Henry de Montherlant: differenze tra le versioni

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/* Citazioni di Henry de citazione
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*Si passa la giovinezza a far credere di essere uomini. L'età adulta a far credere di essere felici quando invece non lo si è. La vecchiaia a far credere di non essere rimbambiti quando invece lo si è.<ref>Citato in ''Il cinico ha sempre la battuta pronta'', ''Il Giornale'', 19 gennaio 2010, p. 33; ora in [http://cinquantamila.corriere.it/storyTellerArticolo.php?storyId=0000000195561 cinquantamila.it].</ref>
*[...] si vorrebbe che dalla guerra venisse solo del male. Molti problemi sarebbero semplificati. Ora quest'archetto bagnato di sangue trae dall'uomo accenti profondi che esso solo può far rendere... Di fronte a un uomo che non abbiamo visto prender parte alla guerra restiamo perplessi: si può amarlo? Non m'importa nulla di essere odiato dai pacifisti, perché molti uomini della guerra avrebbero dato la vita per me. Noi siamo entrati nella vita conoscendo sul fronte ciò che era degno d'essere amato. Non escludo i nemici. Certe volte, dinanzi al loro coraggio, si è stati tentati di andare a loro, di prender le loro mani. Ma bisognava ucciderli. (''Chant funèbre pour les morts de Verdun'', 1924<ref name=mortier>Citato in Alfredo Mortier, ''Movimento intellettuale in Francia'', ''Il Secolo XX'', anno 25, n. 8, agosto 1926, p. 567.</ref>)
*Solo forti e specialissime nature sopportano l'[[isolamento]], e sempre a condizione che sia relativo e interrotto. Gli altri lo pagano caro. Non si vive impunemente solo di sé. Ed è giusto che sia così perché l'isolamento, quando non è voluto da alte ragioni intellettuali o spirituali, ha generalmente le proprie radici nella pigrizia, nell'egoismo, nell'impotenza, in quella "paura di vivere", insomma, che è un male tra quelli che affliggono l'umanità, di cui non si è ancora parlato abbastanza. (da ''Ragazze'', traduzione di Maria Luisa Cipriani Fagioli, Mondadori, Milano, 1958, p. 21)
*Sono sempre stato per la [[censura]] [...]. Ma a condizione che questa censura sia affidata a delle persone qualificate sia per la loro sicurezza di giudizio che per il loro tatto morale e resa efficiente nel concreto. [...] Non parlo qui che della censura etica.<ref>Dall'intervista di Vittorio Abrami, [http://digital.sturzo.it/spogliogenerale/1963/19631026/20/5/acoll ''A colloquio con Montherlant''], ''Il Popolo'', 26 ottobre 1963.</ref>
*Tutto quello che avviene attorno a me è agitazione di fantasmi che fra un attimo saranno doppiamente dissipati: dalla loro morte e dalla mia. Non c'è ragione che io mi mescoli con questi fantasmi.<ref>Dall'intervista di Luigi Bàccolo, ''Visita a Montherlant: L'inaccessibile'', ''Il Mondo'', XV, 11, 12 marzo 1963.</ref>