Benazir Bhutto: differenze tra le versioni

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===[[Christopher Hitchens]]===
*Dimostrava sempre la stessa mancanza di imbarazzo privopriva di ironia. MiCon ricordo di quantoquanta graziosamentegrazia mi mentiva, ricordo, e con uno sguardo così impassibile da quegli occhi di topazio, susul comefatto che il programma nucleare pakistano fosse esclusivamente pacifico e civile. SembravaCome appariva sempre ipocritamente indignata quando le venivano poste domande non gradite sull'enorme corruzione di cui lei e il suo marito playboy Asif Ali Zardari furono accusati. [...] E ora le due principali eredità del governo Bhutto – le armi nucleari e gli islamisti legittimati – si sono tangibilmente avvicinate.
*Il critico più severo di Benazir Bhutto non avrebbe potuto negare che possedeva un livello di coraggio fisico straordinario. Quando suo padre giaceva in prigione condannato a morte dalla dittatura militare pakistana nel 1979, e altri membri della sua famiglia cercavano di fuggire dal paese, ella tornò coraggiosamente. Il suo successivo incontro con il brutale generale Zia-ul-Haq le costò cinque anni della sua vita, trascorsi in prigione. Sembrava semplicemente mostrare disprezzo sia per l'esperienza che per l'ometto feroce che gliela inflisse.
*Sta di fatto che l'indubbio coraggio di Benazir conteneva un certo fanatismo. Aveva il complesso di Elettra più grande di qualsiasi altra donna politica della storia moderna, totalmente consacrata alla memoria del suo padre giustiziato, l'affascinante e spregiudicato Zulfiqar Ali Bhutto, che una volta dichiarò che il popolo del Pakistan avrebbe mangiato erba prima di rinunciare alla lotta per l'acquisizione d'un arma nucleare. (Era piuttosto preveggente a tal riguardo: il paese ora ha effettivamente le armi nucleari, e mentre milioni dei suoi abitanti a malapena si sfamano). Un socialista di nome, Zulfiqar Bhutto era un autocratico opportunista, e questa tradizione familiare fu continuata dal Ppp, un partito apparentemente populista che non ha mai avuto una vera elezione interna e che in realtà – come tante altre cose nel Pakistan – fu una proprietà della famiglia Bhutto.