Indro Montanelli e Roberto Gervaso: differenze tra le versioni

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*Checché ne dicano i suoi esaltatori, il [[barocco]] è aria fritta. Fritta – qualche volta – benissimo, con grande maestria, ma sempre inficiata dal virtuosismo di mestiere. Le manca l'anima. Ed anzi è proprio per nascondere questo vuoto che si abbandona a quell'orgia di forme e di colori, a quella teatralità di sfondi, a quei contorsionismi muscolari nella scultura, a quella solennità scenografica nell'architettura. (cap. 23, 2009, p. 263)
*Il barocco è un'arte ricca che nasce nei Paesi poveri. Non a caso la sua culla sono l'Italia e la Spagna. (cap. 23, 2009, p. 263)
*[[Gian Lorenzo Bernini|Bernini]] non diventodiventò [[Michelangelo Buonarroti|Michelangelo]] perché neanche Michelangelo, se fosse nato allora {{NDR|nel Seicento}}, sarebbe diventato Michelangelo. Ma come lui era un lavoratore infaticabile ed esigentissimo, mai soddisfatto di quel che faceva, e infatti lo disfaceva e rifaceva continuamente. Passava notti intere a correggere un naso, a limare una fronte, a scavare una ruga. (cap. 23, 2009, p. 266)
*{{NDR|Il giovane [[Francesco Borromini]]}} Scontroso, timido, taciturno, i suoi unici compagni erano il marmo, il bulino e il martello. Non si concedeva svaghi e passava tutto il tempo fra cornici e scalini, stipi e balaustre, statue e colonne. (cap. 23, 2009, p. 271)
*Una notte d'estate del 1667, non riuscendo a prendere sonno, Francesco {{NDR|Borromini}} afferrò la spada e si trapassò da parte a parte come un samurai. Vani furono i tentativi di salvarlo. Il giorno dopo morì dissanguato, e con lui scomparve uno dei grandi maestri del barocco. Il più grande, forse, dopo il grandissimo [[Gian Lorenzo Bernini|Bernini]]. (cap. 23, 2009, p. 272)