J. D. Salinger: differenze tra le versioni

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*Sicché andò a finire che feci il tema sul guantone da baseball di mio fratello Allie. Era un argomento molto descrittivo. Dico davvero. Mio fratello Allie, dunque aveva quel guantone da prenditore, il sinistro. Lui era mancino. La cosa descrittiva di quel guanto, però, era che c'erano scritte delle poesie su tutte le dita e il palmo e dappertutto. In inchiostro verde. Ce le aveva scritte lui, così aveva qualcosa da leggere quando stava ad aspettare e nessuno batteva. Ora è morto. Gli è venuta la leucemia ed è morto quando stavamo nel Maine, il 18 luglio del 1946. Vi sarebbe piaciuto. (cap. V, p. 45; 2008)
*Aveva solo tredici anni e loro volevano farmi psicanalizzare e compagnia bella perché avevo spaccato tutte le finestre del garage. Non posso biasimarli. No, francamente. Ho dormito nel garage, la notte che lui è morto, e ho spaccato col pugno tutte quelle dannate finestre, così, tanto per farlo. Ho tentato anche di spaccare tutti i finestrini della giardinetta che avevamo quell'estate, ma a quel punto mi ero già rotto la mano eccetera eccetera, e non ho potuto. È stata una cosa proprio stupida, chi lo nega, ma io quasi non sapevo nemmeno quello che stavo facendo, e poi voi non conoscevate Allie. La mano ogni tanto mi fa ancora male, quando piove e compagnia bella, e io non posso più stringere il pugno – ben stretto, voglio dire – ma tolto questo non me ne importa molto. Voglio dire che in qualunque caso non diventerò mai un dannato chirurgo e nemmeno un violinista né niente. (cap. V, p. 45-46; 2008)
*Potevi sentire anche il vecchio Ackley che russava. Attraverso quelle dannate tende della doccia, potevi sentirlo. Aveva la sinusite, e uandoquando dormiva non respirava tanto bene. Le aveva tutte lui, quello là. Sinusite, foruncoli, denti schifi, alito cattivo, unghie sozze. Come facevi a non compatirlo un po', quello svitato figlio di puttana. (cap. V, p. 46-47; 2008)
*Quando una cosa mi fa stare molto in pensiero, non mi metto a camminare su e giù. Devo persino andare al gabinetto, quando una cosa mi fa stare in pensiero. Solo che non ci vado. Sono troppo in pensiero per andarci. Non voglio smettere di stare in pensiero per andarci. (cap. VI, p. 48; 2008)
*Lui non sopportava di sentirsi chiamare [[stronzo]]. Tutti gli stronzi non sopportano di sentirsi dare dello stronzo. (cap. VI, p. 52; 2008) {{NDR|su Stradlater}}