Anwar al-Sadat: differenze tra le versioni

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{{Premio|Nobel|la pace '''(1978)'''}}
[[File:Anwar Sadat, 19531978.jpg|thumb|A. al-Sadat nel 19531978]]
'''Muhammad Anwar al-Sādāt''' (1918 – 1981), politico egiziano, premio Nobel per la pace.
 
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*Ritengo che la [[politica]] sia l'arte di costruire una società in cui si manifesti la volontà di Dio. Il nostro Creatore ha decretato che dobbiamo impegnarci seriamente in opere costruttive; e, in una società del genere, ogni individuo dovrebbe godere di assoluta libertà, non essere soggetto ad altre restrizioni oltre a quelle implicite nei genuini valori umani della società stessa, valori che sono il frutto della sua cultura indigena, e appaiono dunque accettabili a chiunque. La [[libertà]] è il frutto più bello, più santo e prezioso della nostra cultura; un individuo non dovrebbe mai essere ridotto alla sensazione che è alla mercè di qualsivoglia forza coercitiva o che la sua volontà è subordinata a quella di altri. (p. 97)
 
*{{NDR|Sui partiti politici nell'Egitto di [[Fārūq I d'Egitto|re Fārūq]]}} Non erano che strumenti nelle mani del re e degli inglesi, e si alleavano volta a volta con il primo o i secondi soltanto per ottenere i massimi vantaggi personali a spese del popolo. (p. 111)
 
*La ruota del tempo continua a girare, la storia prosegue la sua marcia, e nulla si può fare per arrestare l'una e l'altra; non resta che cercare di mettersi al timone, di assumere il controllo, di accertarsi che la marcia avvenga nella direzione giusta. Fu questo che facemmo o, per lo meno, che tentammo di fare con tutte le nostre forze. (p. 116)
 
*Era evidente che il paese era pronto alla rivoluzione: il popolo aveva perso fiducia nei partiti politici e l'ostilità che nutriva per la casa regnante e gli inglesi aveva raggiunto il culmine. Era quindi del tutto naturale che i nostri carri armati fossero salutati con giubilo ovunque da gruppi di cittadini che cantavano e improvvisavano danze attorno ai veicoli, felici e festanti. Ne eravamo consapevoli, ci era chiara la responsabilità che questo comportava. Nostro primo compito era quello di formare un governo operante ed efficiente. Ma chi poteva mettersene alla testa? (p. 116)
 
*Nasser non era affatto un idealista; al contrario, aveva uno straordinario senso pratico, era spesso sospettoso e diffidente: non faceva un passo senza aver riflettuto attentamente. (p. 125)
 
*L'affetto che provavo per lui mi velava gli occhi, mi impediva di scorgere la verità. Inoltre, si è portati a giudicare gli altri sulla scorta del proprio carattere, e io sono naturalmente portato a fidarmi di tutti finché non intervengano fatti ben precisi che mi costringano a mutare atteggiamento. Invece Nasser, come mi resi conto in seguito, sospettava di tutto e di tutti, finché non intervenissero fatti tali da convincerlo che il suo atteggiamento era ingiustificato; non va però dimenticato che, nella realtà dell'esistenza multiforme che conduciamo, ben di rado si può verificare questa seconda evenienza. (p. 131)
 
*Il potere ha la capacità di inebriare gli uomini, anche se sono giovani «rivoluzionari»; che così accadesse, era, penso, del tutto umano, ma, grazie a Dio, io sono sempre stato e sempre sarò immune da tentazioni del genere. (p. 134)
 
==Citazioni su Anwar al-Sadat==