Hannah Arendt: differenze tra le versioni

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*Nessuno ha mai dubitato del fatto che [[verità]] e [[politica]] siano in rapporti piuttosto cattivi l'una con l'altra e nessuno, che io sappia, ha mai annoverato la [[sincerità]] tra le virtù politiche. Le menzogne sono sempre state considerate dei necessari e legittimi strumenti non solo del mestiere del politico o del demagogo, ma anche di quello dello [[statista]].<ref>Da ''Verità e politica'', traduzione di Vincenzo Sorrentino, Bollati Boringhieri, Torino, 2004.</ref>
*I diari di guerra di [[Ernst Jünger|Jünger]] forniscono forse la migliore e più sicura prova delle enormi difficoltà che incontra l'individuo quando intende conservare le proprie concezioni morali e il proprio concetto di verità in un mondo nel quale verità e morale hanno perso qualsiasi espressione riconoscibile. Nonostante l'innegabile influsso esercitato dai suoi primi lavori su taluni membri dell'intellighenzia nazista, Jünger è stato dal primo all'ultimo giorno del regime un attivo oppositore del nazismo e ha con ciò provato che il senso dell'onore un po' fuori moda, un tempo comune tra i membri del corpo degli ufficiali prussiani, era pienamente sufficiente ai fini della resistenza individuale.<ref>Da ''Ritorno in Germania'', introduzione di [[Angelo Bolaffi]], traduzione di Pierpaolo Ciccarelli, Donzelli Editore, 1996, p. 46. ISBN 88-7989-281-9</ref>
*Se la [[Mahatma Gandhi|gandhiana]] strategia della [[non violenza|resistenza non violenta]], così potente ed efficace, si fosse scontrata con un diverso avversario – la Russia di [[Stalin]], la Germania di [[Adolf Hitler|Hitler]], oppure il [[Giappone]] di prima della [[seconda guerra mondiale|guerra]], anziché l'[[Inghilterra]] – il risultato non sarebbe stato la decolonizzazione, ma il massacro e la sottomissione. (da ''Sulla violenza'', Mondadori, 1971, p. &nbsp;66).
*Tutti i termini [[filosofia|filosofici]] sono [[metafore]], analogie, per così dire congelate, il cui significato autentico si dischiude quando la parola sia riportata al contesto d'origine, certo presente in modo vivido e intenso alla mente del primo filosofo che la impiegò.<ref>Da ''La vita della mente'', a cura di Alessandro Dal Lago, traduzione di Giorgio Zanetti, Ed. Il Mulino, 1987.</ref>
*Vivere insieme nel [[mondo]] significa essenzialmente che esiste un mondo di cose tra coloro che lo hanno in comune, come un tavolo è posto tra quelli che vi siedono intorno.<ref>Citato in Laura Centemeri, ''Ritorno a Seveso: il danno ambientale, il suo riconoscimento e la sua riparazione'', Bruno Mondadori, 2006, p. 1.</ref>
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==''Vita Activa''==
*Il miracolo che salva il mondo, il dominio delle faccende umane, dalla sua normale, 'naturale' rovina è in definitiva il fatto della natalità, in cui è ontologicamente radicata la facoltà dell'azione. È, in altre parole, la nascita di nuovi uomini e il nuovo inizio, l'azione di cui essi sono capaci in virtù dell'esser nati. Solo la piena esperienza di questa facoltà può conferire alle cose umane fede e speranza, le due essenziali caratteristiche dell'esperienza umana che l'antichità greca ignorò completamente. È questa fede e speranza nel mondo che trova forse la sua più gloriosa e stringata espressione nelle poche parole con cui il vangelo annunciò la 'lieta novella' dell'avvento: 'Un bambino è nato per noi'". (p. &nbsp;263)
*La nostra è la prima generazione divenuta pienamente consapevole delle conseguenze atroci che discendono da una linea di pensiero che costringe ad ammettere che tutti i mezzi, purché siano efficaci, sono leciti e giustificati per conseguire qualcosa di definitivo come fine. (Bompiani, Milano, 2008, 168)
*Il fatto che l'[[uomo]] sia capace d'[[azione]] significa che da lui ci si può attendere l'inatteso, che è in grado di compiere ciò che è infinitamente improbabile. E ciò è possibile solo perché ogni uomo è unico e con la nascita di ciascuno viene al mondo qualcosa di nuovo nella sua unicità. (traduzione di Sergio Finzi, Bompiani, Milano, 1999)
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==Altri progetti==
{{interprogetto}}
 
===Opere===
{{Pedia|Le origini del totalitarismo||(1951)}}
 
{{Portale|donne}}
 
{{DEFAULTSORT:Arendt, Hannah}}