Arthur John Strutt: differenze tra le versioni

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==''Calabria Sicilia 1840''==
*Questa razza di cani è peculiare della Campagna Romana. Sono esemplari completamente bianchi, alti e irsuti, e valgono — ci è stato detto — dieci corone ciascuno. I pastori hanno un aspetto non meno ispido delle loro bestie: portano indumenti fatti di pelli di pecore o di capre con all'esterno la lana o il pelo. Raramenti essi sono occupati in qualche lavoro. Soltanto qualcuno di loro filava un po' di lana per aggiungere qualche soldo al modesto guadagno di pastore. Essi avevano un idea favolosa delle pecore inglesi: le immaginavano grandi almeno quanto un asino! Così avevano sentito dire — affermavano — e non tentammo nemmeno di modificare una opinione così favorevole. Prendemmo congedo da loro quando i nostri sketches furono finiti: e continuammo per la nostra strada. (Albano, 30 aprile 1841; p. 80)
<small><div align=right>Albano, 30 aprile 1841</div></small>
*Eccoci finalmente qui. Un proverbio italiano dice: — Vedi [[Napoli]] e poi muori!, ma io dico: — Vedi Napoli e vivi — perché c'è molto qui degno di essere vissuto. (Napoli, 5 maggio; p. 91)
*Questa razza di cani è peculiare della Campagna Romana. Sono esemplari completamente bianchi, alti e irsuti, e valgono — ci è stato detto — dieci corone ciascuno. I pastori hanno un aspetto non meno ispido delle loro bestie: portano indumenti fatti di pelli di pecore o di capre con all'esterno la lana o il pelo. Raramenti essi sono occupati in qualche lavoro. Soltanto qualcuno di loro filava un po' di lana per aggiungere qualche soldo al modesto guadagno di pastore. Essi avevano un idea favolosa delle pecore inglesi: le immaginavano grandi almeno quanto un asino! Così avevano sentito dire — affermavano — e non tentammo nemmeno di modificare una opinione così favorevole. Prendemmo congedo da loro quando i nostri sketches furono finiti: e continuammo per la nostra strada. (p. 80)
*È qui la frontiera della [[Calabria]] e quindi l'ultima località della provincia della [[Basilicata]]. La padrona di casa ci avverte che domani non saremo più in grado di comprendere la lingua del luogo, tanto è difficile il dialetto calabrese. «Non parlano italiano come noi» — ci dice con sufficienza — pur non essendo, certamente, il suo italiano il più puro toscano. È bene, dopo tutto, aspettarsi il peggio, ed ella ci ha preparato per ogni evento, dicendoci che troveremo «brutta lingua e brutta gente». (Osteria della Rotonda, 22 maggio; p. 125)
<small><div align=right>Napoli, 5 maggio</div></small>
*Temendo che non comprendiate la parola «Galantuomo» debbo informarvi che qui è usata per designare una certa classe di uomini che non sono assolutamente obbligati a lavorare per vivere. Disponendo, forse, di un carlino al giorno di rendita, essi sono in grado di vivere in [[ozio]], per farla da padrone nel villaggio ed essere, come sono, «Galantuomi». (Castrovillari, 23 maggio; p. 128)
*Eccoci finalmente qui. Un proverbio italiano dice: — Vedi [[Napoli]] e poi muori!, ma io dico: — Vedi Napoli e vivi — perché c'è molto qui degno di essere vissuto. (p. 91)
*[[Reggio Calabria|Reggio]] ci è piaciuta molto. Il molo, sul quale la nostra locanda è situata, è molto bello. Può andare orgogliosa di diverse fontane di cui una, quasi di fronte a noi, è veramente magnifica. E, fatto singolare, a Reggio, quasi tutte le fontane sono sulla spiaggia, e praticamente a qualche metro dal mare. [...] Stamane andammo a fare un giro in città, che ha un aspetto gaio, non tanto sul molo quanto in una bella strada parallela ad esso che sembra essere qui quel che Toledo è a Napoli. (Messina, 10 giugno; pp. 211-212)
<small><div align=right>Osteria della Rotonda, 22 maggio</div></small>
*È qui la frontiera della [[Calabria]] e quindi l'ultima località della provincia della [[Basilicata]]. La padrona di casa ci avverte che domani non saremo più in grado di comprendere la lingua del luogo, tanto è difficile il dialetto calabrese. «Non parlano italiano come noi» — ci dice con sufficienza — pur non essendo, certamente, il suo italiano il più puro toscano. È bene, dopo tutto, aspettarsi il peggio, ed ella ci ha preparato per ogni evento, dicendoci che troveremo «brutta lingua e brutta gente». (p. 125)
<small><div align=right>Castrovillari, 23 maggio</div></small>
*Temendo che non comprendiate la parola «Galantuomo» debbo informarvi che qui è usata per designare una certa classe di uomini che non sono assolutamente obbligati a lavorare per vivere. Disponendo, forse, di un carlino al giorno di rendita, essi sono in grado di vivere in [[ozio]], per farla da padrone nel villaggio ed essere, come sono, «Galantuomi». (p. 128)
<small><div align=right>Messina, 10 giugno</div></small>
*[[Reggio Calabria|Reggio]] ci è piaciuta molto. Il molo, sul quale la nostra locanda è situata, è molto bello. Può andare orgogliosa di diverse fontane di cui una, quasi di fronte a noi, è veramente magnifica. E, fatto singolare, a Reggio, quasi tutte le fontane sono sulla spiaggia, e praticamente a qualche metro dal mare. […] Stamane andammo a fare un giro in città, che ha un aspetto gaio, non tanto sul molo quanto in una bella strada parallela ad esso che sembra essere qui quel che Toledo è a Napoli. (pp. 211-212)
*Magnifica la vista che si godeva dallo Stretto. Davanti a noi era [[Messina]] col suo porto pieno di natanti, difeso dalla fortezza di San Salvatore; dietro di noi Reggio splendidamente illuminata dal sole pomeridiano e sullo sfondo le brulle montagne dell'interno, mentre a sinistra s'innalzava maestosamente l'[[Etna]], con la cima coperta di neve scintillante. Il cratere vomitava un denso pennacchio di fumo. (p. 216)
*Credo di non aver mai sofferto tanto caldo come a [[Siracusa]] a mezzogiorno. Pur essendo le nostre finestre esposte a settentrione e pur essendo state chiuse accuratamente per non far entrare la torrida aria esterna; pur essendo noi assai stanchi, stesi su buoni letti, e certamente senza indumenti addosso; pur essendo stata esclusa la luce e beneficiando di un profondo silenzio che si stende su di una città addormentata; pur essendo stati abituati a una regolare siesta quotidiana, sta di fatto che, per il caldo, non potemmo chiudere occhio nemmeno per un minuto. Rimanemmo sul letto per tutto il pomeriggio, sudando, inerti, esausti, e fummo lieti quando il fresco della sera ci ridiede la facoltà di muoverci e godere la vita. (Siracusa, 20 giugno, p. 255)
<small><div align=right>Siracusa, 20 giugno</div></small>
*L'ingresso di [[Palermo]] colpisce il visitatore, non tanto per la città in sé (la quale è piatta e perciò non si presenta come Napoli con l'imponente castello di Sant'Elmo) quanto per lo stupendo anfiteatro di montagne che formano la baia, e specialmente per la collina di Santa Rosalia, generalmente chiamata [[Monte Pellegrino]], dall'eremo che sorge al sommo. Questo monte, che ha una sagoma singolare, scende a picco sul porto. (Palermo, Palazzo d'Angiò, 30 ottobre, p. 264)
*Credo di non aver mai sofferto tanto caldo come a [[Siracusa]] a mezzogiorno. Pur essendo le nostre finestre esposte a settentrione e pur essendo state chiuse accuratamente per non far entrare la torrida aria esterna; pur essendo noi assai stanchi, stesi su buoni letti, e certamente senza indumenti addosso; pur essendo stata esclusa la luce e beneficiando di un profondo silenzio che si stende su di una città addormentata; pur essendo stati abituati a una regolare siesta quotidiana, sta di fatto che, per il caldo, non potemmo chiudere occhio nemmeno per un minuto. Rimanemmo sul letto per tutto il pomeriggio, sudando, inerti, esausti, e fummo lieti quando il fresco della sera ci ridiede la facoltà di muoverci e godere la vita. (p. 255)
<small><div align=right>Palermo, Palazzo d'Angiò, 30 ottobre</div></small>
*L'ingresso di [[Palermo]] colpisce il visitatore, non tanto per la città in sé (la quale è piatta e perciò non si presenta come Napoli con l'imponente castello di Sant'Elmo) quanto per lo stupendo anfiteatro di montagne che formano la baia, e specialmente per la collina di Santa Rosalia, generalmente chiamata Monte Pellegrino, dall'eremo che sorge al sommo. Questo monte, che ha una sagoma singolare, scende a picco sul porto. (p. 264)
 
==Bibliografia==
*''Viaggiatori stranieri nel Sud'', a cura di Atanasio Mozzillo, Saggi di cultura contemporanea, Edizioni di Comunità, Milano, 1982.
*Arthur John Strutt, ''[http://openlibrary.org/books/OL24629974M/Calabria_Sicilia_1840 Calabria Sicilia 1840. Avventure di un inglese nel Mezzogiorno borbonico]'', a cura di Guido Puccio, Edizioni Scientifiche Italiane, Napoli, 1970
*''Viaggiatori stranieri nel Sud'', a cura di Atanasio Mozzillo, Saggi di cultura contemporanea, Edizioni di Comunità, Milano, 1982.
 
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