Discussione:Racconto: differenze tra le versioni

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:::{{ping|Superchilum}} Per adesso nella voce apposita io sposterei la citazione di Canetti e la seconda di Calvino, ma sicuramente se ne potrebbero trovare altre.--[[Utente:AssassinsCreed|AssassinsCreed]] ([[Discussioni utente:AssassinsCreed|scrivimi]]) 16:06, 5 mar 2018 (CET)
::::Si potrebbe inserire nella pagina racconto un'immagine, in un formato abbastanza grande, che chiarisca quale tipo di citazioni vanno inserite. Per le voci tematiche occorre che il rapporto fra significante e significato sia univoco. Certo, questa è un'astrazione, giacché la relazione fra l'uno e l'altro è complessa in ogni caso, anche per parole semplicissime. Questa, però, è una fondamentale questione filosofica che non ci aiuta molto. Ci sono effettivamente parole particolari, che hanno una loro intrinseca malia, sono sinuose, spiraliformi, incantano, subito. Per esempio: play: giocare, suonare, recitare. Questi tre significati vengono simultaneamente evocati dalla stessa parola, si potrebbe dire con un solo gesto: un attore recita, ma in certo modo gioca, anche, e "suona" con la voce; chi gioca sembra talvolta anche recitare un po' mentre gioca (immaginiamoci il bluff al poker – e in questo caso anche la modulazione della voce, il "suono" è indispensabile per essere convincenti... – o le amichevoli schermaglie fra giocatori in un'appassionata partita a bocce. McEnroe non giocava e "recitava" in modo memorabile, leggendario? Non "suonavano" quei: "What?", "Supervisor!"? Il suo tennis stellare non sarebbe forse stato lo stesso senza quei fuori programma incredibili, quella mimica, erano la spezia indispensabile, si aspettava solo quello...), chi suona al pianoforte sembra giocare magicamente, funambolicamente coi tasti, suona, è ovvio, e non pochi pianisti, violinisti, ecc. col viso, col corpo un po', "recitano". G. Gould addirittura canticchiava. Racconto, come play, è appunto una di quelle parole "ipnotiche" (per i poeti – è ovvio – tutte lo sono), più "ipnotiche" di altre. Ma proprio per questo la voce tematica per poter sussistere deve essere un Convitato di pietra che fa tabula rasa e impone: 1:1. Se, fuori da ogni ''finesse'', Racconto (distinto da Fiaba) è un genere letterario, o qualcosa di analogo, un'attività analoga il cui contenuto è di "sola immaginazione", di "sola fantasia", nel quale, se pure ci fossero riferimenti al vissuto dell'autore, cantastorie ecc. sono talmente trasfigurati ("transustanziati": (Uanema! ([[modi di dire napoletani]])) da essere del tutto inavvertibili alla lettura (o rilevabili solo da specialisti, esperti, studiosi); se è così la voce Racconto così com'è va benissimo, meglio ancora con una didascalia – se ce n'è una – che chiarisca ogni residuo dubbio. Se in futuro ci saranno inserimenti dubbi da discutere (ma purtroppo è una voce poco frequentata e se ci fossero molti più inserimenti univoci, indubbi, questo ci aiuterebbe senz'altro, sarebbe di per sè dirimente e molto anche), mi offro già da ora volontario. Mi scuso per il pesantissimo, ultrabruttissimo "transustanziati" (ridico a me stesso: Uanema!), ma l'ho usato solo per cercare di farmi capire meglio.--[[Utente:Sun-crops|Sun-crops]] ([[Discussioni utente:Sun-crops|scrivimi]]) 16:02, 13 mar 2018 (CET)
 
:::::Sono d'accordo sul fatto che esistono "parole particolari, che hanno una loro intrinseca malia, sono sinuose, spiraliformi, incantano, subito", ma questo non deve e non può impedire scorpori necessari: in alcune frasi è molto chiaro quale dei molteplici significati possibili la parola assume e proprio in virtù di questo è giusto separare in voci diverse i significati diversi di una stessa parola. Quando invece non è chiaro quale dei molteplici significati la parola assume, la frase può essere tranquillamente inserita in più di una voce.--[[Utente:AssassinsCreed|AssassinsCreed]] ([[Discussioni utente:AssassinsCreed|scrivimi]]) 18:12, 13 mar 2018 (CET)
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