Eugenio Tanzi: differenze tra le versioni

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→‎Citazioni: il manicomio
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*Dopo il 1870 un mattoide tipico, [[Francesco Coccapieller]], fu per due o tre anni l'idolo dei Romani. Era figlio d'una guardia svizzera del Papa, cavallerizzo, autodidatta, inventore brevettato d'un freno per le carrozze, pubblicista e fondatore del ''Carro di Checco'', giornale quotidiano: per una legislatura fu, con grave scandalo, deputato di Trastevere<ref>Storico rione di Roma</ref>, e morì in miseria. [[Cesare Lombroso]]<ref>In maiuscolo nel testo.</ref> lo paragonò a [[Cola di Rienzo|Cola di Rienzi]]. (cap. 24, p. 696)
 
*Cento anni fa il [[manicomio]], benché fosse un'istituzione nuova e {{sic|inspirata}} a un certo progresso, non aveva funzioni superiori a quelle d'un grandioso smaltitoio. La società vi abbandonava senza rancore, ma anche senza amarezza e senza speranze, tutti quei disgraziati che con le loro stranezze compromettevano la quiete pubblica. Si cominciava dunque a scorgere nella pazzia qualche cosa di differente dalla perversità, e al pazzo veniva risparmiata la ''via crucis'' dei tribunali e della prigione: tuttavia i primi manicomi sorsero come succursali delle carceri, e quello di Berlino non era che l'ultimo piano dell'edifizio carcerario. (cap. 26, p. 723)
 
==Note==