Ettore Bernabei: differenze tra le versioni

giornalista e produttore televisivo italiano (1921-2016)
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Versione delle 11:50, 20 feb 2018

Ettore Bernabei (1921 – 2016), dirigente d'azienda, giornalista e produttore televisivo italiano.

Ettore Bernabei

Da Ettore Bernabei

Intervista di Claudio Sabelli Fioretti, Sette, citato in Interviste.sabellifioretti.it.

  • Parlano bene della mia televisione solo per parlar male di quella di oggi.
  • Nessuno pensa più alla qualità del pubblico. Non interessa più a nessuno sapere chi sono le persone che guardano uno spettacolo. Basta che siano tante.
  • La pubblicità causa l'omogeneizzazione al livello più basso, più ombelicale, più belluino.
  • La televisione non è come il cinema. La televisione è sempre accesa, viene vista in pantofole, a casa. La gente non la percepisce come qualcosa di finto, di inventato. È come se si continuasse il discorso fatto nell'altra stanza con la moglie, la suocera, il figlio, il padre.
  • Le istituzioni, la famiglia, la scuola, la Chiesa sempre meno sono in grado di fornire alle persone modelli di comportamento. Un genitore, un nonno oggi riescono a malapena a comunicare qualche norma igienica, dietetica, di sicurezza, lavati i denti, non correre col motorino, non mangiare troppo. La televisione, con tutta la suggestione del colore, la suasività della parola ben tornita, la dolcezza delle musiche di sottofondo, dà modelli di comportamento.
  • Nella società i violenti sono una minoranza. La televisione invece enfatizza il fenomeno. È un moltiplicatore atomico.
  • Le persone, più sono "giuste", più sono ispirate da principi morali, meno vedono la televisione. Le persone colte non vogliono "rincretinirsi con quelle baggianate". Le persone che hanno una vita equilibrata non vedono la televisione e non se ne curano. Contemporaneamente in Italia la metà dei ragazzi dai 6 ai 18 anni vede in media tre ore di tv. E riceve, in queste tre ore, mille inviti a bere alcolici ad alta gradazione.
  • Quando un macellaio ha carne non buona la riempie di spezie. La nostra tv è piena di droghe, di spezie.
  • Arbore. È il migliore. È il prototipo di come deve essere il presentatore, il conduttore. Non urla mai, non ricorre mai alle sguaiatezze. Non circuisce lo spettatore con violenze, sesso, cattivo gusto. Non usa mai spezie. Ha sempre il rispetto del pubblico. È intelligente, omnicomprensivo. Sfrutta meno degli altri i reconditi deteriori dell'umanità.
  • Io seguivo molto l'informazione. Ogni sera alle sei telefonavo al direttore del Telegiornale e mi facevo raccontare che cosa c'era. E dicevo la mia. Toglierei questo, cambierei quest’altro, se sentite Tizio sentite anche Caio. Cose del genere. Dicevo: se esageriamo, prima o poi ci tolgono queste possibilità.
  • Ho sempre sentito sopra di me tanti superiori, tanti giudici, tanti padroni, tanti a cui dovevo rendere conto, tanti che mi avrebbero criticato, e ho cercato di barcamenarmi tra le tante paure.
  • Ha avuto il merito di creare il sistema misto in Italia, aiutato da parecchi ambienti politici, soprattutto nei primi tempi. Ha saputo cogliere le incapacità, gli errori, le paure, le inadeguatezze degli altri. In fondo ci avevano provato Mondadori, Rusconi, Rizzoli. Ma anche Berlusconi deve cercare un suo progetto editoriale. Deve scegliersi il pubblico. Invece vuole tutto. È un errore.

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