Anwar al-Sadat: differenze tra le versioni

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*{{NDR|[[Ultime parole famose]]}} Non chiedetemi d'intrattenere relazioni diplomatiche con... <nowiki>[</nowiki>[[Israele]]<nowiki>]</nowiki>. Mai. Mai
:''Don't ask me to make diplomatic relations with... [Israel]. Never. Never.'' (da una dichiarazione del 1970 riportata dal ''New York Time'', 7 ottobre 1981<ref>{{en}} Citato in Christopher Cerf e Victor Navasky, ''The Experts Speak'', New York, Villard, 1998, p. 288. ISBN 0-679-77806-3</ref>)
 
===''In cerca di una identità''===
====[[Incipit]]====
Io, Anwar el-Sadat, figlio di contadini cresciuto sulle rive del Nilo, là dove l'uomo ha assistito all'alba del tempo, offro questo libro ai lettori di tutto il mondo.<br>Esso contiene la storia della mia vita, che è insieme la storia dell'[[Egitto]] a partire dal 1918: così infatti ha voluto il destino.
 
====Citazioni====
 
*La terra è solida e tenace, e tutto ciò ce la appartiene deve essere altrettanto tenace. (p. 10)
 
*Molti dei miei amici erano rampolli di ricche famiglie e vivevano in abitazioni lussuose, ma non ricordo di aver mai desiderato di avere ciò che essi possedevano. In effetti, mi sono sempre sentito fiero della nostra casa e del bestiame al villaggio, fiero che si parlasse di me come del «figlio dell'effendi» e, ciò che soprattutto importa, della terra alla quale appartenevo, una terra tenace, solida, immutabile come i valori della vita contadina, del tutto ignoti a molti abitanti delle città. (p. 15)
 
*In effetti, [[Mustafa Kemal Ataturk|Kemal Atatürk]] nel mondo islamico era assurto a mito; il suo nome era noto a tutti come quello di un condottiero che voleva liberare e ricostruire il suo paese. (p. 19)
 
*Il rifiuto è sempre stato e sempre sarà l'arma più efficace di cui disponiamo noi, figli della buona terra da me amata più di ogni altra cosa al mondo. L'uomo non può fare a meno di essere rampollo della propria terra, carne e sangue dei suoi antenati. (p. 24)
 
*{{NDR|Sul primo incontro con [[Gamal Abd el-Nasser]]}} L'impressione che ne ricavai fu quella di un giovane serio, che non condivideva l'interesse per i passatempi dei suoi commilitoni né ammetteva che ci si comportasse con lui in maniera scherzosa, perché lo riteneva un affronto alla propria dignità. (p. 27)
 
*{{NDR|Sul primo incontro con [[Gamal Abd el-Nasser]]}} M'ero reso subito conto della sua straordinaria serietà, e provato il desiderio di conoscerlo meglio; Nasser, però, aveva evidentemente eretto una barriera quasi insuperabile tra sé e gli altri, e se ne stava sulle sue in maniera così manifesta, che a quell'epoca i nostri rapporti non andarono mai al di là di un mutuo rispetto insufficiente a superare le distanze. (p. 27)
 
*{{NDR|Sul primo incontro con [[Hassan al-Banna]]}} Da tutti i punti di vista, era davvero un leader religioso ideale, senza contare che era anche un genuino egiziano, pieno di buon umore, modesto, tollerante. (p. 29)
 
*M'ero immaginato, in base a quanto avevo sentito dire della [[Fratelli Musulmani|Fratellanza musulmana]], che si trattasse semplicemente di un'associazione religiosa che si proponeva la rinascita dei valori islamici e il progresso morale; ma le parole del dottor [[Hassan al-Banna|Banna]] mi indussero a vederla in maniera ben diversa. L'oratore parlava di questioni mondane come pure di cose ultramondane, con uno stile del tutto insolito tra i predicatori. (p. 29)
 
*Ero colpito dalla perfetta organizzazione della [[Fratelli Musulmani|Fratellanza musulmana]] e dal rispetto, anzi dalla straordinaria reverenza di cui era fatta oggetto la Guida Suprema. I membri dell'associazione addirittura lo adoravano, e per poco non si inginocchiavano a baciare il terreno da me calpestato, solo perché mi aveva invitato nel suo studio. (p. 30)
 
*Mi resi conto che essere un semplice contadini era sufficiente per fare di me l'uomo più felice del mondo; la sensazione che non avevo bisogno di null'altro, eccezion fatta della mia terra, anchorché poca, appena un ettaro, si rivelò, per tutto il tempo che trascorsi in carcere, una fonte inesauribile di energia. E tale continua a essere: in ogni momento o circostanza, la consapevolezza di essere un contadino mi rende del tutto autosufficiente. In effetti, la terra è sempre lì. Posso tornare a essa in ogni momento; posso lavorarla io stesso, con le mie mani, e questo sarebbe sufficiente - più che sufficiente. Perché io dunque controllo il mio destino, la mia volontà è soltanto mia, io sono l'unico mio padrone. (p. 49)
 
*In tutta la loro lunga storia, gli egiziani hanno sempre trovato il modo di gabbare i governanti oppressori, soprattutto quando i decreti di questi fossero contrari ai loro desideri e interessi. (p. 62)
 
*Nulla è più penoso, per dei giovani, che essere delusi da un leader che un tempo era il loro idolo. (p. 64)
 
*Il matrimonio precoce è una regola del mondo rurale: fa parte integrante del processo di crescita, anziché costituirne il coronamento. Insomma, una necessità ineluttabile. (p. 80)
 
*Il rapporto ideale tra uomo e [[Dio]] non deve basarsi sulla paura di punizione o sulla speranza di premi, bensì su un valore assai più elevato, anzi supremo, quello di amicizia. Il Creatore è misericordioso, giusto e amoroso; è onnipotente perché ha creato ogni cosa. Se ti considera amico e stabilisce con te un rapporto di reciproco amore, virai sempre nella pace dell'anima, quali che siano le circostanze esteriori. (p. 84)
 
*L'amore non mia ha mai deluso. L'amore ha sempre avuto il sopravvento, com'è comprovato dalla storia (o meglio da una parte della storia) dei miei rapporti con [[Gamal Abd el-Nasser|Gamal Abdel Nasser]]. Ci sono stati momenti, durante i diciotto anni di intima collaborazione con lui, in cui non sono riuscito a comprenderlo e non ho potuto condividerne le iniziative; ma l'amore che gli portavo non è mai venuto meno. Dal canto suo, Nasser fin dall'infanzia era stato invece preda di «complessi» che sovente ne motivavano le azioni; le conseguenze erano sofferenze per lui come per molti di coloro che lo circondavano. (p. 84)
 
*Il successo esteriore aliena l'uomo da se stesso; e l'autoalienazione, sinonimo di autoignoranza, è la cosa peggiore che possa capitare a un uomo, in quanto comporta la perdita della luce interiore e, inevitabilmente, la cecità completa. L'incapacità di un individuo a scorgere la strada che ha davanti a sé fa di lui un prigioniero di se stesso: lo isola da tutto ciò che trascende i ristretti limiti dell'«io», in tal modo annullandone l'appartenenza all'umanità.<br>Per conservare la propria entità di essere umano, un individuo dovrebbe mantenere la comunione conscia con tutto ciò che esiste; in mancanza di essa, non gli resterà altro che l'effimero successo (o il fallimento), sarà ridotto a schiavo del tempo e dello spazio, con la conseguenza che il suo essere diverrà completamente irreale. (p. 88)
 
==Citazioni su Anwar al-Sadat==
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==Note==
<references />
 
==Bibliografia==
*Anwar el-Sadat, ''In cerca di una identità'', traduzione di Francesco Saba Sardi, Arnoldo Mondadori Editore, 1978.
 
==Altri progetti==