Khaled Fouad Allam: differenze tra le versioni

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==Citazioni di Khaled Fouad Allam==
*I cannoni entrati a Bagdad non hanno solo spezzato e cancellato un regime, un potere, un'ideologia, ma hanno rovesciato l'equilibrio tradizionale di una società; certo, sono stati mandati via un dittatore e la sua équipe, si è senza dubbio liberata una società: ma tutt' a un tratto le tradizionali élite sunnite, quelle che per secoli avevano definito culturalmente questo angolo del mondo, si trovano ai margini della storia, e vi rimarranno. La prima conseguenza della guerra sarà infatti l'introduzione del voto maggioritario, poiché è in nome della democrazia che questa guerra si è fatta: essendo gli [[Sciismo|sciiti]] maggioranza nel paese, per la prima volta nella storia saranno soprattutto loro ad accedere al potere. Il risultato è che la strategia terroristica in atto, che vede l'alleanza fra radicalismo islamico e nazionalisti arabi, tende a impedire, costi quel che costi, l' ascesa al potere degli sciiti, considerata un' offesa della storia.<ref name="lottapotere">Da [http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2003/11/13/la-lotta-per-il-potere-tra-due.html?ref=search ''La lotta per il potere tra due nazionalismi''], ''la Repubblica'', 13 novembre 2003.</ref>
*Paradossalmente non è la questione curda che oggi definisce una linea di frattura nello scenario iracheno, bensì la questione sciita, e ciò avviene per diversi motivi: i [[curdi]] sono definiti territorialmente, e hanno già avviato un processo di democratizzazione nella no-fly zone; la decisione turca di non inviare per il momento truppe in Iraq è significativa in proposito. Per gli sciiti la questione è più complessa: non sono definiti territorialmente, la loro identità è confessionale e non etnica come nel caso dei curdi, e inoltre una parte degli sciiti ha un doppio punto di riferimento: Bagdad e Teheran. Non si scordi che l'ayatollah al Hakim, assassinato nel settembre scorso, tornava da un esilio in Iran. Perciò gli sciiti costituiscono la vera incognita: quale tipo di sciismo avremo in Iraq, quello rivoluzionario o quello democratico? Vi saranno tentazioni di egemonia regionale da parte di Teheran? E in questo scenario, quale sarà la futura reazione della Turchia, che pure ha dato finora prova di grande saggezza? Perché in realtà queste geografie nascondono un antico conflitto mai sopito: quello della grande rottura (fitna) fra sciiti e sunniti.<ref name="lottapotere"/>
*Per i [[Talebani|taliban]] il mondo sufi rappresenta l'avversario per eccellenza, da combattere ed eliminare, forse perché l'islam mistico contiene in sé l'alternativa all'islam politico.<ref name="patriaorrore">Da [http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2007/04/11/afghanistan-patria-dell-orrore.html?ref=search ''L'Afghanistan patria dell'orrore''], ''la Repubblica'', 11 aprile 2007.</ref>
*I [[Talebani|taliban]] sono il prodotto dell'odierna frattura fra un islam totalizzante e un islam aperto. Essi hanno trovato nel wahabismo della madrassa di Deoband, fondata a Nuova Delhi alla fine dell'800, il loro punto di partenza ideologico, per farlo diventare in seguito l'ideologia dei [[Pashtun]], oltre 12 milioni di persone divise fra Afghanistan e Pakistan. Perché proprio i Pashtun, e non un'altra tribù, si sono fatti portatori del wahabismo in quell'area? Perché è l'unica tribù che rivendica una genealogia araba: Wazir, uno dei loro antenati che dà il nome alla provincia del Waziristan, era originario dalla penisola arabica. Il wahabismo, nato in contesto arabo, ha funzionato da collante per gran parte di quella tribù. Al Qaeda ha capito bene che il fenomeno taliban poteva diventare un esperimento politico, un laboratorio cui l'islam politico poteva attingere, per trascinare con sé l'intero mondo musulmano. È dunque una battaglia di significati quella che si sta svolgendo in Afghanistan; e dal suo esito dipenderanno le sorti di gran parte del mondo musulmano.<ref name="patriaorrore"/>