Saʿdi: differenze tra le versioni

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[[ImmagineFile:SAÂDI - Le jardin des roses.jpg|thumb|Miniatura che illustra l'opera di Saˁdi ''Il roseto'']]
'''Saadi''', nome completo '''Abu Muhammad Muslih ibn ˁAbd Allāh''', noto come '''Saˁdi di Shirāz''', o '''Shirāzi''' (1184 – 1291), poeta e mistico persiano.
 
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*A Loqman<ref name=saggio>Antico sapiente arabo, anteriore a [[Maometto]], supposto autore di favole morali. (Nota di Italo Pizzi a p. 34)</ref>il sapiente fu domandato un giorno: "Da chi hai tu appresa la [[sapienza]]?" Rispose: "Dai ciechi, i quali, finché non hanno riconosciuto il luogo, non muovono il piede." ''Prima di entrare, prepàrati l'uscita.''<ref name=cors>Il testo in corsivo è in arabo nell'originale. {{cfr}} ''Il roseto'', nota a p. 19.</ref>(da ''Scusa per la pochezza dell'omaggio reso al principe e motivo dell'aver scelto la vita solitaria'', vol I, p. 34)
*"Ora i savi sogliono dire: – [[verità e bugia|Menzogna]] che procaccia il bene, migliore di [[verità e bugia|verità]] che suscita malanni!" <br/>''Meglio è del ver che ti agita e conturba, | la menzogna che il cor ti rende lene. || Tale, al cui dir conformasi un sovrano, | guai se altro attesterà fuor che del bene!'' (da ''Fatti di regnanti'', vol. I, cap. I, p. 38)
*Nella volta del palagio di Fredun<ref>Antico monarca dell'epopea persiana. Vedi il ''Libro dei Re'' di [[Ferdowsi|Firdusi.]] (Nota di Italo Pizzi a p. 38)''</ref> era già scritto questo motto leggiadro: <br/>''Eterna appo nessuno, o fratel mio, | non rimane la [[vita]]! Oh! non fidarti, | non ti fidar del posseder di cose | che sono di quaggiù, ché molti il Fato | uguali a te allevò, molti altri uccise. || Quando a partir di qui l'anima buona | di noi s'appresta, che val mai sul trono o sul nudo terren gustar la [[morte]]?'' (da ''Fatti di regnanti'', vol. I, cap. I, p. 38)
*[...] spegnere il [[fuoco]] e lasciar la brace, uccidere la vipera e custodirne i figli, non è impresa da saggi.<br/>''Se acqua di vita piovesser le nuvole, | mai non côrresti alcun frutto dal salice. || Con gente vile il tempo tuo non perdere, | ché da canne da stuoie | mai non potresti aver sapor di zucchero.'' (da ''La natura non si cancella'', vol I, p. 43)
*''Ottima [[spada]] con un tristo ferro | come foggiar si può? Deh! sapïente, | se tale allevi che non ha valore, | mai non sarà che facciasi valente! || La pioggia che non ha di sua natura | nella eccellenza qualità diverse, | crescere in un giardin fe' i tulipani, | ma ortiche, in un suol salmastro, al cielo aderse.'' (Da ''La natura non si cancella'', vol. I, p. 45)
*''Regnar non può l'uom vïolento e reo, | ch'esser pastor non può lupo rapace. || Tal [[re]] che ingiusto prendasi costume, | scrolla del regno suo le fondamenta.'' (da ''Malvagità di re punita'', vol I, p. 48)''
*''Addetti servi alla celeste corte | sono poveri e ricchi. Oh! bisognosi | quelli ne son di più che han miglior sorte.''<ref>I più ricchi e potenti quaggiù. (Nota di Italo Pizzi a p. 52)</ref> (da ''Ciò che va detto ad un principe tiranno e bacchettone'', vol I, p. 52)
*''Sono quai membri e per l'uno e per l'altro | d'Adamo i figli. Quando fûr creati, | d'un sol germe son nati. || Quando la sorte uno de' membri affligga | di qualche doglia, tutti gli altri insieme | scossi vanno e turbati. || Se tu per altrui doglia non ti turbi, | che d'Adamo figliuol nessun più mai | ti appelli, in pena avrai.'' (da ''Ciò che va detto ad un principe tiranno e bacchettone'', vol I, p. 53)''
*''Mai non restano fermi [[oro]] od argento | in mano ai generosi, | non l'acqua in un crivel, non pazïenza | in core agli amorosi.'' (da ''Il re gaudente e l'accattone petulante'', vol I, p. 56)
*''Quello stolto che accende in giorno chiaro | un cero sfavillante, | tosto vedrai che non avrà la notte | nella lucerna sua olio bastante.'' (da ''Il re gaudente e l'accattone petulante'', vol I, p. 56'')
*L'essere singolarmente faceti, è il pregio dei cortigiani, ma è la vergogna dei sapienti. (da ''Noia delle pubbliche e alte cariche'', vol I, p. 59)
*[...] "due sono gli aspetti del servire un re: la speranza del pane e il timore per la vita. Ora, è cosa contraria al parere dei saggi per la speranza di quello cadere nel timore per questa." (da ''Difficoltà del servire un principe'', vol I, p. 60)
*''Integro sii, fratello, e di nessuno | nessun timore avrai, | ché sol le vesti lorde | battono sulla pietra i lavandai.'' (da ''Difficoltà del servire un principe'', vol I, p. 61)
*''Pel volgere dei giorni, e triste e grave | non sarai tu, ché amara è pazïenza, | ma reca frutto di sapor soave.'' (da ''Difficoltà del servire un principe'', vol I, p. 63)
*[...] servire il principe è come un [[viaggio]] di mare, giovevole e pericoloso. O peschi un tesoro, o muori fra lo sbattersi delle onde. (da ''Difficoltà del servire un principe'', vol I, p. 64'')
*''Se del [[giardino|giardin]] del popolo | mangia una mela il re, | i paggi suoi di svellerne | l'arbor dalle radici son capaci. || Per cinque ova che il principe | di furto si mangiò, | mille galline infilzano | nello spedo i suoi militi rapaci.'' (da ''Piccolo principio di gran male'', vol. I, p. 68)
*''Non ti doler se a te vien dalla gente | o rancuna o malanno, | ché dalla gente non procedon mai | gioia dell'alma o affanno. || Sappi che l'atto sol da [[Dio]] procede | d'amico e di nemico, | ché di questo e di quello in poter suo | l'anima e il cor si stanno. || Se dall'arco si schiava una saetta, | che dall'arcier procede e non dall'arco, | i sapïenti sanno.'' (da ''Fedeltà alla prova'', vol. I, pp. 75-76)"