Scuola militare "Nunziatella": differenze tra le versioni

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*E siccome in tutte le umane cose i fatti colpiscono meglio di ogni teorica da cui quelli provengono, basta il dire che con le norme dal Parisi sapientemente dettate in quanto agli studî, si vide uscire da quelle mura il più bel fiore di nobili giovanetti, i quali bene avvezzi ad ogni maniera di dottrina venian poco di poi in fama di valorosi. ([[Mariano d'Ayala]])
*Ora, durante una sosta tormentosa in una stazione polacca, accadde a noi di ascoltare un dialogo, tra due compagni di sventura, che si impresse indelebile nella mente nostra. Li avevamo intraveduti, al momento in cui erano stati fatti salire tra noi, per completare la "vagonata", alla luce del solito mozzicone di candela: erano due ufficiali superiori, che al serio aspetto, e al contegno, si rivelavano soldati veri. Il cupo silenzio in cui erano sprofondati, dopo brevi presentazioni ai più vicini, confermava la prima impressione: in quel silenzio essi si rodevano il cuore di virile disperazione. Poi il mozzicone si era spento, e la maggior parte dei malgiacenti si era più o meno assopita, tra sospiri o imprecazioni: ma non quei due. I quali anzi a un certo punto avevano cominciato a discorrere tra loro: prima del modo più acconcio di comporre le membra per non darsi troppa noia, poi, adagio adagio, del resto; del terribile "resto" che era alle loro spalle, e di cui erano vittime. Ma il discorso era rotto da lunghi silenzi; e l'afflusso dei ricordi era freanto come da un rancore segreto. La catastrofe recente faceva rimuginare quei due cervelli, li riconduceva a troppe inettitudini di cui erano stati testimoni, a troppi errori di cui erano stati partecipi. Essi, pareva, nel loro fiero cruccio, avevano in dispetto, e i reggimenti in cui avevano militato, e i generali sotto cui avevano servito. Quei due erano due veri soldati, perché la prigionia bruciava loro come una ferita. Finché uno dei due, per caso, aveva ricordato la Nunziatella, dov'era stato nei suoi vent'anni; e l'altro s'era buttato sopra questa citazione: "Ma anch'io, vengo dalla Nunziatella!". Il nome della scuola famosa, alta sul mare di Napoli, fu il "Sesamo apriti". Nomi di comandanti remoti, di insegnanti, di compagni di corso, tutto affluì rapido, dietro a quel primo, familiarmente caro; e rievocazioni di allegre imprese giovanili, di studi animosi, di speranze ridenti. I due uomini amareggiati e avviliti avevano finalmente trovato qualche cosa nella propria vita, cui potevano pensare senza che il ricordo fosse aduggiato da ombra alcuna; qualche cosa ch'era lieta e pura come la giovinezza stessa, vivida vis animi. E dai loro discorsi, sorgeva dinanzi a noi, tacitamente ascoltanti nell'ombra, la visione di quegli anni, tra l'undici e il quattordici, che furono forse i più felici dell'Italia unita, e della scuola famosa; quando in tutti i ginnasi d'Italia, i compagni che si preparavano a concorrere per la Nunziatella erano guardati dagli altri con un'ammirazione nascosta: perché tutti sentivano che essi si preparavano ad esser i capofila di qualche cosa che doveva venire, e che arrivò: il fatale 24 maggio del '15. Fu in quella notte, in un vagone di deportati, fermo in una stazione sconosciuta, che noi capimmo cos'è una scuola come la Nunziatella, e la sua forza morale. Diciamo forza: perché non v'ha dubbio che quei due uomini, dal ricordo della loro scuola giovanile, erano stati ritemprati perfino nel più triste momento che possa passare un soldato.([[Giovanni Ansaldo]])
*L'esperienza alla Nunziatella mi ha insegnato a lottare contro il privilegio, a ribellarmi alla competizione per arrivare primi, alla guerra contro il collega, mi ha insegnato che bisogna restare uniti. In tutte le altre scuole ti insegnano il contrario: se studi arriverai primo e avrai un privilegio maggiore di quello che arriva ultimo. Se accetti il privilegio sei finito. Non ti insegnano a lavorare perché credi in quello che fai e vuoi costruire qualcosa. No! Se sei primo, ti danno la sede vicino casa tua, se sei primo ti fanno la macchina più bella, se sei primo ti danno la cravatta migliore. È per questo che non sopporto la cravatta bella, la macchina bella, non me ne frega nulla di stare vicino a casa. [...] Alla Nunziatella dormivamo nei corridoi in 15-20 persone, tutti insieme, e ricordo che delle sere tornando ero contento che tutti i miei amici fossero lì a dormire. Pensavo: "siamo tutti qui", ed ero felice. In ogni altro ambiente di lavoro non è così, ci si scanna. Ti voglio dire una cosa importante: il papà di un mio amico, un collega della Nunziatella, che mi ospitava quando ero a Napoli, era malato, e poco prima di morire aveva telefonato al figlio e aveva chiesto di salutare anche me, che occasionalmente stavo lì; mi disse al telefono: "vogliatevi bene", quasi ossessivamente, "vogliatevi bene sempre" – io gli chiedevo come stava – e lui rispondeva: "ricordatelo, vogliatevi bene sempre, ricordatelo, ricordatelo" – si vede che lui già sapeva... Anche lui era della Nunziatella, per me. ([[Sergio De Caprio]])
*Poi saliamo Montedidio e passano vicino a noi gli allievi della scuola militare della Nunziatella, i bottoni dorati della divisa, lo spadino col manico bianco, appeso alla cintura. In mezzo ai panni sciupati della folla, i loro brillano, sono ragazzi, qualche anno più grandi di me, camminano impettiti senza guardare in faccia. ([[Erri De Luca]])