Operette morali: differenze tra le versioni

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*Le ''Operette'' non possono essere giudicate prescindendo dal fatto che la stessa forza della prosa poetica leopardiana deriva dalla profondità delle posizioni che Leopardi vi esprime e che gli stessi caratteri dello stile sono tutt'altro che indifferenti al movimento interno, problematico che è alla base di ciascuna operetta: i due fatti sono assolutamente inscindibili, inseparabili.
*Qualche volta si è assunto questo giudizio come chiarificativo della natura e della stessa intenzione del Leopardi nello scrivere le ''Operette morali'', che sarebbero appunto un libro di sogni poetici, d'invenzioni di capricci malinconici. In realtà il giudizio è tutto funzionale a ciò che il Leopardi svolge in quella operetta e in cui gli preme soprattutto di rispondere – scartando provvisoriamente ogni giustificazione –: pensate pure come volete, siate felici come vi pare, la mia esperienza, quello {che più m'importa, mi dice che sono infelice.<br>Ma questa pur definizione delle ''Operette Morali'' (che indubbiamente sottolinea quel tanto di « sogno poetico », e a volte anche di capriccio malinconico, che è presente in alcune operette le quali hanno anche, si noti, toni, impostazione e taglio tra di loro non tutti meccanicamente coerenti, né sono riportabili in maniera assoluta a una totale unità) risulterebbe parziale se venisse applicata senz'altro alle ''Operette'' nella loro profonda radice di volontà, di verità e di diagnosi filosofica e potrebbe contribuire a sviare l'attenzione del lettore dall'intenzione leopardiana di esprimere poeticamente nelle Operette posizioni di valore filosofico.
 
===[[Benedetto Croce]]===
*Certe volte, nel leggere i dialoghi delle ''Operette morali'' si presentano con insistenza al ricordo (e non sono io che ho provato pel primo questa impressione, perché vedo ora che la provò anche il Pascoli) certi altri ''Dialoghetti'', vergati dalla penna reazionaria del conte Monaldo, e si sente la somiglianza non solo nella comune predilezione letteraria per quel genere accademico, per quelle tanto abusate imitazioni da Luciano, per quei «ragguagli di Parnaso», ma anche nello spirito angusto, retrivo, reazionario, nell'antipatia pel nuovo e vivente.
*E quelle, tra le ''Operette morali'', cosi intonate riuscirono di necessità frigidissime: vani sforzi di offrire rappresentazioni comiche (che non lo spirito polemico e il malumore ma solo lietezza e serena fantasia possono generare); personaggi, che sono meri nomi; dialoghi, che sono monologhi ; prosa lavoratissima ma estrinseca, e che tiene sovente qualcosa del vaniloquio accademico.
*Per ritrovare, sotto il rispetto artistico, il Leopardi schietto e sano bisogna dunque cercarlo, non dove egli polemizza, ironizza e satireggia, e ride male, ma dove si esprime serio e commosso ; e questo è il Leopardi migliore delle stesse ''Operette'' quello, per es., di alcune pagine del dialogo di Timandro ed Eleandro, che tanto si avvicinano al tono delle più belle lettere dell'''Epistolario''.
 
==Note==