Operette morali: differenze tra le versioni

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{{leggi il testo|sezione=s|[[s:Operette morali/Dialogo della Terra e della Luna|Dialogo della Terra e della Luna]]}}
*Perdona, monna Terra, [...]. Ma in vero che tu mi riesci peggio che vanerella a pensare che tutte le cose di qualunque parte del mondo sieno conformi alle tue; come se la natura non avesse avuto altra intenzione che di copiarti puntualmente da per tutto.
*[...] il [[male]] è cosa comune a tutti i pianeti dell'universo.
 
==''La scommessa di Prometeo''==
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==''Dialogo di un fisico e di un metafisico''==
{{leggi il testo|sezione=s|[[s:Operette morali/Dialogo di un fisico e di un metafisico|Dialogo di un fisico e di un metafisico]]}}
*[...] se tu vuoi, prolungando la [[vita]], giovare agli uomini veramente; trova un'arte per la quale sieno moltiplicate di numero e di gagliardia le sensazioni e le azioni loro. Nel qual modo, accrescerai propriamente la vita umana, ed empiendo quegli smisurati intervalli di tempo, nei quali il nostro essere è piuttosto durare che vivere, ti potrai dar vanto di prolungarla.
 
==''Dialogo di Torquato Tasso e del suo Genio familiare''==
{{leggi il testo|sezione=s|[[s:Operette morali/Dialogo di Torquato Tasso e del suo Genio familiare|Dialogo di Torquato Tasso e del suo Genio familiare]]}}
*Sappi che dal vero al [[sogno|sognato]], non corre altra differenza, se non che questo può qualche volta essere molto più bello e più dolce, che quello non può mai.
*[...] l'[[uomo]], [...] chiarito e disamorato delle cose umane per l'esperienza; a poco a poco assuefacendosi di nuovo a mirarle da lungi, donde elle paiono molto più belle e più degne che da vicino, si dimentica della loro vanità e miseria; torna a formarsi e quasi crearsi il mondo a suo modo; [...] e desiderare la vita; delle cui speranze, [...], si va nutrendo e dilettando, come egli soleva à suoi primi anni. [...] e rimette in opera l'immaginazione, [...].
 
==''Dialogo della Natura e di un Islandese''==
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==''Il Parini, ovvero Della Gloria''==
*[[Giuseppe Parini]] fu alla nostra memoria uno dei pochissimi Italiani che all'eccellenza nelle lettere congiunsero la profondità dei pensieri, e molta notizia ed uso della filosofia presente: cose oramai sì necessarie alle lettere amene, che non si comprenderebbe come queste se ne potessero scompagnare, se di ciò non si vedessero in Italia infiniti esempi. Fu eziandio, come è noto, di singolare innocenza, pietà verso gl'infelici e verso la patria, fede verso gli amici, nobiltà d'animo, e costanza contro le avversità della natura e della fortuna, che travagliarono tutta la sua vita misera ed umile, finché la morte lo trasse dall'oscurità. Ebbe parecchi discepoli: ai quali insegnava prima a conoscere gli uomini e le cose loro, e quindi a dilettarli coll'eloquenza e colla poesia. ([[s:Operette morali/Il Parini, ovvero Della Gloria/Capitolo primo|cap. I]])
*[...] niuna [[verità]] nuova [...] fu mai potuta [...] introdurre e stabilire nel mondo subitamente; ma solo in corso di tempo, mediante la consuetudine e l'esempio: assuefacendosi gli uomini al credere come ad ogni altra cosa; anzi credendo generalmente per assuefazione, non per certezza di prove concepita nell'animo. ([[s:Operette morali/Il Parini, ovvero Della Gloria/Capitolo ottavo|cap. VIII]])
*Non potendo godere [...] alcun beneficio della tua [[gloria]], la maggiore utilità che ne ritrarrai, sarà di rivolgerla nell'animo e di compiacertene teco stesso nel silenzio della tua solitudine, [...] e fartene fondamento a nuove speranze. [...] La gloria degli scrittori, [...] riesce più grata da lungi che da vicino, ma non è mai, si può dire, presente a chi la possiede [...]. ([[s:Operette morali/Il Parini, ovvero Della Gloria/Capitolo decimo|cap. X]])
*Quelli che sono desiderosi di gloria, ottenutala pure in vita, si pascono principalmente di quella che sperano possedere dopo la morte, nel modo stesso che niuno è così felice oggi, che disprezzando la vana felicità presente, non si conforti col pensiero di quella parimente vana, che egli si promette nell'avvenire. ([[s:Operette morali/Il Parini, ovvero Della Gloria/Capitolo decimo|cap. X]])
*Qualsivoglia [[consuetudine]], quantunque corrotta e pessima, difficilmente si discerne dalla natura. ([[s:Operette morali/Il Parini, ovvero Della Gloria/Capitolo undicesimo|cap. XI]])
 
==''Dialogo di Federico Ruysch e delle sue mummie''==
{{leggi il testo|sezione=s|[[s:Operette morali/Dialogo di Federico Ruysch e delle sue mummie|Dialogo di Federico Ruysch e delle sue mummie]]}}
*[...] spessissime volte la stessa languidezza è piacere; massime quando vi libera da patimento; poiché ben sai che la cessazione di qualunque dolore o disagio, è piacere per sé medesima, sicché il [[languore]] della morte debbe esser più grato secondo che libera l'uomo da maggior patimento.
 
==''Detti memorabili di Filippo Ottonieri''==
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*Una grandissima parte delle azioni e dei portamenti degli uomini che si attribuiscono a qualche pessima qualità morale, non sieno veramente altro che inconsiderati. ([[s:Operette morali/Detti memorabili di Filippo Ottonieri/Capitolo terzo|cap. III]])
*Le persone assuefatte a comunicare di continuo cogli altri i propri pensieri e sentimenti, esclamano, anco essendo sole, se una mosca le morde, o che si versi loro un vaso, o fugga loro di mano. ([[s:Operette morali/Detti memorabili di Filippo Ottonieri/Capitolo quarto|cap. IV]])
*Oggi non è cosa alcuna che faccia [[vergogna]] appresso agli uomini usati e sperimentati nel mondo, salvo che il vergognarsi; né di cosa alcuna questi sì fatti uomini si vergognano, fuorché di questa, se a caso qualche volta v'incorrono. ([[s:Operette morali/Detti memorabili di Filippo Ottonieri/Capitolo quinto|cap. V]])
*[...] le più delle cose delle quali si [[risata|ride]] ordinariamente, sono tutt'altro che ridicole in effetto; e di moltissime si ride per questa cagione stessa, che elle non sono degne di riso o in parte alcuna o tanto che basti. ([[s:Operette morali/Detti memorabili di Filippo Ottonieri/Capitolo quinto|cap. V]])
*Certamente il [[verità|vero]] non è bello. Nondimeno anche il vero può spesse volte porgere qualche diletto: e se nelle cose umane il bello è da preporre al vero, questo, dove manchi il bello, è da preferire ad ogni altra cosa. ([[s:Operette morali/Detti memorabili di Filippo Ottonieri/Capitolo quinto|cap. V]])
 
==''Dialogo di Cristoforo Colombo e di Pietro Gutierrez''==
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{{leggi il testo|sezione=s|[[s:Operette morali/Cantico del gallo silvestre|Cantico del gallo silvestre]]}}
*Mortali, destatevi. Non siete ancora liberi dalla vita.
*Certo l'ultima causa dell'essere non è la [[felicità]]; perocché niuna cosa è felice.
 
==''Frammento apocrifo di Stratone da Lampsaco''==
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==''Dialogo di Plotino e di Porfirio''==
{{leggi il testo|sezione=s|[[s:Operette morali/Dialogo di Plotino e di Porfirio|Dialogo di Plotino e di Porfirio]]}}
*La natura ci destinò per medicina di tutti i mali la [[morte]].
 
==''Dialogo di un venditore d'almanacchi e di un passeggere''==
{{leggi il testo|sezione=s|[[s:Operette morali/Dialogo di un venditore d'almanacchi e di un passeggere|Dialogo di un venditore d'almanacchi e di un passeggere]]}}
*'''Passeggere''': Oh che vita vorreste voi dunque?<br/>'''Venditore''': Vorrei una vita così, come Dio me la mandasse, senz'altri patti.
 
==''Dialogo di Tristano e di un amico''==
{{leggi il testo|sezione=s|[[s:Operette morali/Dialogo di Tristano e di un amico|Dialogo di Tristano e di un amico]]}}
*Le [[conoscenza|cognizioni]] non sono come le ricchezze, che si dividono e si adunano, e sempre fanno la stessa somma. Dove tutti sanno poco, e' si sa poco; perché la scienza va dietro alla scienza, e non si sparpaglia.
*Se mi fosse proposta da un lato la fortuna e la fama di Cesare o di Alessandro netta da ogni macchia, dall'altro di morir oggi, e che dovessi scegliere, io direi, morir oggi, e non vorrei tempo a risolvermi.
*La [[vita]] è felice, anzi felicissima. Ora ho cambiata opinione. Ma quando scrissi cotesto libro, [...], tutt'altro mi sarei aspettato, fuorché sentirmi volgere in dubbio le osservazioni ch'io faceva [...], parendomi che la coscienza d'ogni lettore dovesse rendere prontissima testimonianza a ciascuna di esse. [...] anzi mi credetti che le mie voci lamentevoli, per essere i mali comuni, sarebbero ripetute in cuore da ognuno che le ascoltasse. E sentendo poi negarmi [...] il tutto, e dire che la vita non è infelice, e che se a me pareva tale, doveva essere effetto d'infermità, o d'altra miseria mia particolare, da prima rimasi attonito, sbalordito, [...] e per più giorni credetti di trovarmi in un altro mondo; poi, tornato in me stesso, mi sdegnai un poco; poi risi, e dissi: [...] Gli uomini universalmente, volendo vivere, conviene che credano la vita bella e pregevole; e tale la credono; e si adirano contro chi pensa altrimenti. Perché in sostanza il genere umano crede sempre, non il vero, ma quello che è, o pare che sia, più a proposito suo. [...] Io per me, [...] rido del genere umano innamorato della vita; e giudico assai poco virile il voler lasciarsi ingannare e deludere come sciocchi, ed oltre ai mali che si soffrono, essere quasi lo scherno della natura e del destino. [...] Se questi miei sentimenti nascano da malattia, non so: so che, malato o sano, calpesto la vigliaccheria degli uomini, rifiuto ogni consolazione e ogn'inganno puerile, ed ho il coraggio di sostenere la privazione di ogni speranza, mirare intrepidamente il deserto della vita, non dissimularmi nessuna parte dell'infelicità umana, ed accettare tutte le conseguenze di una filosofia dolorosa, ma vera.
*Troppo sono maturo alla morte, troppo mi pare assurdo e incredibile di dovere [...] durare ancora quaranta o cinquant'anni, quanti mi sono minacciati dalla natura. Al solo pensiero di questa cosa io rabbrividisco. [...] Oggi non invidio più né stolti né savi, né grandi né piccoli, né deboli né potenti. Invidio i morti, e solamente con loro mi cambierei.