Paolo Pavolini: differenze tra le versioni

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*[[Vittorio Emanuele III]], corto di statura, congiuntivitico cronico dall'apparenza timidissima, impacciata e paralizzata di chi porta sulle spalle un fardello troppo pesante per la volontà e l'intelligenza di un mediocre, costretto sempre a subire il corso di avvenimenti troppo grandi per lui, era posseduto, in realtà, da una vocazione tanto ossessiva quanto magistralmente dissimulata di salvaguardare ogni briciola dei suoi poteri, dei suoi possessi e dei suoi giudizi. Il topo si mutava in tigre se lo sfiorava un'ombra di timore per l'integrità delle sue prerogative soverchianti e del suo patrimonio miliardario: custoditi le une e l'altro con una passione nevrotica, ma perfettamente armonica con il cumulo di convinzioni feudali e reazionarie di una piccola dinastia montanara. (p. 58)
*{{NDR|[[Giuseppe Bottai]]}} Cercò di accendere qua e là faville di cultura libera in un sistema dove l'unica cultura ammessa era il catechismo di partito o un cumulo di pregiudizi feudali di diversa origine. (p. 85)
*[[Giuseppe Bottai|Bottai]] credeva fervidamente nelle sue teorie e si batté con impegno pertinace e talvolta settarosettario per tradurle in realtà operante martellandole dal suo periodico chiamato non a caso "Critica Fascista", senza deprimersi mai di fronte agli insuccessi a catena, e senza mai rinnegare la sua fede in un fascismo migliore. (p. 86)
*Secondo Bottai, tutto il [[fascismo]] di destra e di sinistra, doveva abbandonare il campo e dissolversi, passando obbligatoriamente la mano, piacesse o no, all'unica forza superstite di un regime crollato, e cioè all'apparato militare del re. (p. 87)
*[[Roberto Farinacci]], il più feroce tra i capibanda squadristi nel 1919-1922, poi segretario del partito e ras da sempre di [[Cremona]]: un ceffo truce e violento, votato senza riserve alla causa di [[Adolf Hitler|Hitler]] di cui era, notoriamente, l'agente (ben pagato) e l'informatore personale per le cose italiane. (p. 87)