Gesualdo Bufalino: differenze tra le versioni

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*Peccato che i [[delitto|delitti]] meglio eseguiti, i delitti perfetti, insomma, siano rimasti privi di firma; e che gli autori in cambio d'una banale impunità abbiano perso la gloria. (p. 11)
*Mi è impossibile amare una donna che non mi ami. Potrei esserle amico, ma niente di più. Ogni donna che non mi ama è un uomo. (p. 12)
*La [[poesia]] fu nell'infanzia una pratica furtiva, mi nascondevo nel cesso, mi sentivo colpevole. Scrivere da allora significò vergogna, infrazione, empietà: un vizio solitario che, come l’altro, aveva per confuso traguardo la morte. (p. 16)
*[[Sirena|Sirene]]: Vissero feroci e stupende. Una laringite le vinse. (p. 16)
*[[Indovinelli dai film|Indovinello]]: Un servo sciocco, infedele, bugiardo, che alla fine ci abbandona, nudi vermi di niente, senza un saluto... Il [[corpo]]. (p. 16)
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*La [[speranza]]: ricorrente febbre di Malta di cui non sapremo mai guarire del tutto. (p. 20)
*Insufficienza dei trattati d'amore. Ciascun sapiente, senza accorgersene, discetta del solo amore che conosce: il [[amor proprio|proprio]]. (p. 22)
*Chi si leva dal letto perché soffre d'[[insonnia]], non merita quel privilegio. I [[nottambulo|nottambuli]] sono dei disertori. (p. 23)
*Inquilini della terra, non è carino che ci diamo tante arie di proprietari. (p. 23)
*Chissà dove vanno i sogni che sogniamo e dimentichiamo: Atlantidi sommerse e perse che non visiteremo mai più. (p. 23)
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*Se gli uomini impiegassero per il possibile la metà delle forze che sprecano per l'impossibile... (p. 29)
*Battaglie: La [[ragione]] vince tutte le scaramucce. Vincesse una battaglia ch'è una! (p. 29)
*La poesia, venerando ma sfacciato commercio di sé... (p. 32)
*Un ucciso, sepolto sulla sponda di un fiume, aspetta da secoli di veder passare la spoglia del suo assassino. (p. 32)
*Conversando, sforzatevi di dire di tanto in tanto una [[banalità]]. L'amor proprio di chi vi ascolta ve ne sarà riconoscente. (p. 33)
*Una donna dev'essere molto bella per permettersi la [[verginità]]. (p. 34)
*E dire che io e lui abbiamo un nemico in comune: lui me, io pure. (p. 34)
*Più m'incaponisco a capirle, più vita e [[letteratura]] mi paiono le due facce d'un medesimo abrakadabra. (p. 34)
*Uno dei miei pochi piaceri: dispiacere a chi non mi piace. (p. 35)
*Metamorfosi del [[critico]]: fu un tempo giudice areopagita; quindi patrono; quindi complice e sodale dello scrittore. Oggi, novanta volte su cento, mezzano e giullare del re. (p. 35)