di moda, e se ci è cosa ch'io desideri è che escano di moda anche i discorsi inaugurali. Essi mi paiono come i sonetti di obbligo che si ficcano in tutte le faccende della vita e fanno parte del rito. E pensare che l'Italia in questi giorni è inondata di discorsi inaugurali, e che non ci è così umile scuola di villaggio che non avrà il suo. Se poi la scuola renda buoni frutti, che importa? questo è un altro affare. Ci è stato il discorso inaugurale, ci sono state le battute di mano, il pubblico va via contento, e non ci pensa più: se la vedano loro i maestri e gli scolari.
 
==Citazioni su Francesco De Sanctis==
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==Bibliografia==
*Francesco De Sanctis, ''[https://www.liberliber.it/mediateca/libri/d/de_sanctis/la_giovinezza_frammento_autobiografico/pdf/la_gio_p.pdf La giovinezza: frammento autobiografico]'', a cura di Pasquale Villari, 1889.
*Francesco De Sanctis, [https://www.liberliber.it/mediateca/libri/d/de_sanctis/la_letteratura_italiana_02/pdf/de_sanctis_la_letteratura_02.pdf ''La letteratura italiana nel secolo decimonono'', volume II, ''La scuola liberale e la scuola democratica]''], a cura di Franco Catalano, Laterza, Bari, 1953.
*Francesco De Sanctis, ''[https://www.liberliber.it/mediateca/libri/d/de_sanctis/la_scienza_e_la_vita/pdf/la_sci_p.pdf La scienza e la vita]'', discorso inaugurale letto nella Università di Napoli il 18 novembre 1872, presso Antonio Morano Libraio-Editore, Napoli, 1872.
*Francesco De Sanctis, ''[https://archive.org/details/nuovisaggicriti00sancgoog Nuovi saggi critici]'', Morano, Napoli, 1901.