Silvio Bertoldi: differenze tra le versioni

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*[[Ettore Muti|Muti]] piacque subito. Era un uomo molto bello, con un fisico atletico, una piccola testa volitiva da etrusco, un passato – come disse [[Galeazzo Ciano|Ciano]] – «da guerriero dell'alto Medioevo»: volontario di guerra a sedici anni, a Fiume con D'Annunzio, combattente in Etiopia e in Spagna, medaglia d'oro, pluridecorato al valore. (cap. 16, p. 172)
*Romagnolo, {{NDR|Ettore Muti}} aveva il carattere estroverso e gaudente della gente della sua terra. Gli piacevano gli scherzi e le tagliatelle al ragù, aveva un suo clan di amici, diceva sempre ciò che pensava. Una specie di D'Artagnan del littorio, gran corridore di gonnelle e gran collezionista di scalpi femminili. Come è noto, quest'ultima caratteristica rende assai popolari in Italia e Muti la possedeva in larga misura. (cap. 16, p. 172)
 
===[[Explicit]]===
Adesso sì, la generazione dell'Impero si è accorta che qualcosa non è più come prima, anzi tutto è diverso. Nel bene e nel male. Sono diverse le regole del gioco, i rapporti, gli affetti, perfino i comportamenti. I giovani dell'Impero hanno sempre obbedito disciplinatamente e ora si sentono dire che avrebbero dovuto ribellarsi. I loro figli lo fanno, anche se non sanno a chi e a che cosa. Cominciano gli esami di coscienza e lasciano disperati e impotenti, davanti ad antichi valori frantumati e derisi. Come folgorata, la generazione dell'Impero scopre che il mondo in cui finalmente aveva imparato a vivere non è più il suo e dopo esserle tanto piaciuto ora la lascia sbigottita e affranta. Con amarezza è giunto il momento di passare la mano: provino loro, facciano loro, lascino la loro impronta, creino la società del futuro; e forse, quando si sarà concluso il ciclo, la memoria dei padri non gli sembrerà più così ostile.<br>L'Italia dei padri è finita. Comincia l'Italia dei figli. Due sospiri nel tempo.
 
==''Mussolini tale e quale''==