Francesco De Sanctis: differenze tra le versioni

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==Citazioni di Francesco De Sanctis==
*La scienza [[critica]] è fondata sulla verità e freschezza delle prime impressioni, che tu devi riandare ed esaminare diligentemente. Siccome la poetica non può tener luogo del genio, cosi la critica non può tener luogo del gusto; ed il [[gusto]] è il genio del [[critico]]. Si dice che il poeta nasce; anche il critico nasce; anche nel critico ci è una parte geniale, che ti dee dar la natura.<ref>Da ''La crisi del romanticismo'', Einaudi, 1969, p. 302.</ref>
*{{NDR|[[Papa Pio IX]]}} Natura dimenticabile e placabile, aveva una elasticità di fibra che non lo faceva lungamente dimostrate nella tetraggine della vita e riconduceva presto nel suo spirito il buon umore. I solchi che sogliono fare le passioni e le sventure, erano in lui presto ripianati. Indi quella sua aria amabile e giovanile, indizio di vite lunghe e prosperose, sulle quali le passioni strisciano, non penetrano. (da ''Scritti politici'', pp. 192-193)
*Quando i tempi nuovi compariscono in un lontano orizzonte, la prima forma che li preannunzia, è l'[[ironia]]. Che cos'è l'ironia? È il sentimento della realtà, che si mette dirimpetto quel mondo già tanto venerato, e ride.<ref>Da ''L'Armando'', in ''Nuova antologia di scienze, lettere e arti'', anno III, volume VIII, fascicolo VII, luglio 1868, [https://books.google.it/books?id=5n8LmY5oZ9UC&pg=PA452 p. 452].</ref>
 
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===Citazioni===
*A che giovano le [[memoria|memorie]]? Di noi muore la miglior parte, e non c'è memoria che possa resuscitarla. (cap. XXI; p. 42)
*È il ben pensare che conduce al ben dire. (cap. XXIII, p. 46)
 
==''La letteratura italiana nel secolo decimonono''==
===Volume II===
*Il [[delirio]] è uno stato breve in cui un'idea sola empie il cervello e, nascondendo il resto della realtà, lo porta al fantastico.<ref>Da ''Tommaso Grossi'', terza lezione, Roma, 23-24 dicembre 1872.</ref> (p. 37)
*[[Giambattista Vico|Vico]] aveva detto che la storia è un corso e ricorso, si ripete. [...] Poi venne la teoria del progresso, si disse: no, la storia è una linea retta che va sempre innanzi, una continua corrente verso l'ideale. Dov'è la verità? – Nella storia è ripetizione e progresso. C'è un centro che si chiama ideale o spirito di un secolo, d'un'epoca, il quale sviluppandosi forma un circolo. [...] Vico dice il vero, i circoli tornano; ma si muta il centro, lo spirito, che ha la forza di costruire nuovi circoli, è coscienza più illuminata, è spirito più riflessivo e produce il progresso. Perciò la storia è ripetizione e progresso insieme, il passaggio da una in altra epoca è passaggio da uno in altro ideale.<ref>Da ''La letteratura a Napoli'', decima lezione, Roma, 16-17 febbraio 1873.</ref> (p. 149)
*Quando si farà qualche passo nella via della libertà e dell'uguaglianza, qualche progresso nella via dell'emancipazione religiosa, qualche cammino nella via dell'educazione nazionale, certo voi, nella vostra giustizia, guarderete lì in fondo, e vedrete l'uomo che aveva levato qualla bandiera, lo ricorderete con rispetto, e direte: «Ecco il precursore!» Questo è il vero carattere, questa è la vera importanza e la vera gloria di [[Giuseppe Mazzini|Mazzini]].<ref>Da ''Giuseppe Mazzini'', quinta lezione, Roma, 1º, 2 e 3 marzo 1874.</ref> (p. 398)
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*Schopenhauer è un ingegno fuori del comune; lucido, rapido, caldo e spesso acuto; aggiungi una non ordinaria dottrina. E se non puoi approvare tutt'i suoi giudizii, ti abbatti qua e là in molte cose peregrine, acquisti svariate conoscenze, e passi il tempo con tuo grande diletto: ché è piacevolissimo a leggere. Leopardi ragiona col senso comune, dimostra così alla buona come gli viene, non pensa a fare effetto, è troppo modesto, troppo sobrio. Lo squallore della vita che volea rappresentare si riflette come in uno specchio in quella scarna prosa; il suo stile è come il suo mondo, un deserto inamabile dove invano cerchi un fiore. Schopenhauer, al contrario, quando se gli scioglie lo scilinguagnolo, non sa tenersi; è copioso, fiorito, vivace, allegro; gode annunziarti verità amarissime [...].
*Perché Leopardi produce l'effetto contrario a quello che si propone. Non crede al progresso, e te lo fa desiderare; non crede alla libertà, e te la fa amare. Chiama illusioni l'amore, la gloria, la virtù, e te ne accende in petto un desiderio inesausto. E non puoi lasciarlo, che non ti senta migliore; e non puoi accostartegli, che non cerchi innanzi di raccoglierti e purificarti, perché non abbi ad arrossire al suo cospetto. È scettico, e ti fa credente; e mentre non crede possibile un avvenire men tristo per la patria comune, ti desta in seno un vivo amore per quella e t'infiamma a nobili fatti. Ha così basso concetto dell'umanità, e la sua anima alta, gentile e pura l'onora e la nobilita. E se il destino gli avesse prolungata la vita infino al quarantotto, senti che te l'avresti trovato accanto, confortatore e combattitore. Pessimista od anticosmico, come Schopenhauer, non predica l'assurda negazione del Wille, l'innaturale astensione e mortificazione del cenobita: filosofia dell'ozio che avrebbe ridotta l'Europa all'evirata immobilità orientale, se la libertà e l'attività del pensiero non avesse vinto la ferocia domenicana e la scaltrezza gesuitica. Ben contrasta Leopardi alle passioni, ma solo alle cattive; e mentre chiama larva ed errore tutta la vita, non sai come, ti senti stringere più saldamente a tutto ciò che nella vita è nobile e grande. L'ozio per Leopardi è un'abdicazione dell'umana dignità, una vigliaccheria; Schopenhauer richiede l'occupazione come un mezzo di conservarsi in buona salute.
 
==''Scritti politici''==
*Il [[fatalismo]] è il sofismo dell'intelletto viziato, che si presta compiacentemente a ricoprire e giustificare il vizio.<ref>Da ''Il fatalismo politico'', ''Il diritto'', 8 agosto 1877.</ref> (p. 87)
*Quello che chiamiamo mafia o camorra, non è che il frutto naturale della storia nel suo libero corso. Gli uomini deboli che sono i più, si avvezzano a inchinare il capo, divenuti i don Abbondii della storia. Il culto della forza, solo perché forza, imprime sulla società il marchio della servilità e della decadenza.<ref>Da ''Le forze dirigenti'', ''Il diritto'', 4 febbraio 1878.</ref> (p. 182)
*{{NDR|[[Papa Pio IX]]}} Natura dimenticabile e placabile, aveva una elasticità di fibra che non lo faceva lungamente dimostrate nella tetraggine della vita e riconduceva presto nel suo spirito il buon umore. I solchi che sogliono fare le passioni e le sventure, erano in lui presto ripianati. Indi quella sua aria amabile e giovanile, indizio di vite lunghe e prosperose, sulle quali le passioni strisciano, non penetrano.<ref>Da (da''Pio IX a Gaeta''Scritti, politici''Il diritto'', 17 febbraio 1878.</ref> (pp. 192-193)
 
==''Storia della letteratura italiana''==