Carlo Rovelli: differenze tra le versioni

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→‎Citazioni: gli elettroni secondo Heisenberg
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*E qui arriva l'idea straordinaria {{NDR|di Einstein}}, il puro genio: il campo gravitazionale non è ''diffuso nello'' spazio: il campo gravitazionale è lo spazio. Questa è l'idea della [[Teoria della relatività|teoria della relatività generale]]. (p. 17)
*[[Werner Karl Heisenberg|Heisenberg]] immagina che gli [[Elettrone|elettroni]] ''non'' esistano sempre. Esistano solo quando qualcuno li guarda, o meglio, quando interagiscono con qualcosa d'altro. Si materializzano in un luogo, con una probabilità calcolabile, quando sbattono contro qualcosa d'altro. I «salti quantici» da un'orbita all'altra sono il loro solo modo di essere reali: un elettrone è un insieme di salti da un'interazione all'altra. Quando nessuno lo disturba, non è in alcun luogo preciso. Non è in un luogo. (pp. 26-27)
*Le equazioni della [[meccanica quantistica]] e le loro conseguenze vengono usate quotidianamente da fisici, ingegneri, chimici e biologi, nei campi più svariati. Sono utilissime per tutta la tecnologia contemporanea. Non ci sarebbero i transistor senza la meccanica quantistica. Eppure restano misteriose: non descrivono cosa succede a un sistema fisico, ma solo come un sistema fisico viene percepito da un altro sistema fisico. Che significa? Significa che la realtà essenziale di un sistema è indescrivibile? Significa solo che manca un pezzo alla storia? O significa, come a me sembra, che dobbiamo accettare l'idea che la realtà sia solo interazione? (p. 29)
*Uno studente universitario che assista alle lezioni di relatività generale il mattino e a quelle di meccanica quantistica il pomeriggio non può che concludere che i professori sono citrulli, o hanno dimenticato di parlarsi da un secolo: gli stanno insegnando due immagini del mondo in completa contraddizione. La mattina, il mondo è uno spazio curvo dove tutto è continuo; il pomeriggio, il mondo è uno spazio piatto dove saltano quanti di energia. (pp. 47-48)
*[...] troppe volte in passato ci siamo resi conto che sono le nostre intuizioni immediate a essere imprecise: se ci fossimo attenuti a esse, penseremmo ancora che la terra sia piatta e il sole le giri intorno. Le intuizioni si sono evolute sulla base della nostra limitata esperienza. Quando guardiamo un po' più lontano, scopriamo che il mondo non è come ci appare: la terra è rotonda e a Città del Capo hanno i piedi in su la testa in giù. Fidarsi delle intuizioni immediate, più che dei risultati di una disamina collettiva razionale, attenta e intelligente, non è saggezza: è la presunzione del vecchietto che si rifiuta di credere che il grande mondo fuori dal paesino dove vive possa essere diverso da quello che lui ha sempre visto. (p. 66)