Giovanni Ansaldo: differenze tra le versioni

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==Citazioni di Giovanni Ansaldo==
*{{NDR|Su [[Luigi Facta]] e il suo rapporto politico con [[Giovanni Giolitti]]}} Spesso la mediocrità è una voragine per la quale anche gli spiriti eletti provano una cupa attrazione.<ref>Da ''Il ministro della buona vita. Giovanni Giolitti e i suoi tempi.'', Le Lettere.</ref>
**{{NDR|Sulla [[Scuola militare Nunziatella]]}} (...) Ora, durante una sosta tormentosa in una stazione polacca, accadde a noi di ascoltare un dialogo, tra due compagni di sventura, che si impresse indelebile nella mente nostra. Li avevamo intraveduti, al momento in cui erano stati fatti salire tra noi, per completare la "vagonata", alla luce del solito mozzicone di candela: erano due ufficiali superiori, che al serio aspetto, e al contegno, si rivelavano soldati veri. Il cupo silenzio in cui erano sprofondati, dopo brevi presentazioni ai più vicini, confermava la prima impressione: in quel silenzio essi si rodevano il cuore di virile disperazione. Poi il mozzicone si era spento, e la maggior parte dei malgiacenti si era più o meno assopita, tra sospiri o imprecazioni: ma non quei due. I quali anzi a un certo punto avevano cominciato a discorrere tra loro: prima del modo più acconcio di comporre le membra per non darsi troppa noia, poi, adagio adagio, del resto; del terribile "resto" che era alle loro spalle, e di cui erano vittime. Ma il discorso era rotto da lunghi silenzi; e l'afflusso dei ricordi era freantofrenato come da un rancore segreto. La catastrofe recente faceva rimuginare quei due cervelli, li riconduceva a troppe inettitudini di cui erano stati testimoni, a troppi errori di cui erano stati partecipi. Essi, pareva, nel loro fiero cruccio, avevano in dispetto, e i reggimenti in cui avevano militato, e i generali sotto cui avevano servito. Quei due erano due veri soldati, perché la prigionia bruciava loro come una ferita. Finché uno dei due, per caso, aveva ricordato la Nunziatella, dov'era stato nei suoi vent'anni; e l'altro s'era buttato sopra questa citazione: "Ma anch'io, vengo dalla Nunziatella!". Il nome della scuola famosa, alta sul mare di Napoli, fu il "Sesamo apriti". Nomi di comandanti remoti, di insegnanti, di compagni di corso, tutto affluì rapido, dietro a quel primo, familiarmente caro; e rievocazioni di allegre imprese giovanili, di studi animosi, di speranze ridenti. I due uomini amareggiati e avviliti avevano finalmente trovato qualche cosa nella propria vita, cui potevano pensare senza che il ricordo fosse aduggiato da ombra alcuna; qualche cosa ch'era lieta e pura come la giovinezza stessa, vivida vis animi. E dai loro discorsi, sorgeva dinanzi a noi, tacitamente ascoltanti nell'ombra, la visione di quegli anni, tra l'undici e il quattordici, che furono forse i più felici dell'Italia unita, e della scuola famosa; quando in tutti i ginnasi d'Italia, i compagni che si preparavano a concorrere per la Nunziatella erano guardati dagli altri con un'ammirazione nascosta: perché tutti sentivano che essi si preparavano ad esser i capofila di qualche cosa che doveva venire, e che arrivò: il fatale 24 maggio del '15. Fu in quella notte, in un vagone di deportati, fermo in una stazione sconosciuta, che noi capimmo cos'è una scuola come la Nunziatella, e la sua forza morale. Diciamo forza: perché non v'ha dubbio che quei due uomini, dal ricordo della loro scuola giovanile, erano stati ritemprati perfino nel più triste momento che possa passare un soldato.<ref> Il Mattino di Napoli, 24 maggio 1952.</ref>
 
==''Il bizzarro amico del re''==